La domenica del villaggio: “Scene da un matrimonio”, e 2 Ps
Cosa c’è di meglio, in questa domenica di orgia politologica (che continuerà nottetempo), che distrarsi un po’ con un’anticipazione dell’Introduzione del nuovo romanzo ereticale “Scene da un matrimonio”?
In coda, un ricordo del grande storico Claudio Pavone, scomparso in settimana, e una breve recensione sull’ultimissimo lavoro del grande Clint Eastwood, “Sully”.
Buona lettura a tutti, dunque (il libro arriva mercoledì, per la cronaca)!
“SCENE DA UN MATRIMONIO”: INTRODUZIONE
“Il matrimonio di interesse è davvero cosa triste, ma quello di disinteresse è ben peggio”.
Questa che i lettori stanno per leggere, è la storia di un matrimonio; come sosteneva Baudelaire, un matrimonio è proprio come un’operazione chirurgica: c’è sempre il medico, il chirurgo, che opera, e poi troviamo il paziente che viene operato, che subisce l’operazione.
Oppure, per dirla con Cechov, potremmo aggiungere che “Se temete la solitudine, non sposatevi”. La posizione di Tolstoj sulle famiglie, quella non la citiamo neanche, perché è troppo conosciuta…
In questa vicenda, complessa come sono quasi tutti i matrimoni, abbiamo di fronte in primis due persone, intorno alla cinquantina: il marito (Altero), di professione macellaio, dotato di accettabile cultura, in quanto ex studente – non però laureato – di Lettere; la moglie (Lucrezia), docente di Latino ed Italiano al Liceo Scientifico, molto attiva (ed ambiziosa) in politica, e – almeno da un certo punto della sua vita in avanti -, scrupolosa maratoneta, in generale molto attenta al lato fitnico della vita.
Poi ci sono i due figli della coppia, adolescenti e pressoché coetanei (uno adottato, quando sembrava che la Natura non potesse provvedere; l’altra, invece, figlia naturale): il maschio (Vitaliano), preso in adozione in Polonia, molto introverso, religiosissimo e studioso; la femmina (Benedetta), con invece ben poca voglia di viaggiare e studiare, tutta amiche, Contrada e brindisini. Molto estroversa, quasi a compensare l’irredimibile introversione di Vitaliano.
A completare il quadretto familiare, ecco nonna Anastasia da Matera: un’arzilla ottuagenaria che ha una special partnership con il nipote Vitaliano, all’insegna della spiritualità cattolica, ed invece un rapporto assai problematico con la nipote femmina. Per motivi (soprattutto uno) che vedremo, l’anziana donna tendenzialmente odia la città in cui pure vive da tanti anni.
Infine, come in tutte le storie, ci sono i personaggi collaterali: l’amante di Lucrezia (Martino), di lei anche collega, affascinante – almeno secondo Lucrezia – conferenziere (mentre viene considerato un insopportabile trombone autoreferenziale dal restante 99% dei conoscenti); poi le donne che Altera tenta di fare sue, con alterne fortune (la personal trainer, Milena, cinica al massimo grado; la barista – almeno ufficialmente…-, Ivanka, con la quale avrà una breve e tormentata relazione; infine la eterea scrittrice fallita, ferrarese, Laura).
Niente si vuole dimostrare, con questo romanzo, credeteci; se non il fatto che l’ironia – e, magari, l’autoironia – sono le uniche armi per riuscire a vivere in modo decente il proprio matrimonio; che non sarà necessariamente la tomba dell’Amore come dice e scrive qualcuno, ci mancherebbe (anche perché, così dicendo, si presuppone l’esistenza dell’Amore, appunto, con la A maiuscola…).
Però è un qualcosa che molto spesso crea problemi seri, talvolta serissimi (anche al netto delle inenarrabili violenze di cui le cronache sono, purtroppo, drammaticamente testimoni); eppure – nonostante il calo in effetti drastico, numeri alla mano – tantissime coppie al matrimonio continuano a pensare, e – magari – si sposano davvero, in Chiesa o in Comune (o in entrambi i luoghi).
Ed anche le coppie omosessuali – o, almeno, molte delle – lottano per poterlo fare, con tutte le difficoltà del caso.
