Eretico di SienaLa domenica del villaggio: Abissinia, matrimoni, "L'avaro" (e 5 Ps) - Eretico di Siena

La domenica del villaggio: Abissinia, matrimoni, “L’avaro” (e 5 Ps)

- 18/12/16

Ultima puntata dell’anno, per la rubrica culturale del blog; leggerete – se ne avrete voglia – dell’anniversario (80 anni) della conquista coloniale dell’Abissinia; poi una riflessione sulla presentazione del romanzo ereticale “Scene da un matrimonio”, tenutasi mercoledì scorso; dipoi, una recensione sull’adattamento teatrale di Alessandro Benvenuti de “L’avaro”; infine, una meritata pubblicizzazione di un meritorio programma di altissima divulgazione culturale, quello di Tomaso Montanari su Caravaggio.

Buona lettura, dunque!

AFRICA ORIENTALE ITALIANA: FU VERA GLORIA?

Molto in sordina, rispetto all’importanza dell’evento storico, è passato, in questo 2016, l’ottantesimo anniversario della (militarmente) vittoriosa Campagna italiana in Etiopia ( conclusasi nel maggio del 1936): già il quasi silenzio, l’omissione pressoché sistematica, fanno implicitamente capire molto della coda di paglia italiana…

Per farmi accompagnare in questa brevissima rievocazione dell’evento, ho ripescato un libro magistrale, a cavallo fra Storia e Giornalismo d’autore: “La guerra d’Abissinia 1935-1941”, di Angelo Del Boca (Feltrinelli, settembre 1965, dunque in occasione del trentennale). Rileggendolo, si apprezza l’onestà intellettuale dell’autore: pronto a riconoscere anche dei meriti, all’occupante italiano (la gran mole di infrastrutture edificate ex nihilo, al punto che il negus Hailé Selassié arrivò a considerarci un “popolo di costruttori, più che di combattenti”). Eredità peraltro lasciata agli etiopi dopo il 1941, quando appunto si concluse il quinquiennio di dominazione italo-fascista.

Altrettanto pronto, però, a smascherare (nel 1975, lo ripetiamo) le bugie e le ipocrisie del regime mussoliniano e della insopportabile retorica del “posto al sole”; già Arturo Carlo Jemolo aveva visto giustissimo, quando disse che l’avventura etiopica aveva saputo lusingare tutti i più evidenti sensi di inferiorità dell’Italia del tempo (nei confronti delle altre potenze europee, che non a caso avevano occupato – loro sì – i luoghi più fertili e ricchi di materie prime). Anche Albertini e Croce ebbero infatti il loro sbandamento per l’Abissinia, non a caso…

Il fallimento, invece, fu totale, ed assai imbarazzante: dei milioni di italiani che sarebbero dovuti approdare in questa sorta di Eden del Corno d’Africa (sic) per lavorare, arrivarono circa 300mila elementi (un terzo militari), e forse ex post è stato bene così.

L’Italia – che già in Cirenaica e Tripolitania, in pieno potere giolittiano, si era fregiata di essere la prima potenza a bombardare i civili -, usò armi (gas) tanto potenti quanto vigliacche (alla fine, il tutto fu ammesso anche da Indro Montanelli, dopo lunga querelle giornalistica proprio con Del Boca).

E davvero tristi restano le restrizioni contro la promiscuità sentimental-sessuale dettate dal Regime ( contro il cosiddetto “madamismo”): prima, autentica, iniezione di genuino razzismo similhitleriano nelle vene degli italiani. Perfino l’orecchiabilissima e gaudente “Faccetta nera”, infatti, diventò off limits, e un love affair con una “sudicia negra” rischiava di fare andare in galera. Paolo Monelli, in una delle pagine più indecenti della sua carriera, ebbe a scrivere (“Donne e buoi dei paesi tuoi”, Gazzetta del popolo, 13 giugno 1936): “S’io fossi imperator sai che farei? Prenderei l’autore delle parole della canzone Faccetta nera e l’obbligherei a vivere due o tre settimane, che dico?, due o tre giorni, e giuraddio che basterebbero anche due o tre ore, in una capanna abissina con una faccetta nera. Con una di queste abissine, galla o amhara o sciangalla o scioana, gli lascio il piacere della scelta, tutte sudicie di un sudiciume antico”.

