Passeggiate novembrine (I): Marciano vecchia (ed Annina)
Pur immersi nell’agone della cronaca politico-giudiziaria e, soprattutto, della tragedia parigina, iniziamo oggi una nuova rubrica, che chiameremo “Passeggiate novembrine”. Qualcosa di placidamente rassicurante, via: ce n’è bisogno, no?
Passeggiate lungo itinerari senesi più o meno conosciuti; magari frammenti di appunti per prossimi romanzi (“2019” è in dirittura di arrivo, diciamo ai primi di dicembre), luoghi dell’anima od altro ancora. Iniziamo con Marciano vecchia, dunque, e buona lettura!
MARCIANO
Non era Siena (fino a circa un secolo fa), e da un certo punto di vista non lo è nemmeno ora: questo è il suo fascino.
La vecchia Marciano continua ad avere (bontà sua) un qualcosa che la tiene lontana non solo dal centro storico – che neanche si intuisce, passando da lì -, ma anche dalla periferia settentrionale stessa della città, pur così vicina.
Questo, proprio questo è il fascino del pugno di case e di ville – di un Liberty trionfante – che sembrano una propaggine della periferia nord, senza appunto essere periferia, bensì campagna abitata.
Mix di asfalto e di strada bianca (dal cimitero in giù), fino ad arrivare ad un certo punto, nel quale la strada – quella bianca – finisce, obbligando a inserire la marcia indietro se non si vuole violare la proprietà privata…
Le ville, lungo i muri perimetrali delle quali si passa, lasciano intravedere grandi giardini, pronti a sfociare in autentici parchi: ma questo, appunto, lo si intuisce, non lo si vede.
Le ville e le case che si adagiano sul lato destro andando verso la chiesa, godevano anche di un eccellente panorama, prima dell’edificazione del quartiere dell’Acquacalda: chi le fece edificare, non poteva certo immaginare – un secolo or sono – uno sviluppo così impetuoso di quelle terre, prima solo campi. La suntuosa villa liberty che si trova, all’angolo con Via Milanesi, si chiama “Belvedere”: l’urbanistica degli ultimi decenni, però, rende il nome parzialmente anacronistico…
La chiesa, romanica, è quasi sempre chiusa, ed è davvero un gran peccato; il cimitero, invece, resta aperto, ed è ben tenuto; in un fianco della parete dello stesso, una lapide per i caduti della Grande Guerra: a significare come Marciano fosse – e si sentisse di esserlo – una realtà autonoma, una comunità in re ipsa degna e meritevole di commemorare i SUOI caduti.
Nella strada bianca, la vegetazione lussureggiante dell’habitat autoctono (cipressi, olivi, vigneti sul dolce declivio, pomi ora al massimo dell’intensità) si fonde con elementi allogeni: per esempio, rigogliose agavi. Forse – non pensando di cadere in errore -, le più rigogliose che si trovino nelle immediate adiacenze.
Una strada nata per i cavalli ed i barrocci, oggi solcata da macchine (non troppe, fortunatamente) e da ciclisti e podisti, anch’essi non troppi. Meglio così, in fondo. Come i Cappuccini: che, anzi, sono contraddistinti da una strada più ampia, ma al contempo molto più frequentata dal traffico su gomma.
Marciano, dunque, un po’ nascosta è sempre stata: e magari – non sembri richiesta troppo elitaria – è bene che lo resti: una richiesta interessata, da uno che la frequenta volentieri…
Ps 1 L’amico Francesco Giusti l’ha fatta davvero grossa, con la sua uscita indifendibile contro la blogger Selvaggia Lucarelli; in un comunicato, rimette addirittura il suo mandato, scusandosi con lei.
Che ci sia il Governatore De Luca – quello dei “complimenti” a Rosaria Bindi from Sinalunga – pronto ad accoglierlo?
Ps 2 Nei giorni scorsi, ci ha lasciato Annina del Montone.
Lo scrivente parla avendola conosciuta, illo tempore, nella di lei seconda famiglia, il Costone (ancora deacampizzato).
Fra i frammenti, tanti, che mi pulsano in mente, forse quello più eclatante ed illuminante è questo: 30, 35 anni or sono; Costone, primo pomeriggio di un qualunque giorno feriale; si presenta uno strano essere umano, da me mai visto prima: scarpa con lieve tacco, gambaletto ben in vista, gonna rossa (mi pare), occhiali spessi, cicca in bocca, cane di piccola taglia al guinzaglio. Ha una faccia indecifrabile, senz’altro vissuta, ed una camminata non proprio leggiadra.
Sistemata da qualche parte la bestia (legando il guinzaglio), pretende di giocare, nel campino allora onusto di polvere. Nessuno osa opporsi al curioso personaggio.
Mi si mette, come difensore, davanti: non era proprio come avere Franco Baresi a guidare la difesa, ma insomma…
Colpisce il pallone esclusivamente di punta, si immagina con quale goduria per le scarpe, anch’esse già vissute.
