Eretico di SienaLa domenica del villaggio: la Spagnola, Barni, Borg - Eretico di Siena

La domenica del villaggio: la Spagnola, Barni, Borg

Eccoci al consueto appuntamento cultural-domenicale; oggi si scrive della Spagnola, la terribile pandemia scoppiata durante la Grande Guerra (100 milioni di morti); poi, le Verrine, altro capolavoro ciceroniano, erano già cantierate: ma la morte di Mauro Barni necessita di un commento e di un ricordo; infine, il tennis, con la rievocazione (che sarà film, a breve) dell’incontro fra Borg e Mc Enroe del 5 luglio 1980.

Buona lettura a tutti, dunque!

LA SPAGNOLA, LA GRANDE PAURA DELLA GRANDE GUERRA

Tre ondate micidiali, dal febbraio del 1918 alla primavera del 1919: un terzo circa dell’umanità (allora circa 1 miliardo e700milioni di human beings) fu contagiato, e 100 milioni furono i morti. La peggiore catastrofe demografica, da quando esiste la Demografia: questa, in estrema sintesi, fu la pandemia influenzale denominata Spagnola.

Non perché fosse nata nella Penisola iberica (verosimilmente ci furono vari focolai: Francia, Cina, Kansas), ma perché in loco se ne poteva parlare e scrivere liberamente, senza paura di approdare a messaggi disfattistici come nei teatri di guerra: la Spagna, con la consueta saggezza, era rimasta infatti neutrale, e l’argomento tirava moltissimo perché anche il monarca regnante, Alfonso XIII, ne era stato colpito.

Uno studio di Laura Spinney che ci auguriamo di vedere arrivare nelle italiche librerie il prima possibile (“Pale Rider, the Spanish Flu of 1918 and how it changed the world”, London), recensito con efficacia da Arnaldo Benini sul domenicale del Sole 24 ore del 16 luglio, ci offre notizie e curiosità le più varie (anche letterarie, per esempio: sir Arthur Conan Doyle, perso il figlio per la Spagnola, “cessò di scrivere del più scientifico dei poliziotti”, approdando allo spiritualismo, movimento i cui adepti erano convinti di potere dialogare con i morti), e soprattutto ci sintetizza il tutto con una mirabile sintesi di due sole parole: la Spagnola fu, ad un tempo, destroyer and teacher (distruttrice e maestra, copyright della storica statunitense Nancy Tomes).

Mentre una parte dell’umanità dava ancora risposte legate alla superstizione (ovviamente la Spagnola vista come flagello biblico), c’era chi – in campo medico e scientifico – si adoperava con successo nel fare progredire le nostre conoscenze in questo campo: ex malo Bonum, dunque, grazie a questo flagello, distruttore e maestro ad un tempo…

MAURO BARNI, UN LAICO

Non è questo il momento di scrivere di Mauro Barni all’interno della vita politico-amministrativa di Siena: il taglio della rubrica domenicale – come i lettori abituali ben sanno – è del tutto diverso. Diciamo solo, e per ora, che alla sua città ha dato molto, anzi moltissimo, e tanto ha anche avuto.

Di Lui, però, vorremmo parlare sotto un altro aspetto, in queste ore almeno piuttosto sottaciuto: il Barni uomo di cultura, e di cultura saldamente laica.

Ordinario di Medicina legale, autore di centinaia di pubblicazioni, esperto di Bioetica (è stato financo nel Comitato nazionale, in momenti importantissimi); ma soprattutto, Mauro Barni soffriva da sempre – da quando almeno abbiamo ricordanza – di una curiosa malattia (di cui siamo affetti anche noi, peraltro): la “conferenzite”. Una malattia, per la quale farmaci efficaci ancora non ci sono. Lo si poteva trovare a qualunque tipo di conferenza: di argomento scientifico, ma anche storico (locale, ma non solo municipalistico), et multa alia; ascoltava, annuiva (qualche volta), molto spesso interveniva, alla fine.