Eravamo davvero pronti per il mortal abbraccio con il Terzo Reich…

 

PRESENTAZIONE DI “SCENE DA UN MATRIMONIO”

Che bello, vedere una libreria (la Senese), rigonfia di gente: rara avis, per questo ancora più gratificante. E che bello ascoltare un’introduzione, quella di Vincenzino Coli, davvero ricca, tracimante di spunti: ce lo aspettavamo, certo, ma il finale è stato davvero trascinante…

Vincenzino Coli ha detto che il romanzo dello scrivente non ha molto a che vedere con il film bergmaniano del 1973, freddo se non glaciale, nella sua luterana esposizione di una crisi di coppia; “Scene da un matrimonio” in salsa senese, invece, è un libro “caldo, elettrico…estremo”; “un romanzo di dissoluzione, più che di formazione”, un’opera che non procede per sottrazione, ma in cui le cose si dicono in modo diretto.

Poi lo ha in qualche modo paragonato a “La vita agra” di Luciano Bianciardi, ed ha tirato fuori – per il tramite di Lukacs – financo Balzac. Troppa grazia, Vincenzino, ma – vista l’atmosfera natalizia – la si accoglie, certo, ben volentieri…

E domenica, appunto per Natale (rectius: festività del Sol invictus), un cadeau ai lettori: chi vivrà, vedrà…

 

BENVENUTI TRASCINA L’AVARO

Applausi davvero a scena aperta (in teatro, fuor di metafora), per Alessandro Benvenuti, regista e protagonista de “L’avaro”, uno dei capolavori di Molière, rappresentato per la prima volta a Parigi nel settembre del 1668, Luigi XIV regnante.

Un implacabile atto di accusa – all’insegna dell’oraziano castigat ridendo mores – contro l’avidità, con tutti i suoi corollari: usura, matrimoni sfacciatamente combinati (pensando a doti risparmiate o guadagnate), cinismo in quantità industriale.

Scenografia essenziale, ritmo narrativo discreto, complessiva tenuta degli attori non protagonisti: ma è stato chiaro, a chiunque fosse al teatro dei Rinnovati nella pomeridiana di oggi, che in buona sostanza si è trattato di un one man show di Benvenuti, giunto evidentemente alla completa, piena maturità artistica.

Avido, insaziabile di ricchezze come la famelica lupa dantesca, taccagno all’ennesima potenza (non sempre i due aspetti del carattere sono simbiotici), l’Arpagone messo in scena da Benvenuti finisce come il verghiano Mazzarò della novella “La roba”: solo, abbandonato da tutti, con l’unica compagnia dei ritrovati, dopo “sacrilego” furto, aurei ducati.

“Ducati miei, venitevene con me”, verrebbe da dire, con inedita crasi tra Molière e Verga…

 

CARAVAGGIO E MONTANARI

Lo storico dell’Arte fiorentino Tomaso Montanari – molto presente anche nel dibattito politico – ha iniziato venerdì scorso una serie di 12 puntate dedicata a Michelangelo Merisi, alias Caravaggio. Ogni venerdì, su Rai 5 alle 21,15. Noi ci permettiamo di raccomandarne la visione.

Certo, diciamocelo subito: il programma non è adatto ad un pubblico di disinteressati all’Arte, ed ha un piglio di altissima divulgazione (forse troppo alta?).

Resta il fatto che il canone lo paghiamo anche per vedere la autentica qualità culturale, dunque benissimo venga; e le incursioni di Montanari sull’attualità (per esempio, contro l’ipercementificazione o le strade inutili come la Bre-Be -Mi), sono ben accette: mica solo Sgarbi può partecipare al dibattito politico, no?

 

Ps 1 Il sangue di San Gennaro, a Napoli, a questo giro non si è liquefatto. L’Illuminismo, questo sconosciuto…

Ps 2 Ad inizio dicembre, ci ha lasciato il professor Meccheri, geologo di valore dell’Università senese. Grazie alla collega Chindemi, l’avevo conosciuto tre anni fa, in un tour geologico per l’Amiata. Conosceva la Scienza, e la sapeva divulgare. Anche fosse stato solo per quello, sarebbe da rimpiangere.

