“Gli scheletri nell’armadio” (Cap.4), e Nagasaki, e l’Alto-Adige…
Appuntamento culturale della domenica, con il Capitolo 4 del romanzo “Gli scheletri nell’armadio” (2010); in aggiunta, due riflessioni storiche: una – preannunciata – sulla Questione altoatesina; l’altra, inevitabilmente incentrata sui settanta anni da quel 9 agosto 1945 che spazzò via Nagasaki.
Buona lettura!
“Gli scheletri nell’armadio” (Capitolo 4)
Fra i suoi sette-otto selezionati clienti, negli ultimi tempi si era inserito un giovane senese, Roberto. Figlio dell’alta borghesia locale, 30 anni, sempre fornito di camicia di marca ed occhiali con la montatura più in voga, un metro ed ottanta di altezza, i capelli corti per limitare i danni di una calvizie precoce, di solito ben rasato, un fisico normotipico; i genitori ancora insieme per conformismo sociale: lui direttore di una filiale del Monte dei Paschi di Siena, l’onnipotente banca locale; lei insegnante in una scuola media, tanto per tenere occupata mezza giornata, cinque mattine a settimana: entrambi detentori di svariati appartamenti, da affittare a studenti e turisti.
Roberto era figlio unico; tanti soldi non sudati (neanche chiesti ai genitori, in quanto elargiti con sciocca naturalezza), era in procinto di aprire, con il denaro avito, un ristorante nel centro della città; una vita fatta di aperitivi, belle macchine e viaggi, in Italia e all’estero. Il piacere, poi, delle scommesse, sui cavalli o su qualunque altra cosa.
Un prototipo della gioventù dorata della Siena bene, dunque; lasciato dalla fidanzata cnosciuta sui banchi della scuola superiore (un Liceo Classico imposto dai genitori per pura ambizione di prestigio cittadino, terminato a stento dopo una bocciatura), aveva accentuato tutti i vizi già ben presenti nella sua vita. Il bere, spesso l’ubriacarsi, erano diventati norma ineludibile; non c’era più il giorno della settimana dedito all’esagerazione, c’era il giorno dedito alla (relativa) sobrietà. Alle pasticche di anfetamina, si era aggiunta la cocaina, dalla quale la fidanzata lo aveva tenuto lontano. Un quotidiano pacchetto di sigarette completava il quadro generale dell’insalubrità personale.
Solo uno come Werner lo avrebbe potuto raddrizzare: quanti virgulti tedeschi, potenzialmente a rischio, aveva salvato con l’atletica leggera, facendogli sputare sangue, non sempre in modo metaforico, con le sue massacranti ripetute. L’adrenalina, Werner, gliela faceva venire con il cronometro in mano: se non avessero raggiunto i tempi da lui stabiliti, niente uscita nel fine settimana, e cinque giri di pista, con i pesi ai piedi, a rendere più massacrante la punizione. Le droghe, che diamine, devono servire per potenziare le prestazioni, non per creare degli smidollati semialcolizzati. Werner aveva sempre pensato questo. E lo aveva messo in pratica. Il tedesco pretendeva che i giovani fossero “rapidi come il levriero, coriacei come il cuoio e duri come l’acciaio Krupp”, ripeteva, citando il Fuhrer.
Ma Roberto, invece che in Werner, si era imbattuto nella sua cameriera personale. I cento euro ad incontro non gli pesavano di certo.
Quello che pensava fosse un caro amico – il fornitore di cocaina e prostitute della Siena dei potenti – gliela aveva magnificata: il magnetismo dei suoi occhi era la carta in più, per lei, da giocare, all’interno della concorrenza fra i tantissimi, similari, corpi slavati che si offrono quotidianamente. Anche l’iride, anche questa membrana muscolare pigmentata, era quindi (cosa ben rara!) finita fra le referenze di una delle tante ragazze dell’est offrenti compagnia a pagamento. Insieme alla sua riservatezza, ed accanto alla sua dolcezza.
