Report, 5 anni dopo: luci ed ombre (e Chiantibanca)
Sono passati giusto 5 anni, da quel 6 maggio 2012 che cambiò – a livello nazionale ed anche europeo – l’immagine di banca Mps; quella domenica, infatti, andò in onda in prime time il lungo reportage, curato da Paolo Mondani, su Mps: “Il Monte dei fiaschi”, era il titolo (azzeccatissimo) del programma, cui anche lo scrivente – insieme ovviamente ad altri – aveva collaborato. Vediamo di riprendere in mano il tutto, ad una distanza ormai – televisivamente parlando – storica.
Buona lettura a tutti, dunque!
“IL MONTE DEI FIASCHI”, TRA LUCI ED OMBRE
LE OMBRE: partiamo dunque dalle cose che, a distanza di un lustro, sarebbero potute essere diverse, migliori, ulteriormente convincenti.
Il lavoro di Mondani – a nostro modesto parere – evidenziò un problema di selezione delle fonti; o meglio: il contesto di provenienza delle fonti sarebbe stato da suggerire, per quanto il tutto potesse interessare poco al pubblico nazionale. Senza girarci intorno: la scelta di fare parlare – ed a lungo – Renato Lucci, e con lui la moglie, poteva ovviamente essere giusta, perché la persona ben informata è; ma non si poteva non specificare che il Lucci era una delle persone più strettamente legate a Pierluigi Piccini. Cosa che NON era in nessun modo indicata, neanche in modo implicito suggerita.
Inoltre, forse il Pd come Partito avrebbe meritato un trattamento più duramente esplicito: l’impressione di molti, fu che si maramaldeggiasse su Mussari Giuseppe e sulla componente senese piddina, senza andare ad infilzare il toro più grosso, cioè il Partitone romano, i Bersani ed i D’Alema e compagnia cantante.
Quanto all’uomo mascherato intervistato da Mondani, quello che conta è l’avere riscontrato ciò che una fonte dice, cosa che in questo caso ci pare avere retto (a differenza della puntata successiva, nella quale – come riportato da un fresco comunicato dell’avvocato Pisillo – il teste oscurato che collegava Mussari Giuseppe allo IOR, e che parlava di conti esteri, non ha retto in seguito: come ammesso, cenere in testa, da Sigfrido Ranucci stesso – successore di Milena Gabanelli – in una nota redazionale).
LE LUCI
Tante, tantissime: quella puntata ha anticipato praticamente tutto, sia dal punto di vista giudiziario che da quello interno della banca. Fu uno spartiacque, a livello mediatico-informativo: ci fu un prima, e ci fu un dopo, rispetto a quel 6 maggio 2012.
Fece talmente male (almeno ad alcuni), che il teorizzatore del Groviglio armonioso – come sempre reattivo, nel dettare la linea, in questo caso difensiva – lanciò subito la polemica sfacciatamente diversiva: quella puntata offendeva Siena ed il Palio, perché dava un’immagine fuorviante delle Contrade e dei contradaioli. Invece di guardare la luna (la clamorosa crisi della banca), Bisi Stefano voleva mettere l’accento sul dito (il presunto attacco alle Contrade).
A distanza di cinque anni esatti – e post mortem di Mps come era -, forse è giusto tornare su quel passaggio, dato che – su richiesta di Mondani – fui effettivamente io, a scegliere queste tre figure: Aldo Mantovani (che oggi, purtroppo, non c’è più), Marisa Bertini e Gabriello Lorenzini (alias Colonnino). Figure sulla cui esperienza contradaiola sfido chiunque ad eccepire; e nel caso della Bertini, per esempio, persona impegnata nel volontariato, nonché donna di “chiara fama municipalistica”, come si diceva una volta.