Ps 3 Ci ha lasciato anche Fabio Caselli, dalla collettività senese ricordato soprattutto per essere stato il Capitano del Cappottone della Giraffa del 1997. Mai conosciuto di persona, comunicava serietà e competenza. Ed aveva una clamorosa somiglianza con l’attore Peter Sellers, cosa che ictu oculi ce l’aveva sempre reso simpatico. Gli sia lieve la terra.

Ps 4 Ultimo lutto, per oggi: è morto Paolo Prodi, fratello maggiore di Romano. Insigne storico del Cinquecento, di formazione dossettiana ed allievo di Delio Cantimori, fra i fondatori de Il Mulino, ha sempre abbinato impegno politico e ricerca storica. Fra le tante cose, negò l’autenticità delle lettere dal carcere brigatista di Aldo Moro.

Ps 5 Per “Il martedì dell’eretico” (Siena tv, ore 22), ghiotto appuntamento prenatalizio: un nuovo sequestro edilizio nel Comune di Monteriggioni (di cui nessuno ha parlato!); la settimana decisiva per Mps; intervista, a 360°, a Lorenzo Rosso di Fratelli d’Italia.

19 Commenti su La domenica del villaggio: Abissinia, matrimoni, “L’avaro” (e 5 Ps)

  1. Cantaci o Fantin l’ ira funesta
    Di quell Italia in Etiopia lesta
    A bombardar col gasse gl’abissini
    Che di Adua furon gl’assassini
    Le gesta del general de Bono
    Che tento di darcelo quel trono
    L imprese del traditor badoglio
    Che li lotto con gran orgoglio
    E quelle del prode Graziani
    Sterminatore di quell africani
    E le picchiate di Galeazzo ciano
    Lanciator di gas dal aeroplano
    I tempi di quel Grand impero
    Voluto da predappiese fiero
    Del comandur sciaitan dicci le gesta
    Quando gl’inglesi ci fecero la festa
    Fu lui a portare il cavallone
    In Libia per il tuo chiorbone
    Bianco destriero venne col traghetto
    Da far montare al tuo bel ducetto
    Per festeggiare la capitolazione
    Di al muktar dei libici campione

    Ti omaggio o alacre e inesausto camerata in occasione del Natale lateranense,
    Certo non alla pari di quello ab urbis , di questa mia
    In memoria degli eroi che vendicarono l’onta di Adua
    E seppero far approdare l’ italica civiltà sulle ambe etiopi
    Certo del tuo apprezzamento ti saluto romanamente
    Camerata Fantini!!!!
    Presente!!!

  2. Non badare agli stolti concioni dell ascheri egli non sa non dice
    Mistifica e sminuisce la gloriosa epopea etiope travisando la storia
    Come tu già ben facesti notare.
    Si tratta di un manipolatore di giovani menti
    Ma noi camerata porremo argine ai suoi fluviali tentativi di svilire
    L italiche glorie imperiali.
    Da Siena città della lupa romana parta la riscossa
    O Siena o Orte
    Dipende solo da che verso si fa’ la Cassia

  3. Edoardo Fantini scrive:

    Ecco un’altra bella analisi di storia dell’Eretico: Etiopia e il “madamismo” che apri’ la strada al razzismo simil-hitleriano. Peccato, pero’, che il “madamismo” non sia mai esistito trattando, la legge n.880 del 1937, di madamato. Pensate quanto e’addentro all’argomento il Prof. Ascheri, eppure ne scrive, critica, giudica…

    • Eretico scrive:

      Caro Fantini,
      è lo stesso Del Boca (un poveretto, un ignorantello certo, rispetto a te) che scrive ripetutamente di “madamismo”. E se di tutto lo schifo, il putridume fascistico dell’Abissinia, non sai fare altro che girare intorno alla distinzione tra “madamismo” e “madamato” (sic), ti presenti per quello che sei: uno che le fa nere (decisamente nere), per difendere l’indifendibile.
      Continua pure: in questo blog – non essendo fascisti – si pubblica (quasi) tutto…

      L’eretico

      • Edoardo Fantini scrive:

        Certo Eretico, la colpa non e’ mai tua di di chi ti ha “istruito”. Comunque e’ vero che da Montelupo si vede Capraia, difatti leggi e impari Dal Boca. Saluti a tutti e due e al vostro “madamismo”