Nonostante – statistiche alla mano – non possano non sapere il tasso di rischio cui sono esposte compiendo il fatal gesto, anche se sanno che la celebrazione dell’unione diventerà forse un ricordo rancoroso, dunque, moltissimi tendono ancora all’unione sancita dalla Chiesa e dallo Stato; anche se tante donne sanno di rischiare di essere brutalmente abbandonate dal marito fedifrago, ovvero sebbene i maschietti sappiano di rischiare di tornare – a 40 o 50 anni – a casa dei genitori, dopo essere stati sfrattati da una casa che magari loro stessi pagano, ebbene femmine e maschi continuano non solo a volersi sposare, ma anche a sposarsi concretamente: non è forde, questa, una cosa su cui interrogarsi, e sulla quale riflettere?
A modo nostro, scrivendo questo libro, il problema ce lo siamo posti, eccome se ce lo siamo posti; ma certo, questa è – e deve essere – solo la (non felicissima) storia matrimoniale di Altero e Lucrezia, senza pretendere di assolutizzare – in un modo o nell’altro – questa coppia. Lucrezia ed Altero: non altri, non altre.
Pur però ben sapendo che difficilmente ci sarà anche solo uno dei lettori che non ritroverà almeno qualche brandello, qualche lacerto, della propria quotidianità di coppia, leggendo questo “romanzo matrimoniale”; di più, se ci è consentita una citazione questa volta non presa in prestito da grandi autori del passato: “Il matrimonio di interesse è davvero cosa triste, ma quello di disinteresse è ben peggio…”.
Buona lettura, dunque: anche perché è probabile che, dopo avere letto questo libro certo non ottimistico, vi sentirete sollevati. Molto sollevati. Per quanti acciacchi e problemi e smagliature possa avere il vostro matrimonio, verosimilmente sarà meglio di quello fra Lucrezia ed Altero, statene certi…
Ps 1 Il film della settimana è “Sully”, l’ultimo lavoro del grande (e splendido) vecchio del cinema americano, Clint Eastwood. La storia – autentica, datata 15 gennaio 2009 – racconta di un clamoroso ammaraggio sull’Hudson di un airbus con 155 persone a bordo, gestito al meglio dal Capitano di lungo corso, Sully appunto (interpretato da un dolente e tormentato Tom Hanks, per l’occasione imbiancato). In una New York City che ha bisogno di eroi come mai prima, Sully diventa un’icona. Ma la strada, prima del trionfo finale, è ancora in salita…
Il cinema americano sa consacrare i suoi eroi, ed Eastwood in particolare. In modo virilmente retorico, che può sembrare un ossimoro, ma non lo è. Di questo, gli va dato atto. Ed una volta tanto, quest’arte si estrinseca in una vicenda davvero a lieto fine!
Ps 2 In settimana, ci ha lasciato – alla veneranda età di 96 anni – il grande storico Claudio Pavone. Il quale, a settanta anni suonati, aveva pubblicato il suo capolavoro: “Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità nella Resistenza” (Bollati Boringhieri, 1991).
Ne venne fuori un putiferio di prim’ordine, avendo Pavone sdoganato, davanti al consesso storiografico di Sinistra, il Fascismo saloino (senza alcuna simpatia personale per lo stesso, essendo egli stato partigiano, con un anno di galera fascista sul groppone, da ventenne). Ci voleva uno come Pavone, per fare accettare l’impronunciabile espressione “Guerra civile”: storico di estrazione interna alla Sinistra (ma non comunista); grande esperto di memoria storica e di fonti (aveva lavorato per anni all’Archivio centrale dello Stato, prima di arrivare – sessantenne – all’insegnamento universitario); infine, come detto sopra, lui stesso partigiano.
Di fronte ai fatti, ed a cotanto libro di cotanto uomo, anche i più faziosi mitografi resistenziali dovettero, obtorto collo, abdicare…
PS 2: Non è appropriato parlare di guerra civile in Italia. Il primo che usò questa espressione fu Giorgio Pisanò nel 1965 con il suo “Storia della guerra civile in Italia” e Pavone si accostò a questo significato ben 26 anni più tardi. Piero Buscaroli sostenne, a ragione, che tutto quel sangue fu sparso perché i comunisti così vollero. I pochi partigiani non comunisti erano “attendisti”, cioè attendevano l’arrivo degli Alleati per poter riprendere la loro normale esistenza che non aveva alcun bisogno di morti per ripartire. Per i comunisti le cose dovevano andare in modo diverso: quella era l’occasione buona per far fuori i nemici del popolo ed andare al potere con le armi, come fino dal 5 marzo 1924 avevano indicato sull’Unità in un articolo postumo firmato da Lenin in persona. Difatti l’amnistia del 1946, che dichiarò non punibili reati come il furto, lo stupro e gli omicidi se compiuti per motivi politici, fu redatta da Togliatti con l’ovvio scopo di salvaguardare i suoi.
