Eretico di SienaLa domenica del villaggio: una mostra, un film, il 25 novembre - Eretico di Siena

La domenica del villaggio: una mostra, un film, il 25 novembre

- 26/11/17

Dopo la puntata monografica dedicata all’ingiusta e plurisecolare diffamazione subìta dal suino (con pieno successo di contatti), torniamo al formato abituale della rubrica cultural-domenicale: recensendo un film (“Mistero a Crooked house”, da Agatha Christie), per iniziare; riflettendo, poi, sul 25 novembre (Giornata mondiale contro la violenza sulle donne); infine, scrivendo della (bellissima, lo diciamo subito) Mostra a Palazzo Strozzi sul Cinquecento fiorentino: condizionatissimo dalla Controriforma, ma anche capace di inaspettati guizzi di libertà espressiva.

Buona lettura a tutti, dunque!

“MISTERO A CROOKED HOUSE”: 6-…

Revival in pieno stile, per la grande Agatha Christie: il 6 dicembre, uscirà Kenneth Branagh in versione Poirot, con un nuovo “Assassinio sull’Orient Express”; nel frattempo, è uscito “Mistero a Crooked house”, di Gilles Paquet-Brenner, anch’esso tratto dalla penna della magistra inglese del Giallo.

Regia impeccabile, cast di prim’ordine (Glenn Close su tutti, e Terence Stamp austero come sempre; opinabile invece Charles Hayward, il protagonista, che si atteggia a neo-Hugh Grant), ambientazione impeccabile nella Londra, quasi Swinging, del 1957. Calligraficamente impeccabile, ma appunto calligrafico: la suspence latita decisamente, il film insomma non tiene incollati come dovrebbe.

Un onestissimo film di genere, dunque, a cui manca in larga parte l’ingrediente fondamentale per un giallo (come detto, la suspence): e se non c’è quello, che dire?

DONNE E VIOLENZA

Due riflessioni – fra le varie – concernenti la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne (25 novembre), oltre a quella – scontata, ma Internet e la scuola insegnano a non dare ormai più alcunché per scontato – che fino a pochi anni fa sarebbe stata impensabile, una giornata come questa: dunque la sensibilità è aumentata, e di conseguenza anche la legislazione si è adeguata (sebbene spesso non venga applicata a dovere, as usual).

La prima considerazione, è riferita a noi maschietti, soprattutto a quelli – ne ho sentiti, anche di recente, tanti – che, pur senza dirlo proprio fino in fondo, solidarizzano, a suon di gomitate, con i Weinstein di turno, dopo averlo fatto con Strauss-Kahn illo tempore, o per altri, ben noti ed attivi, in Italia. All’insegna del “mah, magari avranno esagerato, ma insomma…”; a costoro, scrivo quello che cerco da anni di dire loro: guardate, non è certo per il politically correct o per altro ancora, che questi signori vanno attaccati senza sconti; è semplicemente per il fatto che usano il Potere, invece di ogni altro tipo di potenziale fascino, per ottenere sesso, come un Sardanapalo o un don Rodrigo d’antan. Chi solidarizza con il Weinstein di turno, insomma, non è solo misogino (lo saremo magari tutti): è proprio un autolesionista…

La seconda considerazione, è dedicata invece alle femminucce, e si concretizza in una stimolantissima intervista di Silvia Truzzi (sul Fatto di ieri) alla psicologa Silvia Vegetti Finzi, autrice di libri non banali sul rapporto maschi-femmine. Leggetela, questa intervista; io trascrivo solo un passaggio sul “divampare delle molestie sessuali”, che – lo spero – farà riflettere:

“…Spero solo che si modifichi il modo con cui le madri crescono i figli maschi, spesso INCONSAPEVOLI VEICOLI di una identità virile predatoria e violenta…si deve partire dall’educazione, perché i cliché culturali resistono, eccome! Con i figli maschi siamo molto indulgenti: possono essere disordinati, svogliati, assenti ma sono sempre simpatici. Dalle femmine pretendiamo che stiano composte, aiutino in casa, che siano brave a scuola…”.

Sempre meno peggio che in Cina – soprattutto fino all’anno scorso, quando la Legge sul figlio unico è stata revocata -, ove come noto le femmine tendevano a sopprimerle direttamente…

IL CANTUCCIO DEL PROF: IL ‘500 FIORENTINO

Andare a Firenze (da Siena), è una gita di istruzione o una semplice uscita didattica? Nell’amletico dubbio (che, certo, toglierà il sonno a molti lettori), raccomandiamo vivamente a tutti di visitarla, questa Mostra sul ‘500 fiorentino, a Palazzo Strozzi (“Il Cinquecento a Firenze Tra Michelangelo Pontormo e Giambologna”, fino al 21 gennaio 2018). Lo scrivente, appunto con i ragazzi, l’ha fatto lo scorso 17 novembre (era anche venerdì 17, e niente di male è accaduto, alla faccia delle superstizioni…).

Una settantina di opere, sia pitture che sculture, che ci squadernano molto del Cinquecento fiorentino, con un incipit davvero straordinario, quello del “Dio fluviale”, scultura michelangiolesca, purtroppo acefala.

Questa Mostra ci offre davvero tante cose, e ci fa comprendere per esempio che lo tsunami controriformistico si abbatté senza pietà su tutto il popolo dei fedeli, con i suoi teschi ed i suoi Memento mori (come si vede soprattutto nella ampia Sala degli altari della Controriforma), ma al contempo, quantomeno per una nicchia di assoluti privilegiati, c’era in loco lo studiolo del successore di Cosimo, Francesco I, progettato dal Vasari; studiolo in cui si discettava di scienze, di alchimia e nel quale si trovavano opere licenziose assai: come la languida “Venere e Amore” di Alessandro Allori; come anche l’ “Amore e Psiche” dello Zucchi; come, infine, il sensualissimo ritratto allegorico de “La Fortezza” (1560-1562), di Maso da San Frediano: con tanto di figura femminile a seno scoperto, naso da Madonna trecentesca, nonché con piede destro sulla testa del leone.

Come dire: il secondo Cinquecento fiorentino non è stato SOLO la Controriforma, è stato anche altro (dai teschi alle tette, potremmo sintetizzare, creando un’ ardita allitterazione?); con una precisazione, d’obbligo: la sensualità, in forma di pittura o di scultura, in quel particolare tempo era pertinenza di una ristretta, ristrettissima, minoranza elitaria. Solo di quella.

Oggi, ha perso di qualità, ma è alla portata di tutti: si stava meglio quando si stava peggio?

Ps Martedì prossimo (Siena tv, ore 20), Capitolo V del Cantagalli, introdotto e commentato da don Roberto Barzanti: si entra nel cuore della Guerra fra Siena e Firenze (la “mala guerra”), con le sue crudeltà;  con Piero Strozzi, principe del fuoriuscitismo fiorentino e novello Farinata degli Uberti, che porta sfacciatamente la guerra verso Firenze, partendo da Fontebranda: e se fossero arrivati i rinforzi francesi al momento giusto…

1 Commento su "La domenica del villaggio: una mostra, un film, il 25 novembre"

  1. Al-Mutanabbi scrive:

    Confermo le impressioni de L’Eretico riguardo alla beltà della mostra sul Cinquecento fiorentino. Con qualche eurino in più, si vede anche altra mostra accessoria, “Utopie radicali”, che narra dell’inventio della psichedelica idea di architettura a Firenze a cavallo degli anni ’70. Interessantissima, soprattutto se guardata in antitesi (ma non troppo) con ciò che succedeva nel ‘500.

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