Colonnino è un personaggio naif? Ed anche se lo fosse, non è forse un personaggio che fa delle schiettezza il suo cavallo di battaglia? Tra l’altro, dimostrò una straordinaria capacità di sintesi, nel descrivere – con il suo linguaggio pregnante, degno del Benigni delle origini, quello ruspante all’ennesima potenza – il Sistema Siena, dal basso. Eh no, però, Colonnino non andava bene, dava un’immagine distorta, non trionfalistica, della città: quelli come lui andavano bene solo quando c’era da andare a cercare voti, ai bei tempi; si sarebbero dovute invece mostrare, nel reportage, le figure dei grandi intellettuali e statisti di quel momento, forse, tipo Gabriellone Mancini o Quello della Provincia (Simone Bezzini)? Loro sì, loro sì che avrebbero dato sincero lustro alla grandeur della città del Palio; loro sì, con il loro argomentare forbito, il loro eloquio competente, la loro conoscenza del mondo, la loro logica aristotelica…
Aneddoto finale; pranzo al ristorante Il ghibellino, in Piazza San Giovanni, con Mondani ed un cameraman, dopo una mattinata di riprese. Alla fine del pasto, lo scrivente si accorge che, dall’altra parte del ristorante, c’era – insieme ad un altro commensale, sconosciuto – una figura ben nota: David Rossi. Il quale, pagato il conto, esce dal locale prima di noi tre, degnandoci di uno sguardo certo non amichevole, peraltro del tutto ricambiato. Verosimile che – tempo pochi secondi – abbia iniziato ad avvertire chi di dovere (non tanto per lo scrivente, quanto per Mondani, ovviamente).
Non c’era davvero alcuna simpatia, e neanche troppa stima, fra noi due: proprio per questo, è ancora più doveroso dare un minuscolo contributo alla ricerca della verità sulla sua drammatica fine.
Ps Venti di tempesta su Chiantibanca (già nell’aria da tempo, peraltro); c’è una relazione di Bankit (anche questa tardiva?) che pare esplosiva, e domenica a Firenze si vota per il rinnovo della governance interna. Forse, pur con tutti i limiti, ci vorrebbe un Report anche per questo istituto di credito, che pare anch’esso avere fatto qualche passo più lungo della gamba…
ormai è tempo di un grande affresco allegorico come di quelli che andavano nei bei tempi aviti e si mostravano al popolo che non sapeva leggere.. almeno le facce incorniciate, ingessate, per sempre a memoria di quel che fecero e speriamo furono; ma se di tanto mi sa tanto..
Relazione Chianti Banca già in Procura a Firenze
Monte de fiaschi pien’ di vino Chianti
Siamo in toscana non meravigliarti
Fiaschi vino e compassi c’è ne’ tanti
Ma tra botti e Botin non puoi sbagliarti
Svinarono all’ incontrario i lestofanti
Gente senese ,che aspetti a svegliarti?
La dove dorme il sonno di ragione
Il popolo e’ trattato da minchione
Manunta, i tuoi tentativi di sferzare i Senesi sono lodevoli, ma vani. Ce l’hai presenti i maiali allo stabbio? Finché il contadino porta da mangiare,mangiano e si introgolano, si introgolano e mangiano. Se un giorno il contadino muore e non li governa più, stridono e piangono, ma finché c’hanno ciccia intorno all’ossi rimangono allo stabbio, perché anda’ a cerca’ la ghianda ‘un so’ più boni. E i senesi, di ciccia intorno all’ossi, c’è n’hanno ancora un po’. Quando sarà finita, ‘un ci saranno più nemmeno le ghiande nel bosco. E allora, vedrai che risate.
Sempliciotto nel territorio le ghiande abbondano ,siete pieni di boschi di leccio rovere farnia sughere e cerro ,ma quel territorio ,per sfamarcisi
C’è da uscire dal castro, da se le ghiande non vengono.
So bene. Che i lastraioli son avvezzi ,al pappone ,ma il pappone si fa.con gli avanzi della mensa , e ora l’ avanzi di bilancio son finiti.
Morir di fame col bosco pien di ghianda?
Gnamo non essere pessimista ,siete sempre di cinta senese ,razza semibrada
L abitudine basterebbe poco a riprenderla
Ma Se poi il bosco ve lo recintano ,addio ghiande.
Sempre pessimisti ,via sortite dalle lastre .
Potete ire a ghiande e poi tornare ai castro la sera ,e i fine settimana.
Semplicino mica è senese:è un POVERO della Valdelsa.
Pagherei sape di che campa…poraccio,che pena!
Mi dispiace disilluderti, ma sono Senese. Ammesso ti riferissi a me.