Non è tutto: dopo pochi minuti di partita (“meccino”, si usava dire allora, con diminutivo costonizzato di “match”), il tacco (non ricordo se destro o sinistro, mi perdonerete), durante un’azione di gioco concitata assai, vola via (chi l’avrebbe detto, eh?).
Gioco fermo: dove diavolo sarà finito il tacco della scarpa di Annina?
Personaggio autenticamente pasoliniano, così era Annina, se vi pare; ne potremmo raccontare molte altre, ma non vogliamo tediare.
Piangiamo lei, e con lei la bellezza di momenti che appartengono a stratificazioni di passato, remoto ma non rimosso.
Lei, da par suo, tanti momenti ce li ha resi più degni di essere vissuti, più pieni di vita, dunque non possiamo che esserle debitori…
Qualche tempo fa andavano di moda giochini tipo “sei di Siena se…”, ebbene per me non è possibile definirsi senesi senza conoscere Annina, una splendida persona che ci puó anche aiutare a capire cosa era la Siena del benessere, quella che le ha permesso di vivere una vita felice regalandoci momenti di vera allegria. Non penso ci potranno essere altre Annine nel futuro di Siena.
da non trascurare anche lo stop di gonna…
Caro Gigi (che penso proprio sia QUEL Gigi, un altro reduce di QUEL Costone),
grazie del suggerimento!
Lo “stop di gonna” di Annina, in effetti, era micidiale, perché la gonna fungeva da paniere, ed era impossibile sfilarle il pallone fino a che lo stesso non ricadeva giù…pronto, ovviamente, per essere colpito con un punterolo micidiale dei suoi, e scaraventato in avanti, verso la porta avversaria, alla “viva il parroco” (che lei, però, almeno a quel tempo, chiamava “prete”)!
Sulla questione Giusti, concordo con Bsg e con il Santo, appena letto.
L’eretico
Madonna, c’ho giocato anch’io con Annina a pallone al Costone! Dopo questo tuo intervento diventerà un tormentone degno di quello del Roburrone quand’era giù giù, poi risalì e tutti a dire : in trasferta a Orbetello Scalo c’ero anch’io! Ora, la memoria falla… qual era la trasferta che a contarli c’erano 80000 senesi in uno stadio da 1500 anime? Grande Annina, e bellissimo questo post un po’ tozziano, altro che pasoliniano. Tra l’altro Marciano… parrocchia di… campino di calcio dove il mi fratello infortunò uno… ovvia, per le vacanze di Natale mi ci porti?
mi piacerebbe apprezzare la stessa indignazione da parte del signor sindaco quando certe battute le fanno quelli del suo stesso partito o magari si fosse adirato x le varie porcherie fatte in questa città….se poi inviterà questa Lucarelli al Palio? Beh, c’è chi ha invitato Adriano Sofri…..
che squallore, per una infelice battuta scritta su facebook (capirai, manco l’avessero detto al tg1 delle 20….) il primo cittadino coglie l’ennesimo appiglio x una patetica strumentalizzazione politica da quattro soldi arrivando addirittura ad ipotizzare un invito ufficiale al Palio (manco si trattasse di chissà chi, ma chi è questa Lucarelli? di cosa di importante si occupa?)…..mamma mia come siamo caduti in basso, non c’è limite al peggio
ciuaua…
Annina adesso e’ nel campino del Paradiso a giocare a pallone, un bacio. A proposito della strada bianca prespicente la bellissima chiesa della Piazzetta di Marciano, a sinistra, passeggiando c’e’ una bella villa antica con annessi in fase di ristrutturazione; Eretico, secondo te che destinaziine d’uso avra’? Grazie per la tua risposta.
Cara Amina,
aspettavo che qualcuno ponesse la questione: dunque, complimenti!
Vediamo, per ora, se qualche lettore offre lui (lei) la risposta: la villa in effetti è grande grande…
L’eretico
Ho conosciuto Annina negli ultimi scorci degli anni 70, ai servi, dove ci spingevamo quando salicotto non ci bastava più.
Sotto l’alberone col pallone fra le scarpe, rigorosamente di cuoio, ci ha sempre accolti, anche se si poassava il n legale per giocare…ricordo bene una sera che per non lasciare fuori nessuno, saremo stati 15, si fece da parte lei, proponendosi di fare larbitro….avrà fischiato 10 rigori, e nessuno che avessi contestato una volta.
Godeva di un rispetto e di un ammirazione che tanti soloni oggi pretendono ma che non avranno mai xche lei si confrontava con schietezza, sincerità e guardandoti sempre negli occhi, attraverso quelle lenti sempre piu spesse.