Più di una volta, essendo dalla parte dei conferenzieri, ho colto qualche relatore a me vicino smarrito, vedendosi davanti questa persona anziana, temendo le lungaggini dell’intervento ineunte; invece, Mauro Barni era sempre lucido, centrato, pertinente. Con alcune chicche polemiche (cito a braccio), autentico miele per le orecchie ereticali: il disprezzo per l’omeopatia, per esempio, parlando della quale perdeva il suo aplomb; oppure quando – ridendo, ma non troppo – si scopriva un lato di polemista: magari azzardando una rivalutazione di Lombroso, financo delle sue teorie più azzardate (non diciamo a proposito di chi, Mauro Barni sosteneva che “Lombroso tutti i torti non li aveva davvero”).

Per finire (per ora, appunto), dobbiamo aggiungere che aveva perso una mattinata intera, una dozzina di anni fa, a darci dritte medico-scientifiche sugli imbroglioni di Medjugorje (la “midriasi da apparizioni”, fra le altre cose, l’abbiamo imparata da Lui); solo una settimana fa, ci ha lasciato un altro medico che ci aveva aiutato in quella ricerca sui ciarlatani dell’Erzegovina (il professor Noé Battistini), ora ci ha lasciato Mauro Barni.

Con una scelta che crediamo avrebbe fatto sfoderare a Mauro un sorriso dei suoi, ci permettiamo dunque di non elencare gli altri due esperti che ci avevano detto cose importanti sullo spinoso argomento…

BORG-McENROE: E FILM SIA…

5 luglio 1980, pomeriggio: va in scena una delle più grandi partite di tennis dell’evo moderno; si affrontano, a Wimbledon, lo svedese Bjorn Borg e l’americano John Mc Enroe, sull’erba vellutata – ma anche un po’ spelacchiata, visto che siamo a fine torneo – del tempio dedito al culto della racchetta.

Siamo di fronte al tie-break più lungo ed incerto che si ricordi (quello del quarto, interminabile, set: concluso 18-16), e ad una partita in cui si affrontano due modi diversi di intendere il tennis: gioco da fondo campo, con gli straordinari passanti del bimane rovescio ed il primo top-spin, nonché autocontrollo di matrice stoica, da parte dello svedese; gioco di attacco, serve and volley pressoché sistematico, con contorno di urlacci ed improperi agli arbitri e non solo, dal ben poco controllato statunitense.

Due modi di giocare, e di vivere il tennis, davvero agli antipodi: quella volta, andò benissimo a Borg, altre volte prevalse l’americano (7 vittorie ciascuno, alla fine, negli scontri diretti).

Dietro a McEnroe, c’era la famiglia, ed una Nazione che aveva una sua tradizione ormai ben consolidata, a livello di élite e di massa; dietro a Borg, invece, tutt’altra storia: la Svezia era una neofita, che aveva lanciato un programma nelle scuole, tale da avere una capacità impattante straordinaria (ritiratosi Borg, arrivò il suo quasi clone Mats Wilander, poi Edberg ed altri). Un po’ come la Jamaica per la questione dei velocisti (e nel caso svedese, senza neanche l’ombra del doping…).

Lo scrivente, allora bambino, era un fan sfegatato di Borg: tra il suo modo glacialmente “illuministico”, e quello caldamente “romantico” di Mc Enroe, nessun dubbio; abbiamo scoperto solo ex post che lo svedese di ghiaccio piaceva molto alle donne (ci sarà il matrimonio con la Bertè, che farà emergere un Borg molto, molto diverso da quello conosciuto sui campi di gioco: dall’illuminismo al cupio dissolvi…).

In ogni caso, a chiunque dei due andasse la vostra simpatia, tenetevi forte (sperando di non trovarsi di fronte ad una delusione): dal 9 novembre arriverà sui nostri schermi “Borg/McEnroe”, un film del regista danese Metz Pedersen. Male che vada, sarà un modo di tornare indietro di 37 anni, a quel 5 luglio del 1980: ed il naufragare in mezzo a quella singolar tenzone sarà più che dolce…

Ps 1 Dal 16 luglio, grazie alla famiglia Leopardi che gestisce il tutto, è possibile vedere anche altre stanze del “piccolo mondo” leopardiano, a Recanati, oltre a quelle già visitabili da anni. Ne riparleremo.