Siena perfetta metafora dell’Itaglia: stupenda, impoverita (nel senso che non produce più ricchezza e vive della rendita) e (cosa peggiore) senza un piano per il futuro..
Le probabilità che arrivi la carestia crescono e allora scenderà il colesterolo e si tornerà ad aguzzare l’ingegno.
Su Chianti Banca:
http://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/economia/17_maggio_12/chiantibanca-accuse-dossier-vigilia-voto-vertice-7b419512-36e0-11e7-a413-53f833f842ef.shtml
http://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/economia/17_maggio_12/chiantibanca-accuse-dossier-vigilia-voto-vertice-7b419512-36e0-11e7-a413-53f833f842ef.shtml
scusate volevo inserire anche questo link:
http://firenze.repubblica.it/cronaca/2017/05/11/news/finisce_in_procura_il_vecchio_cda_di_chiantibanca-165187512/
In passato qualche ingenuo frequentatore di questo blog scriveva di starsene al sicuro con Chiantibanca rispetto a Mps. Secondo voi, se arriva un tempesta, regge meglio un vecchio castello un po’ in rovina, od una catapecchia di legno? Ah beata ignoranza! Quanto a Report, se esistesse un premio Pulitzer in Italia, loro per quel servizio se lo sarebbero veramente meritato.
Non è servita a molto quella trasmissione. Siena non ha fatto i conti con la storia, qualcuno, si, è momemtaneamente sparito, qualcuno addirittura ora ha il coraggio di riaffacciarsi, ma il sistema è sempre stato il solito!
Città abulica, senza idee, senza p…e, senza classe dirigente.
In questo paese la cosiddetta classe dirigente non è mai stata abituata a fare i conti con la storia …. ha sempre piuttosto preteso di cavalcarla a suo uso e consumo, facendo finta di nulla riguardo alle proprie moltissime manchevolezze ed ai propri immensi peccati.
E comunque – alla peggio – pensa che basti aspettare tempi migliori per tornare in gioco; in Sicilia dicono: Calati juncu ca passa la china (piegati giunco che passa la piena).
Aggiungerei, però, alla tua lista soprattutto che Siena – a questo punto – è una città senza soldi.
Finalmente!
Perché questo mi da una speranza: che alla fine sia davvero costretta a svegliarsi ed a splendere.
Suggerisco la lettura dell’intervista a Bini Smaghi pubblicata oggi (venerdì 12.05) sulla Stampa.
Bini Smaghi: Lorenzo, o come dicevan tutti, Renz(i).
Caro professore
Io non mi occupo più del sistema bancario. Pultroppo il sistema bancario inventato dal sistema anglosassone è alla fine. Non funziona più il sistema della moneta creata da nulla. Quindi professore preparati al declino rapido del dollaro e dell’euro…
Come vedi dopo una banca ne viena un’altra. Sembra un videogioco e nessuno può farci niente…..
Daria basta lagne ricordatevi. Chi sete stati ,se non chi siete
Benché i nostri soldati avessero sofferto fino all’ estremo,si dispiacevano
Moltissimo della partenza ,e per non potere salvare la liberta di quel popolo;ed io, ancor più di loro ,che non potei vedere tutta quella miseria senza lagrime, compatendo immensamente quella gente che si era tanto dimostrata amante della propria libertà.
Così scriveva Biagio di Monluc di voi senesi nel1555
Lasciando la.citta dopo essersi reso al medeghino .
E di voi donne poi disse… Anche di meglio.
Forza ,che ve lo deve ricorda’ un Fiorentino?
Che botta! Lista Bini Smaghi e (Bankitalia) sconfitta. Vince la vecchia guardia…la rivolta dei peones
Se non sbaglio la Sig.ra Daria Gentili fa parte di quel mastodontico carrozzone che i contribuenti italiani sono costretti a mantenere…
Il carrozzone di cui parli ha tenuto in piedi l’economia senese per secoli, se sei senese sei stato il primo mantenuto da quel carrozzone in termini di servizi e benessere sociale. E questo almeno fino a 4_5 anni fa!
Caro Raffaele
non ci crederai (ipotesi che al momento ci accomuna) ma sono alle prese con un segno pre-monito-re.