“Credimi Roberto, questa è una speciale, ha qualcosa di diverso dalle altre. Non saprei spiegarlo, ma qualcosa c’è, credimi”, gli aveva detto – dopo una tirata fatta insieme – il pusher della Siena che conta. Che non era uno sprovveduto: aveva capito che, nella Siena di oggi, contano più le amicizie influenti, che non tanti anni di impegno in qualsiasi campo.
E che per salire di corsa i gradini del successo, il mezzo più veloce – per uno sfaccendato venuto dalla campagna – era quello di procurare polvere bianca e donne agli oligarchi della città. Come anche a molte altre latitudini. Il successo, l’ascesa sociale la si poteva dare per sicura, per scontata.
Nella Siena del ventunesimo secolo, chi dà la polvere bianca alle persone giuste, è sempre più meritevole di chi la polvere la toglie da sopra i libri…
Roberto aveva, in effetti, trovato in lei una insospettabile profondità di pensiero, una conoscenza delle lingue (Nadia parlava, oltre al russo ed all’italiano, l’inglese) del tutto inimmaginabile per lo standard della ragazza senese media, ed una sincerità di fondo, a tratti financo eccessiva: era così diversa dalle coetanee senesi, il suo duro vissuto la esimeva da quella vacua superficialità e da quel presenzialismo strafottente rintracciabile in moltissime delle sue coetanee. Non esclusa la sua precedente fidanzata.
Tutto ciò affascinava in modo potente Roberto, che, confusamente, vedeva i limiti e la pochezza di quel mondo, dal quale non aveva però sufficiente forza per staccarsi. L’attrazione-repulsione verso questo superficiale edonismo era per lui costante, senza possibilità di riscatto: e l’alcol e la cocaina non aiutano certo a dipanare certe ingarbugliate matasse.
Tanto più cercava di allontanarsi dal suo gruppo, tanto più diceva di volerlo fare, con maggiore lena ci si rituffava, implacabilmente, dentro. E non c’era volta che la frustrazione non lo assalisse, creandogli un’insicurezza che solo Nadia, a tratti, sapeva quantomeno lenire…
Ps 1 Questione Alto Adige-Sud Tirolo (riflessione scritta da Toblach-Dobbiaco): dobbiamo avere il coraggio e l’onestà intellettuale di ammetterlo. A quasi un secolo da quando l’Alto Adige è diventato tale, cioè italiano, l’integrazione è fallita. Miseramente fallita. Per idiozia mussoliniana (vedasi Monumento alla Vittoria a Bolzano), per pavidità democristiana, per disinteresse e quieto vivere successivo, da parte italiana; per la furbizia e la sfrontataggine sudtirolese, dall’altra.
A Bolzano, nel centenario dell’ingresso della Grande Guerra per l’Italia, nella Piazza principale si onorano i caduti tirolesi, non quelli italiani (è accaduto lo scorso aprile): se l’Italia avesse la dignità che non ha, sic et simpliciter non lo permetterebbe.
I matrimoni di interesse, sono notoriamente quelli più duraturi: ma se convengono tanto al marito, quanto alla moglie. Il matrimonio di interesse con il Sud Tirolo, invece, conviene moltissimo ad un contraente: qualcuno mi sa spiegare a cosa convenga per l’altro?
Ps 2 Oggi cade il settantesimo anniversario dell’atomica su Nagasaki, quella che fece cadere il Giappone (la resa è del 15 agosto, non a caso).
Nagasaki – principale città cattolica del Giappone – fu bombardata, ma era Kioto, quella per la quale si era inizialmente deciso: ancora oggi non sappiamo per certo perché poi sia stata scelta Nagasaki (questioni atmosferiche di quel 9 agosto? Bellezza artistico-storica di Kioto? Escluderei per il fatto che il Segretario alla Guerra Henry Stimson – che presiedeva l’unità operativa ad hoc – era andato a Kioto in viaggio di nozze…).