  4. Paolo Panzieri scrive:

    Non posso e non voglio entrare nel dibattito storico sull’ex-impero italiano, ma vorrei lasciare soltanto una amara riflessione di carattere più generale.
    Il vecchio colonialismo europeo, inglese in primis, tanto deprecato, è stato alla fine molto meglio del post-colonialismo di stampo americano.
    Un tempo, infatti, qualche soldo rimaneva almeno in infrastrutture nelle colonie pur sfruttate dalla potenza coloniale che le possedeva, dal dopo guerra in poi si depreda e basta.
    In loco non restano nemmeno le briciole.
    Vedremo tra poco come si atteggerà il neo-colonialismo cinese, che ormai sta dilagando in africa.
    Non nutro però alcuna aspettativa di miglioramento in proposito.

    • Edoardo Fantini scrive:

      No Avvocato, gli italiani furono gli unici a costruire senza depredare. I lavoratori indigeni delle colonie godevano degli stessi diritti dei loro colleghi della madrepatria ed i libici (in quanto più colti e civili dei somali, eritrei ed etiopi) dall’ottobre del 1938 godevano degli stessi diritti civili degli italiani, compresa la possibilità di potersi iscrivere al partito ed alle opere nazionali, se sapevano legge e scrivere. Le nostre colonie facevano parte del Regno d’Italia, le risulta la stessa cosa per l’India in Inghilterra o dell’Algeria ed il Marocco in Francia?

      • E vero camerata noi non depredammo nemmeno il petrolio libico
        Pur avendolo scoperto mentre cercavamo acqua desio docet
        Quindi l’ eroe di Predappio era anche un ecologista antelitteram
        Che lo si dica per Diana
        Tu non ne hai il coraggio ,ma io si!!!!!
        Per quanto riguarda l’ Etiopia pare che li ci fosse poco da depredare
        Ma questo è un particolare secondario.
        Taccia l’ascaro ascheri , con la sua ignobile propaganda sminuente
        In un paese serio egli sarebbe a villeggiare a Lipari.

      • Paolo Panzieri scrive:

        Dott. Fantini ho premesso che non volevo entrare proprio nella questione dello stereotipo degli italiani buoni colonialisti (o meno).
        Volevo soltanto stigmatizzare il fatto che alla fine secondo me il colonialismo certamente rapace degli inglesi alla fine era molto meglio del post-colonialismo di rapina di stampo americano.
        Almeno prima un po’ di ricchezza restava in loco.
        Tutto qui.

        • Edoardo Fantini scrive:

          Caro Avvocato, se ha voglia di venire a Torrenieri dove vivo le posso mostrare veramente molto circa la politica coloniale italiana. Le assicuro che ne vale la pena. Se ne abbisogna il mio numeri telefonico e’ 3476935086. Spero che accetti.

        • L’ esimio avvocato coglie nel segno il colonialismo qualche struttura
          Strade ferrovie ospedali le lasciava.
          Il neo colonialismo manco quelle ,si appoggia su elite’ locali altamente
          Corrotte per rapinare a man bassa ,e poi strangolare col debito
          Banca mondiale fmi docet .
          Consiglio a tutti di vedere su you tube il video del congresso
          Africano di adis Abeba del 1987 con l’intervento di Tomas Sankara
          Video da far vedere soprattutto ai villeggianti africani che girellano
          Per la lizza con iPod ultimo modello è vestitini ultimo grido sti!e
          Rapper americani , (visti di persona lo scorso sabato mentre aspettavo il bus per Firenze)magari prima di rispedirli a casina loro.
          Che i problemi dei loro paesi se non se li risolvono da soli e inutile che vengano a piagnucolare con la Boldrini che gli dà la poccia.
          Sankara sosteneva proprio questo.

  5. Ma c’ entra qualcosa con madamadore’ e le sue belle figlie o son fuori strada?

  6. Contradaiolo, non della Giraffa scrive:

    A proposito del Ps ereticale numero 3 su Fabio Caselli: ci ha lasciato una persona per bene, uno che ha fatto prima il contradaiolo e poi il dirigente di contrada, a differenza di come qualche volta accade oggi. E l’Eretico ha ragione da vendere sulla sua somiglianza con Peter Sellers. Da persona intelligente credo che la cosa non gli dispiacesse. Un abbraccio alla sua famiglia.