Ps 2 Lectio magistralis di Vittorio Sgarbi, a fianco del Facciatone; Sgarbi ha provocatoriamente detto che il terremoto dei mesi scorsi ha fatto scoprire opere d’arte di centri fino ad allora misconosciuti (a parte Norcia, e solo in piccola parte). Una provocazione, con qualche granello di autenticità. Chi era presente, poi, avrà sentito anche un salace commento del critico d’arte sul cd firmato dai monopolisti di Opera: ma è domenica, e il taglio del blog è diverso, no?

 

18 Commenti su La domenica del villaggio: la Spagnola, Barni, Borg

  1. Ascanio scrive:

    Ci sarà tempo per valutare anche gli errori e le furbizie politiche del professor Barni (secondo me, la peggiore fu l’appoggio a Franco Ceccuzzi nel 2011), però resta una figura di senese che ha dato più di quello che ha preso, dalla città. La Facoltà di Lettere, per esempio, esiste grazie a lui. Se ci si mette la preparazione culturale messa in evidenza dall’Eretico, e si confronta con l’oggi, qui siamo di fronte ad un autentico gigante!

  2. A.B. scrive:

    Io ovviamente parteggiavo per il genio di McEnroe, sublimazione del tennis, anche se cattivo esempio per generazioni di tennisti nostrani che da lui hanno mutuato soltanto le intemperanze in campo (solo il suo gioco paradisiaco poteva renderle sopportabili). Su tutto il resto ti concedo il beneficio del dubbio, ma in questo caso, caro Eretico, eri senza dubbio dalla parte sbagliata. Preferire Borg a McEnroe è come preferire Salieri a Mozart. Comunque la partita da te giustamente ricordata, non è che la prima parte di un match conclusosi l’anno successivo con la vittoria di Wimbledon del campione irlandese di New York Quella vittoria fece saltare gli equilibri apparentemente non inalterabili di Borg, portandolo di fatto al ritiro a ventisei anni (26!!!) e alla Bertè, ai derivati di una pianta del sudamerica, al fallimento ed al naufragio esistenziale. Invece quel pazzo di MecEnroe tra giornalismo sportivo e tennis d’esibizione non ha mai realmente deragliato. Negli anni settanta nessuno di noi avrebbe potuto pensare ad un finale simile.

    • Anonimo scrive:

      Faccio notare che la Bertè, che Bortraveva probabilmente conosciuto tramite Panatta, negli anni 80 era un gran pezzo di femmina… Giusto per la cronaca.

  3. Cecco Angioleri scrive:

    ….Ero presente alla cerimonia funebre per il Professor Mauro Barni e devo dire che sono rimasto abbastanza perplesso e basito per la totale mancata presenza degli attuali amministratori del comune di siena in primis il sindaco e valentini e tutta la sua ciurma sciagurata di personaggi, tra i quali c’è anche un riformista di area socialista Tafani, che forse doveva andare a correre o fare qualche altra cosa più interessante che salutare il feretro di uno dei più grandi e illuminati personaggi che abbia avuto siena, tra l’altro facente parte della stessa schiera….C’era con mio alquanto grande stupore poca gente e anche le rappresentanze dell’ospedale dove il Professor Barni ha esercitato tutta la vita la sua professione di medico legale, dando veramente tanto anche alla Bioetica nazionale e europea, come ha giustamente ricordato il Professor Barzanti che ho visto veramente in difficoltà…ma che ha saputo poi dare a tutto il suo lungo ricordo punte di ironia guizzante e arguta, in stile Barni….ci sono tante cose che non capisco di questa città….stiamo perdendo tutti i pezzi e di fronte alla morte….si vedono manisfestarsi ancora divisioni e egoismi …. sicuramente l’orario e la calura estiva erano quasi proibitivi… ma non è una scusa valida … Mauro Barni è stato un grande personaggio e meritava ben altro saluto almeno dalla sua amata città …

    • Eretico scrive:

      Caro Cecco,
      ho pubblicato molto volentieri la tua sconfortata e sconfortante riflessione; quanto a Valentini Bruno, nel pezzo odierno aggiungerò un elemento (ovviamente coming from Fb), che denota – per l’ennesima volta – la statura morale del personaggio.