Ad ogni buon conto, fra le tante considerazioni che si potrebbero fare, poniamo l’attenzione almeno su questa: in quell’agosto, negli States la mattanza nipponica di donne, vecchi e bambini fu festeggiata in pompa magna, senza alcuna pietas per le vittime (quasi tutte civili). Il politically correct non esisteva proprio.
In Giappone, poi, i sopravvissuti (hibakusha) venivano socialmente emarginati, ghettizzati.
Abbiamo ancora tanta, tantissima strada da fare; se, però, ci guardiamo indietro, qualche passettino in avanti, forse, l’abbiamo pur fatto…
o è italia o no. se è italia,si parli italiano. già scritto in altro blog: voglio avere il diritto,pa persona italiana,di poter lavorare IN ITALIA senza sostenere esami di tedesco in alto adige,o di francese in val d’aosta.
se bolzanini e valdostani un capiscono,vadano a sQuola (la q ce l’ho messa apposta,vabbè?)
Ps1. Quello che è evidente è che ai sud tirolesi brucia aver perso una guerra e disprezzano chi li ha vinti; gli innamorati del 25 aprile, e te Eretico sei con loro, pensano quella guerra di averla vinta e perciò ringraziano continuamente i generosi Liberatori.
Ps2 Nakasaki. Quei morti furono d’avvero tanti e poi erano tutti civili: ma non era un crimine di guerra ammazzare i civili? Beh, se si tratta di portare la democrazia un occhio si può chiudere anche sulle bombe tirate in quel modo là. Democrazia? Ma fra gli Alleati stava anche la Russia di Stalin che, insomma, tanto democratico non era, eppure su Mosca la bomba atomica non fu sganciata. Tu che idea ti sei fatto Eretico?
Caro Edoardo,
è sempre più evidente che Hiroshima e Nagasaki furono usate (oltre che per mettere in ginocchio il Giappone), anche per dare un monito a Stalin, che era senza atomica, ed era un alleato già considerato pericoloso (giustamente): furono dunque l’ultimo atto della Seconda guerra, e in qualche modo il primo della Guerra fredda.
Da notare anche che i circoli militaristi nipponici erano tutt’altro che decisi alla resa incondizionata…
Stimolante l’intervento di Kirilux: sì, sarebbe più esatto “Tirolo del Sud”; ma è proprio la denominazione che, qui a Toblach, usano gli “italiani” del luogo. Dunque, io uso Alto Adige!
L’eretico
Caro Eretico, forse la mia domanda era mal posta. Volevo chiederti se, a tuo parere, ci fu qualcosa di strano nel comportamento degli Alleati, che chiesero soldi e vite umane ai propri cittadini per combattere una guerra contro le dittature ponendosi, però, dalla parte di Stalin.
Qualche passettino in avanti? Sì: non usiamo più la clava.
Innanzitutto una puntualizzazione geo-terminologica: in Italia si continua a parlare di “Alto Adige” quando sarebbe preferibile – e ben più corretto – dire “Tirolo Meridionale”: il fiume omonimo bagna la Val Venosta, tocca Bolzano e scende verso Sud; di certo non attraversa la Val Pusteria, la Val Badia, la Val Gardena o la Val d’Isarco (tanto per citare le valli più rinomate). Poi il disvelamento dello scaltro segreto dei “Sudtirolesi”: fare gli “italiani” con i “tedeschi” e fare i “tedeschi” con gli “italiani” (però, a ben vedere, attenzione alla parola “tedeschi” perché è complessa e di non immediata comprensione!).
austriaci semmai…se li chiami tedeschi, s’incazzano.
Come ti ho detto in trascorsi post sono bilingue e do una idea da questa posizione.
1 Tutte zone di confine hanno delle popolazioni miste, e non sono minoranze ma autoctoni del luogo.
2 Se si dovessero risanare certe situazioni si dovrebbe capovolgere il mondo, ma non si arriva a niente.
3 Chi soffia sul fuoco delle popolazioni di confine dovrebbe essere messo sotto controllo. Perchè lo fa per il proprio interesse.