Qualcosa che attiene alla sovranità della coscienza individuale.
Un accaduto, o se preferisci un dato nudo, che cercherò di interpretare come un sogno.
Voglio capire quale sia la decisione da prendere.
L’azione nel tempo.
Intanto ignoro se l’accaduto sia una semplice perdita o se invece sia il risultato di una nobilissima virtù. Lo ignoro.
Potrebbe essere una sospensione tipica delle meditazioni silenziose dove l’ultima fila non esiste.
Dove le parole trattenute acquistano un’indicibile potenza noumenica.
Dove si discute praticamente con Wittgenstein …
In altre parole … si rimane nell’indicibile ma perlomeno ci si illude di aver capito la profezia implicita.
Dunque, ecco l’esito.
La prima impressione è che dovremo organizzare in modo permanente (ciclico) una rassegna cinematografica (o delle arti) che abbia come tema fisso “Non avrò pace finché non ci sarà giustizia”.
Evidenziata l’origine della frase e il relativo saccheggio, se ci pensiamo bene (se ci si pensa bene), questo è anche il tema della vita.
E’ un tema esistenziale e ineludibile, come lo diventerà la rassegna.
Oso : questo è addirittura un tema teologico per eccellenza.
La giustizia divina infatti, simbolicamente, è simmetria cieca.
Azione e reazione, causa ed effetto, equilibrio fra bene e male, poetico contrappasso.
Però c’è questo iato : fra creatore e creatura non ci potrà mai essere simmetria (a parte la mano sinistra della creazione , cfr Barrow-Silk).
Quindi, di fronte al perenne dilemma, la via dell’amore (la promessa dello spirito santo) è questa cosa impensabile di dio che ci ama più di se stesso e non perché ci debba chiedere scusa di esistere o del fatto di averci chiamato all’esistenza senza il nostro consenso; no solo per il fatto che ci pensa… (che a pensarci bene… commuove solo per la forza di averlo pensato).
Ci sono cose quindi – seppur inverosimili- che ci piace immaginare come avrebbe fatto Feuerbach…
Ma c’è anche, in scala ridottissima, il creatore umano (quasi sempre creatore collettivo) delle disgrazie.
E qui permane la mancanza di simmetria con le fonti : nessuno parla, nessuno spiega.
Ma accontentandosi delle possibilità date ( come diceva E.H.Carr quando scoprì che la balena non era un pesce ) possiamo tralasciare perfino le classificazioni.
Concentriamoci sul fatto che la storia, oltre che metodo sulle fonti, sia sostanzialmente storiografia di se stessa.
Lo dimostra a questo proposito il rigore adottato autorevolmente: la battaglia di Montaperti , se c’è stata, al momento non è seriamente descrivibile.
Con le fonti disponibili non è possibile che romanzarla.
Possiamo sapere cosa è avvenuto prima (vedi tavola rotonda sull’ ultima fatica di Balestracci) , ma il durante della battaglia (assetti militari e dinamiche) e contesto, rimangono solo un dovere per lo storico.
Detto questo possiamo stabilire un’analogia : la battaglia di Montaperti sarà come il “Non avrò pace finché non ci sarà giustizia”.
Un esigenza mitica o nel peggiore dei casi un’ appropriazione indebita di natura esclusivamente elettorale o campanilistica.
Può capitare di non pesare le parole (siamo fallibili), ma qui si è evocata la memoria, la resistenza della memoria.
Che è come dire : resisterò , re esisterò, esisterò di nuovo nell’unica forma regale che conosco : scegliere liberamente a cosa credere quando è impossibile sapere.
Ti sarai chiesto da dove nasca questa mattana del Poli.
Quale sia la pietra rotolante ma fondante in cerca della sua sede stabile.
Ebbene tutto nasce dalla parola gregario e da quello che mi ispira.
Gregario per me non è gregge ma squadra.
Unità.
Da ciascuno secondo il suo talento a ciascuno secondo i suoi bisogni.
Il capitano per esempio vuole sentirsi addosso tutta la responsabilità del fallimento, eventuale.
Vuole sgravare gli altri dalla mancata vittoria che, se ci sarà, sarà invece collettiva.
In ogni caso è l’unica risposta razionale che riesco a dare all’irrazionale.