Non la frequentavo, a quel tempo le distanze erano ampliate nello spazio e nel tempo, ma ho continuato a salutarla fino a pochi giorni fa, conscio che non mi riconoscesse direttamente, m se nkn come uno dei ragazzi che ruzzavano x le strade.l’ho volutamente lresentata al mio figliolo più grande al quale nkn ha dato il tempo di esprimere il suo nome, prima di sapere di quale contrada fosse.
Io la saluto come lei salutava sempre me…
Addio Nini!
Quale era il colmo per un comunista secondo Annina? “Tagliarsi l’uccello con la falce e ficcarselo in culo con il martello.” Detta (ogni volta) ai cenini nel Montone
Il ricordo che lei ha di Annina, caro sig. Fantini, mi conferma lopinione che mi sono fatto in base ai suoi post…molte nozioni, poche relazioni tra queste.
L’ ho sentita anche io pronunciare quella frase, soprattutto x “captatio ” dei presenti, non sempre persone che le volevano bene, ma che ne facevano scherno.
Ecco, ritengo che lei, sig. Fantini, sia tra queste ultime.
Nella sua ricca biblioteca forse c’è posto x Cecità di Saramago.
Saluti
Annina anima candida, spontanea, divertente e genuina come un bambino. Di lei ricordo con il sorriso un aneddoto di tanti anni fa.
In città, in compagnia di un amico dell’Erasmus venuto a trovarmi mi fa: “O codesto citto di dov’è?” “Tedesco, Anna” E lei, mettendosi sull’attenti col braccio teso: “Heil Hitler”.
Un abbraccio Annina, eri patrimonio di tutta Siena e tutti ti volevano bene. Riposa in pace.
Ma povero Giusti , ma come è stato interpretato male. Lui voleva dire che una bella donna come la Lucarelli farebbe bene a fare all’ Amore invece di essere sempre in trincea a scrivere articoli e soprattutto di fare l’ amore con lui. Io non vedo niente di male, anzi gli ha fatto un complimneto .
Boh ?
Solo una precisazione: Acquacalda una sega. Quello è il Pietriccio. E quante storie avrebbe da raccontare quel quartiere di umili case popolari divenute regge al cospetto dei casermoni della vicina Acquacalda o dei ghetti di San Miniato e delle Taverne…
Caro amico,
Da quello che mi consta, si dice che la piscina è quella dell’ Acquacalda, e quella – con case costruite giusto sopra – da Marciano vecchia si vede. Da villa Belvedere invece in effetti si vede il Petriccio, o Pietriccio che dir si voglia…
L’eretico
Prof, non voglio fare il piccoso, anche perché si ruzza, ma direi che dalla chiesa vecchia la piscina non si vede in quanto coperta da via Dante,(anche detta la curva del 13, ma questa è un’altra storia). Naturalmente, sono pronto a cospargermi il capino di cenere qualora mi sbagliassi, anche perché ‘un si sciupa niente. Piuttosto, è meritoria di passeggiata anche l’attigua strada della Befana, dalla quale si gode, specialmente al tramonto, una splendida vista di Siena. Con amicizia.
Eretico, ha ragione Semplici. Dal muro della strada di Marciano, che e’ il miglior punto di osservazione, si vede bene il Petriccio, il Petriccio vecchio con l’arco, un po’ di Uncinello, poco o niente, mi sembra, dell”Acquacalda. Ma soprattutto si vede un magnifico panorama del versante senese della Montagnola, Dalla terrazza adiacente la Chiesa, terrazza purtroppo sempre chiusa da un cancelletto, si gode invece una bella visione della Valdarbia e del Monte Amiata. Terrazza e annessa bella casa parrocchiale sono purtroppo in stato fatiscente. Alla tua bella dersctizione dei posti mi permetto di aggiungere che la piazzetta si anima visibilmente almeno due volte l’anno. In occasione dei festeggiamenti della Madonna della Rosa, e in occasione della gara podistica denominata “Marcianella”, organizzata dal Gpa Libertas, tutti gli anni il primo di Maggio.
Prima di arrendermi, andrò quanto prima a ricontrollare: ottima scusa per tornarci, no?
L’eretico
Marciano vecchia… dove presi la prima sbornia della mia vita, a forse 10 anni. Andai con un altro ragazzetto(non ricordo il nome) e don Cinelli per la benedizione delle case. Allora c’erano tanti contadini. Soldi pochi o nulla, salvo nelle gran ville che immagino ci saranno ancora. Ad ogni casa ci davano le ova e un vinsantino. Me lo ricordo ancora come fosse ieri: un vecchino con la pelle rugosa e bruciata dal sole… “gli si da un vinsantino a ‘sti ragazzi?” e il bicchiere era da osteria. Di quelli francesi che non si rompono neanche se cascano in terra. Don Cinelli li bevve tutti, ad ogni benedizione. A noi chierichetti fu concesso, prudentemente, di berne solo uno ogni tanto (forse una casa si e una no). Alla fine delle case s’era tutti ubriachi. Abbastanza da rovesciare l’acqua santa.