La domenica del villaggio: Pasolini, un reazionario progressista (e 5 Ps)
Appuntamento con la rubrica culturale della settimana, quest’oggi dedicata in modo monografico – poteva essere altrimenti? – ai 40 anni della scomparsa di Pier Paolo Pasolini, dopo quella maledetta nottata di Ostia.
Per concludere, qualche stimolante Ps, anche per non perdere l’abitudine.
Buona lettura!
PASOLINI, NON FACCIAMONE UN SANTINO
Su questo, credo che tutti quanti possiamo concordare: non facciamo di PPP – in questo profluvio di articoli e ricordi su di lui – un santino, Pasolini stesso ne sarebbe amareggiato, forse stordito. L’ha detto Asor Rosa per primo, e noi non possiamo che confermare.
Per intanto, ci piace segnalare un libro in uscita (5 novembre), insieme a tante meritorie ristampe: “Per indegnità morale”, della valida storica Anna Tonelli (Laterza, pagg. 168, 14 euro).
In esso, si ricostruisce con materiale di prim’ordine la triste vicenda dell’espulsione (per indegnità morale, appunto) di Pier Paolo Pasolini dal Pci friulano. La Tonelli, fra le altre cose, dimostra come negli archivi del Pci locale il caso-Pasolini sia stato verosimilmente sbianchettato, stante la sua assenza negli archivi preposti.
Da notare che al momento dei fatti, il docente di scuola media Pasolini assommava gli incarichi di Segretario di sezione e di Ispettore regionale di un’organizzazione giovanile legata al Partito. A livello locale, dunque, non era certo l’ultimo arrivato. Il giovane Pasolini (27enne) durante una sagra di paese si era appartato, per motivi sessuali, con 4 ragazzetti (due di 15 e due di 16 anni), tutti debitamente ubriachi. Dopo questo episodio (giudiziariamente concluso con un’assoluzione), il promettente intellettuale friulano dovette per la vergogna emigrare a Roma, città nella quale visse 25 entusiasmanti anni della sua vita. Gli ultimi 25 anni, dei 53 complessivamente vissuti.
Poeta (anche in dialetto), polemista, scrittore, giornalista, viaggiatore nell’autentico senso della parola, regista: un intellettuale davvero a 360°, PPP. In questo senso, certo senza eredi alcuno, nell’Italia di oggi (anche qui, concordando in toto con Asor Rosa).
Intellettuale ed uomo, Pasolini, gonfio di contraddizioni; certi di dimenticarne qualcuna, proviamo a darne un elenco: anticlericale, ma più genuinamente pervaso di spirito cristiano di molti uomini di Chiesa (e contrario all’aborto!); comunista dichiarato e convinto, ma – come visto – espulso dal Pci e sistematicamente critico con la “Chiesa rossa”; contestatore incallito, al contempo critico con il ’68 (vedasi l’episodio di Valle Giulia); individualista, eppure impegnato in politica lungo l’arco di tutta la vita; antifascista, implacabile nel denunciare la bruttezza – anche estetica – del Fascismo, visse però a lungo nel più fascista dei quartieri romani, l’Eur; infine, il sesso: sembrava che – come ha acutamente ricordato Massimo Recalcati su Repubblica – “fosse preda di un fantasma che lo obbliga ad un godimento compulsivo simile a quello di cui è stato (vedasi la critica al consumismo, Ndr) un feroce critico”.
E un coacervo di contraddizioni fu anche nel rapporto con il corpo, al netto della questione della omosessualità: solo D’Annunzio aveva fatto entrare il suo corpo così al centro della scena, fra i letterati italiani novecenteschi. Fateci caso: l’unico con un corpo muscolarmente definito – fra gli scrittori novecenteschi – fu lui.
Amante dello sport, del calcio in particolare: “buona ala sinistra, dotata di un buon dribbling, veloce ma senza tiro”, lo ricorda Fabio Capello, che ci aveva giocato insieme. Mentre gli intellettuali di sinistra concepivano la loro attività come uno iato fra corpo e mente, lui giocava a calcio, a palla-canestro (come scriveva), amava sciare.
Un conservatore progressista, potremmo definirlo, con voluto ossimoro: una sorta di Cacciaguida dantesco, che trovava in un supposto edenico passato (l’Italia rurale, delle lucciole, o quella delle borgate romane) il bene assoluto; e proprio grazie a questa forma mentis, sa diventare straordinario, ed unico, nel prevedere la deriva consumistica dell’homo italicus, in un momento in cui le sorti magnifiche e progressive del capitalismo trionfante erano dominanti.