Hai presente quel divertissement di G.Dumézil sulla famosa profezia di Nostradamus dedicata all’arresto di Varennes (1791) ?
Adesso è diventata una roba del genere.
Che sia perdita o nascondimento.
Pudore o inaudita protezione , l’antefatto è questo.
Avevo scritto cercando di argomentare (come tento di fare anche oltre la tua pazienza) una lettera commento a Piccini (che non conosco, con cui non ho mai preso un caffè anche se mi ha sposato) ; affermando che lui è l’unico politico locale (in chiave comparativa) ad avere una statura europea.
Capito bene : europea (né regionale, né nazionale) ; e u r o p e a.
Quella disamina non è mai stata pubblicata.
Per avvalorarla e renderla giustamente aliena da qualunque tornaconto avevo concluso affermando che se fosse tornato in Comune come sindaco, avrei chiesto la mobilità in altro ente.
Quella era soltanto un’ opinione disinteressata.
E se ci fosse stato qualche dubbio (ecco la conseguente dipartita).
Poi Piccini ha pubblicato una riflessione sul dovere della resistenza (che per me, tradotto, è il dovere della memoria o della sua necessità).
Infatti il primo titolo della rassegna dovrebbe essere “Memento” di Christopher Nolan.
Non c’è bisogno di aver assimilato tutta la lezione di Damasio per ricordarsi come la memoria, radicata nell’emozione fin dal primo nucleo della coscienza , sia il necessario presupposto della relazione con se stessi , e dunque inevitabilmente di quella con gli altri.
Per avere questa cognizione non servono le neuroscienze, può bastare il buon senso.
Senza memoria -innanzitutto- non possiamo scegliere: nemmeno di non sapere.
E Siena si sta dimostrando metodica in questa opera di rimozione.
Tuttavia chi è veramente senza memoria è destinato ad autoingannarsi.
Senza memoria restiamo banalmente indifesi da manipolatori, dissimulatori nonché depistatori.
Vedo che non amano essere inchiodati.
Però ritengono normale mascherare nell’effimero (E’ UNA TRAGEDIA !) gigantesche irresponsabilità, diluendo tutto nella sola incolpevole incompetenza (come se accettare incarichi senza esserne all’altezza fosse una cosa normale e risaputa – lo è in Italia ma questo è un altro discorso – ).
Senza memoria le indegne maschere del passiamo oltre, facciamocene una ragione, rendono tutto vano, anche la resistenza.
Vogliono (consapevolmente o inconsapevolmente) vanificare anche la tua opera.
Senza memoria non ci sarebbe resistenza.
Dice: ma che te ne fai della pura testimonianza ? Ora nulla , ma in futuro tutto rinascerà da qui.
Senza memoria siamo terra di nessuno.
Anzi, saremo la patria del riciclaggio.
Partire quindi con “Memento” di Christopher Nolan.
E’ la storia di uno che si “risveglia” tutte le volte resettato.
Perciò inizia a tatuarsi frasi e indizi per ricordare, corredando il tutto con foto polaroid (lascio il piacere della scoperta o della riscoperta).
La trama è incentrata sullo shock causato dallo stupro omicida della moglie, con conseguenti spirali di senso giustizialista (si sarebbe detto per irridere) che animano l’indagine di chi è rimasto solo.
Il segno in definitiva è che dobbiamo organizzare permanentemente questa memoria.
A chi mi accuserà anche questa volta di non avere il dono della sintesi, dedico questo finale ludopatico.
Il dream team è questo: De Mossi sindaco ; Stelo segretario comunale ; Piccini al S.M.S.
Non aggiungo le donne perché altrimenti sfiorerei la perfezione.
Ma ognun sa che ci sarà da gestire tanto dolore e tanta sofferenza, e loro in questo sono più abili.
Noi, quando ci riesce, sappiamo gestire la sofferenza soltanto nello sport.
Qui siamo oltre l’assenza del dono della sintesi, eppure oggi c’era un tiepido sole ed una fresca aria primaverile. Più che un segno od un sogno penso abbia avuto un incubo. Forse ieri sera deve avere esagerato a tavola.
“Memento” in effetti è la storia di un incubo diurno.