      Ps 1 A Giacobbe: concordo, e non solo perché Alice Volpi è una mia ex studentessa (ai gloriosi tempi di Monteroni d’Arbia):
      Ps 2 All’anonimo sulla Bertè: d’accordo sulla avvenenza illo tempore, nessun dubbio; ma certo che quella storia fece emergere un Borg altro, rispetto a quello con l’idea del quale si era cresciuti (droga et alia).

      L’eretico

      • Anonimo scrive:

        La Bertè è stata ininfluente per la vita e la carriera di Borg (tranne salvarlo dal suicidio, fonte wikipedia) mentre Borg ha di fatto bloccato la carriera della Bertè dopo 10 anni di successi. La Bertè è diventata carne da macello gossipparo e non di è più ripresa.

  4. giacobbe scrive:

    Divaghero’, ma adesso penso si possa ssegnare il mangia d’oro ad alice volpi ( anche se i giornalistoni di mesesport assegneranno il premio ai tifosi del siena, o della mens sana, o a qualche marotta di turno, dimostrando che essere giornalisti significa avere una lingua morbida).

  5. Barbicone scrive:

    Solo per la precisione, perchè credo che sparare sempre nel mucchio serva soltanto a confondere le acque e non risolvere nulla (spesso è una vera e propria tattica),non mi risulta che il personaggio dell’anno assegnato da Mesesport risenta di influenze del potere forte (ma qual’è veramente in questa città?) al fine di ricevere chissà quali vantaggi.
    Quest’anno ha vinto Lorenzi, con la Volpi credo seconda, e nel corso degli anni passati sono stati premiati personaggi dell’atletica, della scherma e di altri sport che molti considerano “minori”.
    Certo. E’ vero. L’ha vinto anche Minucci. Ma l’intera città scodinzolava e si genufletteva di fronte a personaggi come lui e Mussari e nessuno si stupiva. Quindi, che di fronte a risultati sportivi eclatanti i “giornalistoni” indicassero Minucci ci poteva anche stare. Cerchiamo il marcio dove realmente è e non spariamo a casaccio. Mesesport vive da anni soltanto perchè un piccolo editore per passione ogni volta ci rimette del suo e tutti scrivono gratis. Non mi semnbra neanche che Ciani, direttore da sempre, si sia arricchito o abbia avuto onori o cariche cittadine che sicuramente avrebbe meritato più di tanti amici degli amici.

  6. Eretico scrive:

    Caro Barbicone,
    premesso che a Mesesport a lungo ho scritto anche io (del Costone basket, per la precisione), e ripremesso che una certa sudditanza acritica in molti pezzi (continuo a leggerlo, quasi tutti i mesi) è ancora presente, dico che su Marione Ciani concordo con te: lo conosco da tanto, e che sia persona onesta e per bene (nonché, purtroppo, messo di fronte al peggiore dei lutti), non esiste dubbio alcuno…

    L’eretico

  7. giacobbe scrive:

    Nulla da obiettare su ciani, ci mancherebbe, ma vorrei che si leggessero tutti i nomi dei nominati x farsi unidea dell’onestà intellettuale delle firme…è una mia opinione, opinabile, ma come leretico ho i dati!

  8. Yama figlio di Mefisto scrive:

    Totalmente off topico ma bellissima. Se col cellulare digiti bezzini il t9 ti dà….nessuno.

  9. Mauro Barni: l’ultimo sindaco laico di Siena, prima che, con Vittorio Mazzoni della Stella, si iniziassero a mescolare le carte fra Banca e Comune. Da allora, non c’era sindaco, fra Siena e provincia che non lavorasse al Monte dei Paschi, Gaiole compresa, pur essendo ben democristiana.