E Pasolini – che oggi avrebbe 93 anni, più o meno come Scalfari ed altri ancora attivissimi – ci manca perché sarebbe stimolantissimo sapere cosa pensa: di un’Italia di beoti (quorum ego) che si mette in fila per ore, giusto per vedere qualche filmetto esplicativo sull’agricoltura biologica (quando va bene); di una generazione di giovani che vive connessa e che mette sui social anche quante volte è andata al cesso; della corruzione imperante in ogni rivolo della società italiota. E di tanto, tanto, tanto altro ancora.
Quando ad una figura vorremmo chiedere tante cose – e QUALI cose -, ed anche a 40 anni dalla morte, si può stare sicuri che il suo ruolo di intellettuale, con tutte le umane debolezze, l’abbia interpretato bene.
Non facciamone dunque un santino, perché PPP sarebbe il primo a non volerlo; piuttosto interroghiamolo, partendo da quello che ci ha lasciato.
Che ancora può illuminare (ed illuminarci), almeno in parte, il presente…
Ps 1 A proposito di Pasolini, domani sera il Nuovo cinema Pendola meritoriamente propone la versione restaurata di “Le 120 giornate di Sodoma”, film maledetto del regista friulan-romano.
Ps 2 L’Oms attacca con durezza le carni rosse e gli insaccati: la notizia ha tenuto banco, in settimana, e ne riparleremo. Per intanto: si dice che ci sono 180mila addetti ai lavori a rischio, in Italia, nel comparto carne. Il problema del rapporto profitto-salute, come altre volte, si ripropone: meglio i posti di lavoro o la salute?
Ps 3 Il fotografo senese Alessio Duranti sbarca in Cina: le sue foto sono in tour in tre località cinesi. Chapeau ad Alessio, dunque!
Ps 4 Ieri per il secondo anno consecutivo sarebbe stato il compleanno di Paolino Corsi, ma lui ci ha lasciato; a modo suo, era un poeta anche lui. Il titolo della sua raccolta di poesie, “Con le scarpe lucide”, non era forse straordinario, per uno che non si poteva alzare dalla sedia a rotelle?
Ps 5 Appuntamento in libreria Senese giovedì 5 novembre alle 18: lo scrivente introdurrà e dialogherà con Cristina Cassar Scalia, scrittrice siciliana, autrice del romanzo “Le stanze dello scirocco” (edito da Sperling e Kupfer).
Per chi ama le atmosfere siciliane e le storie passionali, un appuntamento da non mancare.
Pier Paolo Pasolini aveva un fratello di nome Guido che nel 1944 entrò a far parte delle brigate partigiane Osoppo Friuli, di estrazione non comunista. Fu ucciso dai partigiani comunisti a margine di quello che alla storia è passato come l’eccidio di Porzus. Questa la spiegazione che di quell’episodio ci dà il partigiano Giorgio Bocca a pag. 540 del libro “Storia dell’Italia partigiana”. “L’episodio più nero, più amaro, del settarismo è quello di Porzus, ma data la situazione c’è da chiedersi come un fatto del genere sia avvenuto una sola volta. Siamo infatti nel punto di cerniera fra partigianato slavo e quello italiano, in mezzo a passioni nazionalistiche violente, fra giovani sottoposti a propagande ossessive. Gli autonomi della Osoppo hanno commesso l’imprudenza di mettere a Porzus un distaccamento comandato da un certo Bolla (Francesco De Gregori, zio del cantautore n.d.r.): uomo sbagliato nel luogo sbagliato. Un piccolo reparto “verde” nel mezzo al mare “rosso” potrebbe sopravvivere solo a prezzo di un’attività militare tale da meritare la stima e incutere rispetto. Purtroppo Bolla scrive in continuazione rapporti al CLN di Udine sulle mene slavo-comuniste. L’alleanza fra gli slavi e i garibaldini (partigiani comunisti n.d.r.) è un fatto reale, la politica internazionale impone al PCI di sacrificare in parte gli interessi nazionali, volenti o nolenti i garibaldini devono piegarsi ad accettare una certa supremazia titina. Ma Porzus non deriva da un ordine titino, Porzus è una faccenda italiana. Le accuse e le denunce di Bolla, ripetute al CLN di Udine, mettono in allarme i rappresentanti comunisti; da essi parte l’avviso al Comando della divisione Natisone: risolvete in qualche modo la grana Bolla. Il comando di divisione esegue in quel modo che non ha rimedio, la morte. Il 7 febbraio 1945 una colonna di 150 garibaldini forniti da vari battaglioni della Natisone punta su Porzus, comandata da Mario Toffanin detto Giacca, un gappista padovano. Nel suo reparto gli uomini vanno in giro con enormi stelle rosse appese a giacche a vento; chiunque non sia comunista è fascista, per Giacca sono dei fascisti anche quelli del Comando di divisione. Gli hanno ordinato, così almeno si dirà, di arrestare Bolla, però non è un ordine che si può dare a un tipo violento e squilibrato come Giacca. Egli sale a Porzus, cattura con uno stratagemma gli osovani e li fucila come traditori.” Guido Pasolini non fu ucciso alla malga ma in luogo diverso, anche se per lo stesso motivo. Questo fatto non ha, evidentemente, indotto alcuna valutazione negativa sul PCI da parte di Pier Paolo Pasolini, visto che in quelle fila poi militò fino alla espulsione riportata dall’Eretico. Mario Toffanin per quei bei fatti fu processato a Lucca nel 1952 e condannato all’ergastolo. Non scontò mai un giorno di pena essendo prima riparato in Cecoslovacchia e nel 1978 graziato dal Presidente Pertini che, si vede, non era d’accordo che un tipo del genere finisse in galera. A seguito della grazia Toffanin potette godere anche della pensione.