  7. Andrea scrive:

    L’Avaro messo in scena da Arca Azzurra porta la firma di UGO CHITI alla Regia e non di Alessandro Benvenuti che ne è invece il protagonista.

  8. MARIO ASCHERI scrive:

    Sono finalmente al pc dopo giorni di astinenza!
    Fabio Caselli: lo ricordo a un’assemblea di dibattito sul presente della città (2011, probabilmente)e fece un bell’intervento critico, posato ma netto: alcuni, tra cui il sottoscritto, l’avevamo visto bene come candidato a sindaco…ma sapete com’è andata.
    Paolo Prodi: personaggio centrale della cultura degli anni post-68, e perciò se ne è parlato poco (poi si era pronunciato per il NO nettamente assai prima del pronunciamento tutto prudente per il Sì del fratello Romano). Trento Università: fu in gran parte lui a farne un centro di dibattito importante, mentre era prima sconosciuta, attirando intellettuali di ogni colore…Presidente della Giunta centrale per gli studi storici, una specie di coordinamento per la ricerca storica in Italia, faceva molto nonostante la mancanza di soldi. E’ stato storico medievale e moderno sui grandi temi della ricchezza/povertà/usura(interesse), teologia/diritto, giustizia…tra i pochi storici italiani ad essere tradotto in più lingue all’estero, ha sempre inserito nella ricostruzione storica i grandi problemi del cristianesimo, epperciò i suoi libri sono sempre mossi, tormentati, come la realtà che studiava: nessuna semplificazione. Che fosse culturalmente del giro bolognese del Mulino dice molto. Da Dossetti a Ruffilli (ammazzato dai terroristi) a Schiera…cattolici seri, studiosi poco sotto i riflettori ma elemento essenziale della fama di Bologna come centro di ricerca internazionale (dove ha operato uno storico della Chiesa come Alberigo anche) senza trascurare con un’ampia ricerca collettiva la storia del cattolicesimo bolognese, ad esempio, o seguendo con interesse il lavoro di storia del credito della Fondazione del Monte di Bologna – che promuove anche ora lavori sui Monti di pietà, tipo Monte nostro del 1472, che la nostra Fondazione non si è mai neppure immaginata grazie alla non-direzione culturale che ha avuto.
    Mi piace ricordare infine che Paolo Prodi accettò con entusiasmo la richiesta di fare una conferenza nell’Onda per commemorare (se ben ricordo) i 350 anni della morte di papa Chigi Alessandro VII, nato nel palazzo del Casato attinente all’Onda e suo protettore provato per mezzo del fratello Mario. Fu una serata, in cripta, a San Giuseppe, di eccezionale intensità: avvertii che sentiva suoi, mutatis mutandis, i gravi problemi internazionali (Westfalia aveva visto il Chigi protagonista sconfitto) e quelli interni al cattolicesimo che fecero del Chigi un grande papa, non fortunato ma sempre molto impegnato. U uomo e uno studioso serio, a mio avviso forse il cittadino più meritevole di divenire Presidente della Repubblica. Ma non aveva partito…

    • Senesediritorno scrive:

      INTERVENTOMDI VINCENZINO COLI…
      …..perché. Non farne un addendum al libro?

      Non so quanto possa costare la stampa dell’intervento – davvero appassionato e convincente – del DR. Coli alla presentazione dell’ultimo romanzo ereticale, ma potrebbe essere un’idea quella di farlo stampare come addendum al
      Romanzo stesso.
      Un addendum che al prezzo,di 1 euro potrebbe essere proposto sia ai nuovi acquirenti del romanzo, sia a coloro che lo hanno già comprato e che, come me, potrebbero trovare assai gradito e gradevole disporre di una recensione ficcante è appropriata del romanzo medesimo.

  9. MARIO ASCHERI scrive:

    Dimenticavo: ero fuori quando è stato presentato il tuo libro: lo avevo sentito già alla tv ma ci dici che è andato oltre: fagli pubblicare la sua presentaizone.
    Mi dirai: dove a Siena? Bella domanda…forse l’unica rivista che può pubblicare un testo lungo è quella dei Rozzi che so però avere il 2017 tutto impegnato per un numero a tema unico che forse non devo rivelare…almeno sulla Voce del Campo dovrebbe esserci lo spazio: Carlo Fini è tra i referenti!

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