  10. Quello del Costone scrive:

    Eretico caro,
    la commemorazione da parte di Barzanti sarà stata senz’altro brillante ma conferma se non sbaglio il legame continuo di certo strato dirigente della città. Barzanti nulla ha fatto contro la degenerazione Mussari & compagni, ma anche Barni non ha scherzato con i suoi continui collateralismi che hanno portato la figlia, di cui mai si è mai letto un rigo di pensiero politico, al secondo posto alla Regione Toscana. Di governo per nascita? E’ stato gran professore ma anche molto espressivo della crisi senese, credo si debba dire. Brillanti discorsi e articoli sul Corrierino ma non un briciolo di ribellione socialista autentica. Non ho visto il manifesto della Massoneria, ma credo che non sia obbligatorio per tutti gli appartenenti. Che sai della sua affiliazione?

    • Eretico scrive:

      Caro costoniano,
      del discorso barzantiano ha scritto Cecco Angiolieri, per la cronaca: io non c’ero, dunque posso dire poco.

      Ho scritto che in questo post non volevo affrontare la questione del Barni politico-amministratore; quanto alla Massoneria, che dire? Mi ricordo che una volta a me disse, faccia a faccia, di non appartenere alla stessa: ma un braccio, francamente, non ce lo metterei…

      L’eretico

  11. Barbicone scrive:

    Caro Giacobbe,
    la chiudo qui, perchè mi sembra una polemica sterile ed inutile in una città in cui i problemi non mancano e sono accadute cose da fantascienza per le quali nessuno ha pagato e pagherà.
    Sarebbe però bene quando si fanno affermazioni fare anche dei nomi. Oltre a Minucci, che ho già citato, quali sarebbero i nomi dei nominati (scusate l’orribile frase) che possono mettere un dubbio l’onestà intellettuale delle firme? E, se si vuole andare nel merito una volta tanto,senza girare intorno al problema, oltre a Barzanti, che scrive di ciclismo di 50 anni fa ed è sempre una bella penna da leggere con cui si confrontano quotidianamente anche quelli che non la pensano come lui, Tasso,che ha avuto trascorsi di addetto agli arbitri nella Mens Sana minucciana (ma non mi risulta che per questa autentica passione biancoverde abbia ricevuto incarichi o onori particolari) e Morrocchi, che però da tempo non scrive più, ma che vanta un bel passato sportivo come giocatore (modesto) ed allenatore, oltre che presidente della Mens Sana poi trombato da Minucci, non mi sembra ci siano molti altri uomini del sistema. A meno che io non me ne sia accorto e tu non voglia illuminarmi. Tutto ciò solo perchè anche la parole hanno un peso e parlare di “onestà intellettuale” a qualcuno può anche dar noia.

  12. giacobbe scrive:

    Non ti arrabbiare barbicone,
    Sono opinioni, suffragate da dati, pubblicati, di nomonation (meglio?) Indicate nel mensile: non vorrei traformare un dibattito in una polemica, ma un terzino del poggibonsi, un ala del costone, una tifoseria pittosto che un’altra non mi sembra avessero avuto i criteri per assurgere al titolo. Poi senza dubbio ci sono stati anche dei meritevoli, ma la maggior parte, a mio parere , erano fuori luogo.
    Mi duole averti sensibilizzato, non era mia intenzione. Ti invito a rileggerti le classifiche, e poi magari ne parliamo. Ma serenamente, anche se tu fossi parte in causa. Non c’è niente di meglio di un dialogo socratico.

    • Barbicone scrive:

      Sempre a tua disposizione e nel modo civile con cui stiamo parlando. Se un giornalista, di qualsiasi testata sia, fra le decine persone interpellate, indica un terzino del Poggibonsi o un’ala del Costone, dimostra di capire poco, ma parlare di “onestà intellettuale” o di avere una “lingua morbida” mi sembra davvero fuori luogo. Anche perchè segnalare il povero terzino del Poggibonsi non credo serva ad entrare nella lista degli eletti della mafia locale.

      • Anonimo scrive:

        Concordo in pieno,avevo solo calcato un po’ x dare all’argomento un po’ di enfasi….senza voler irritare nessuno

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.