da vivo Pasolini era considerato di destra da molti di quelli che votavano a sinistra; di sinistra da parte di quelli che votavano a destra. Certo quando scriveva: “Io sono una forza del passato. Solo nella tradizione è il mio amore. Vengo dai ruderi, dalle Chiese, dalle pale d’altare, dai borghi dimenticati sugli Appennini o le Prealpi, dove sono vissuti i fratelli ecc. “, o difendeva i poliziotti a Valle Giulia, all’epoca non poteva apparire tanto “de sinistra”. Vedeva in San Paolo una specie di Gramsci ante-litteram; quelli di Casapound manco sanno dell’esistenza delle bellissime interviste di Pasolini a Ezra Pound. Per molti era “un frocio”, la televisione lo ridicolizzava, anche se fu amato di un amore impossibile da Maria Callas. Il mondo cattolico non capì neppure quello che forse è il più bel film su Gesù, forse perché non abbastanza patinato; men che mai comprese “La ricotta”, in cui si metteva in scena la morte del sacro nell’Italia contemporanea dominata dal consumismo (memorabili le parole di Orson Welles: “Il popolo più analfabeta, la borghesia più ignorante d’Europa”). Gli articoli sul Corriere oramai sono pezzi di storia incredibilmente profetici (i “giovani infelici”, l’articolo sulla “scomparsa delle lucciole”…). Il più bel film, secondo me, un riassunto di tutta la sua poetica e di tutta la sua riflessione sociologica, è “Che cosa sono le nuvole”, con Totò, Ninetto, Ciccio & Franco, Modugno e Laura Betti. Ce ne fossero oggi di intellettuali anticonformisti e lungimiranti come Pasolini…
Caro Eretico
Descrivi molto bene la storia ufficiale. Dove vi entra il sesso, la morale, il partito comusta, e tutto quanto può rendere piccante una storia. Magari detta così ne puoi parlare anche nella buona scuola, riformata dai nostri geni.
Ma ….. ma una versione un po più credibile andrebbe affrontata. Avrebbe scritto anche Petrolio….. non terminato… o terminato?
Dentro i partito comunista vi era o non vi era una fazione atlantista.?..chissa.
Caro anonimo,
di un personaggio, di un intellettuale come PPP, in un singolo pezzo, si può scrivere solo qualcosa, cogliere qualche frammento, senza mai essere esaustivi. Avrai notato che non ho scritto niente sul Pasolini regista, per esempio (meno male che ci hanno pensato altri, tra cui il Superavvocato con due interventi degni di nota).
Ad ogni buon conto, una fazione atlantista c’era eccome, nel Pci: basti pensare a tale Giorgio Napolitano, senza andare tanto lontano. Ed anche il buon Renzi si è circondato di ex CIA, che fanno sempre comodo (Michael Leeden docet).
Ps Per Simone Passaponti: sulla pallavolo (presumo Emma Villas Chiusi), non mi pronuncio per manifesto conflitto di interessi familiare…
L’eretico
…e i loro eredi so’ ancora in giro a fà i gazzillori politici.
Ciao Raffaele , vado off topic :
Te come la vedi la nuova squadra di pallavolo ? A me ricorda già tantissimo la mens sana degli anni d’oro…….