Edo gnamo ballerini era del partito d azione la giglio rosso era aperta a tutti voi a sienina boni a spara a tedeschi in ritirata pe fa scoppiare rappresaglie. Come a niccioleta lascia perdere .
E a favvi tromba le donne in valdorcia da marocchini ora so a barzella’roba di quintale poi domani si ragiona.
Che mi tocca montare su un tetto pe messaggiatti
Madonnaccia delle squadre che fanno. casino peggio de rastrellamenti tedeschi
Epoi sciupano tutto che vadino a farselo tribbiare
Te ritonfi con questo Lanciotto ma se leggi la sua biografia vedrai che e’ stato solo e soltanto nelle brigate Garibaldi. Le brigate Garibaldi rispondevano agli ordini di Luigi Longo.
Sublime la frase sul matrimonio di interesse! Complimenti, se i personaggi presentati nell’introduzione sono approfonditi e sviscerati bene, credo che ci sarà da divertirsi. Lo farò leggere a mia moglie…
Burroni ab Marta ciaone andatevi a buttare in merse che da recenza vi vedo
Passare
Firenze Siena i più fave e Italia a parimerito roba da vomito
Roccaforti del rincoglionimento umano
Covo di vermi sentina di cacaiola putridume e rincoglionimento
Bachi di sego lombrichi di letame
Feccia manipolata luridume putrescente
Appunto, si trasferisca, almeno via web. E se non dovesse trovare un Eretico di Fucecchio, penso che un anno sabbatico su twitter non possa che farle bene…
Off topic d’obbligo. A Siena vince il si con il 55,47%. Perché cambi qualcosa, c’è da battersi i piedi nel culo. E il primo che obietta che il referendum non ha valenza politica, lo picchio.
MPS sta cercando 4 miliardi da investitori esteri, che notoriamente non amano instabilità politica. E MPS non è un’entità astratta, sono oltre ventimila lavoratori e 4-5 milioni di clienti che ci tengono i propri sudati risparmi. Penso che questi abbiano votato sì “turandosi il naso” perchè oggi Renzi da solo contro tutti non prende il 41% degli italiani.
Ovvia ….allora ha vinto il NO ….e ha perso il PD…2 VOLTE.
Una ora e una alle prossime politiche : si perchè il “bomba” di Rignano , di riffe o di raffe, un 40% per cento l’ha raccattato anche a questo giro , invece credo che la prossima cariatide ( o marionetta) che faranno segretario non lo voteranno nemmeno i parenti di secondo grado.
Che dire poi del PD SENESOTA…….una risata li seppellirà….
Ma allora il ponte sullo stretto non lo fanno? sta’a vedè che mi tocca rifà la fila pe’ andà al mare
Lo fanno sul canale di otranto Bari Durazzo vai. Con le visioni
Prossima proposta Lecce Smirne #tuttounacampata#
Poi siracusa Cairo # marenostrumoraesempre#
Tutti a parlare del Referendum, io invece voglio dire la mia sull’Introduzione del libro ereticale. Lo leggerò con interesse, ma se l’ERetico ha tempo mi piacerebbe capire come mai un così netto cambiamento di argomenti e – se ho letto tra le righe – di toni. Sono davvero incuriosito. Buon lavoro
Penso che il NO avrebbe vinto lo stesso, ma l’intervento della ‘befanaccia’ della Fornero ha dato un bell’aiuto alla parte del SI, oltre alla sua legge disgraziata, quanti giovani da nord a sud hanno ricordato i suoi sproloqui, le sue paroline in inutile inglese per definirli dei fannulloni, il suo disprezzo per il posto fisso mentre sua figlia ne ha due. E poi Prodi con il disastroso cambio euro/lira per entrare in Europa quando era capo del governo. Insomma se questi due stavano zitti avrebbero fatto solo un piacere a Renzi. La vittoria del NO spero che sarà un bagno purificatore e non ritorni sulla cresta dell’onda Baffino, se no avremmo perso l’ennesima occasione.
Oltre a Grillo anche Renzi adesso pare chiamare il voto.
E Bisogna dare atto al Rignanese di avere un coraggio da leone ….
Questo ulteriore azzardo effettivamente è l’ultima carta che davvero gli resta.
Anche a costo far definitivamente implodere il partito.
O di consegnare l’Italia a Grillo Medesimo.