Tanto per “citarmi addosso” su Pasolini ho scritto un articolo in “campioni gratuiti” diversi anni addietro. Lo ripropongo fatemi sapere le ritenete attuale, a me pare coincidente per tante cose con quello del Prof. Unica cosa sulle capacità calcistiche del pà ho più che qualche dubbio secondo me anche Capello si è inchinato alla retorica.(Basta leggere quello che ne diceva Franco Citti nella sua (auto)biografia “Vita di un ragazzo di vita”.
Luigi De Mossi
OSTIA, 2 NOVEMBRE 1975 VIENE UCCISO PASOLINI, C’ERANO TUTTI
Nel trentennale della morte di Pier Paolo Pasolini, la grancassa mediatica del glamour borgataro picchia forte sul feticcio Pisolini, ormai adottato da tutti, senza pudore e freni, a destra come a sinistra.
Tutti, ma proprio tutti, citano la Roma Pasoliniana delle Borgate, di Pietralata, di Via di Donna Olimpia, del Ferrobedò: ma quella Roma, se è esistita davvero, se non è un sogno poetico di Pasolini stesso, non c’è più, soppiantata da un generone romano finto coatto-televisivo che avrebbe fatto inorridire il Poeta.
Pasolini è stato tante cose, l’ho scritto più volte, ma certamente non è stato un intellettuale alla moda come lo ha fatto diventare una certa consacrazione postuma che è tipica del nostro paese.
Quando uno muore, e la morte di Pasolini è perfetta per creare il mito del poeta delicato e dannato, martirizzato da uno – o più ragazzi di vita – che lui aveva cantato in un capolavoro assoluto della letteratura del secondo novecento (“ragazzi di vita” per l’appunto), viene immediatamente consacrato a qualche idea.
Pasolini, che in vita è stato ripudiato ed odiato da tutti – anche dal partito comunista che all’epoca dei fatti di Casarsa della Delizia, cioè del processo per corruzione di minori, lo aveva espulso dal partito e, di fatto, costretto emigrare a Roma in una fuga disonorata e disonorevole– oggi è l’autore più citato nei salotti ; da quelli della sinistra illuminata a quelli cripto-capitalistici.
Sono tutti lì pronti ad usare l’aggettivo “profetico” per leggere ogni catastrofe del presente nelle previsioni più o meno azzeccate – e molte spesso lo erano davvero – del Poeta.
Chissà cosa avrebbe detto il Pasolini degli “Scritti Corsari” di questo plauso postumo; di tutti questi ipocriti che fino al giorno prima della morte ne aveva criticato usi e costumi non perdonandogli massimamente la libertà di pensiero e l’anticonformismo delle idee, che è peccato mortale in un paese come il nostro, dove, se non si sta dentro una qualunque chiesa o parrocchia, si è subito guardati come anomali ed anormali e giudicati, quando va bene, come tipi strani o, peggio, sovversivi.
Del miglior Pasolini non voglio ricordare l’elogio dei Poliziotti contro i figli di papà, la somma arte poetica e cinematografica, o il Corsaro irriducibile, mi piace invece leggerlo nella morbidezza dell’incipit de “Le Ceneri di Gramsci”
“Non è di maggio questa impura aria
“Che il buio giardino straniero
“Fa ancora più buio, o l’abbaglia
“Con cieche schiarite …..questo cielo
“Di bave sopra gli attici giallini
“Che in semicerchi immensi fanno velo
“Alle curve del Tevere, ai turchini
“Monti del Lazio…. “
C’è tutta Roma in questo inizio, c’è tutto Pasolini.
Luigi De Mossi”
Per Campioni Gratuiti
Per finire: riguardo alla produzione cinematografica sono assolutamente d’accordo con Groppone da Figulle “Il Vangelo” ed i due episodi “La ricotta” e soprattutto “Cosa sono le nuvole” sono straordinari e superiori a tutto il restante e pur notevole corpus cinematografico.
Luigi De Mossi
Personalmente non ho mai apprezzato molto Pasolini principalmente per le sue frequentazioni sesuali (i ragazzetti) e lo dico non per avversione verso gli omosessuali in quanto due dei miei migliori amici, a cui voglio un gran bene, sono tali e vivono insieme da una vita. Amici che visito ogni volta che posso e che mi vengono a trovare ogni volta che possono (vivono in America). Persone spendide.
Come regista me lo ha fatto vieppiù apprezzare il commento sprezzante di tale Muccino che si dice esere un regista.