4 Nel caso specifico la val gardena e la val Badia sono valli Ladine e non germaniche.
5 Se si dovesse guardare all’interesse economico è chiaro che spostando il confine ad Ora per l’italia sarebbe vantaggioso.
Riguardo a Hiroschima lo possiamo considerare il più grande crimine contro l’uomo.
Il racconto che fai è sconvolgente ma è vero.
L’interesse italiano sta nel Brennero. Per quando la pax americana – da Nagasaki agli F35 – avrà fine. Purtroppo, temo, troppo presto.
“Hiroshima mon amour”: un film di Alain Resnais.
Salutando con piacere il rientro – da cinefilo, as usual – del Superavvocato De Mossi fra i commentatori del blog, chiedo venia ad un paio (spero non oltre) di commentatori, i cui interventi sul pezzo sono andati (almeno per ora) perduti fra le nebbie dello spam: mi dispiace, capita a chi ne riceve tanti…
Tanto “anonimo”, quanto Cherubino, ad ogni modo, avevano scritto duramente contro la doppiezza interessata dei Sud tirolesi: trovandomi – come avrete capito – del tutto d’accordo nel merito.
Ci inalberiamo sulla questione dei marò – in cui qualche colpa italiana ci sarà, no? -, e lasciamo passare, come niente fosse, che sul suolo italiano si celebrino pubblicamente eroi antiitaliani. Ci meritiamo Renzi (e Verdini)…
L’eretico (ritornato a Sienina)
… a proposito di Alto Adige e della sfrontataggine dei sudtirolesi sono stato a vedere il museo dedicato all’alpinismo voluto da Messner (quello fatto su Plan de Corones) ebbene, da non crederci tutte le opere sono commentate in ladino, tedesco e inglese e finanche la proiezione video mandata in loop su maxi monitor con tutta una storia … ecco a proposito che storia? boh! non si capiva niente perche era in tedesco sottotitolato in inglese e dell’Italiano, questo sconosciuto, nemmeno l’ombra
… se vi sembra giusto non lo so a me mi pare decisamente …. offensivo nei confronti dell’Italia e degli Italiani
è inutile,la colpa è nostra che permettiamo a tutti quello che MAI negli altri paesi permetterebbero a noi (e non solo a noi). e guai a protestare,eh..sei un razzista,xenofobo,contro le minoranze…altro che minoranze…dei minorati siamo. finchè non ci libereremo da questi residui delle fisime sessantottine anti-nazionalist…il nazionalismo era ritenuto fascismo,ma ben sappiamo che non è così, ma è solo come lo interpretiamo…se nazionalismo significa orgoglio di popolo,il non essere da meno degli altri e possibilmente superarli nelle cose giuste,nella civiltà,nella cultura,nella tecnologia,nella scienza,nell’arte,nelle questioni ambientali,sociali,sempre però nel rispetto altrui e mai per sopraffare nessuno..ma senza farsi sopraffare neppure,certo…come si fa a dire che è fascismo..
Caro ginotaleban
Non essere polemico, io penso che non è in ialiano perché forse gli italiani sono come me, non interessati a certi musei. Siamo abituati a certe altre cose.
Cambieresti un quadrettino di Duccio, per tutta quella roba?
E voglio rispondere perche’ il confine sta bene al Brennero.
Potremmo lasciare anche alla piccola Austria, da Ora in su, con relativi costi di tutte quelle montagne. Ora l’ Austria ha già l’ Accesso al mare dal Tarvisio ed è gia gravoso mantenere quella strisciolina di terra che dal Brennero porta al confine Tedesco. Non la mettiamo in difficoltà aiutamola anche se ha dei costi per noi Italiani.
Vedi dai nostri porti si possono raggiungere qualche miliardo di persone e fanno gola a troppi, non vorrei che al posto della mite e civile Austria ci ritrovassimo a ridosso quelche ingombrante vicino piglia tutto……
Io avrei trovato il luogo per mandarci tutti i migranti che arrivano in Italia indovinate quale. Ovviamente mandati li ci devono restare, vietato l’ingresso agli italiani e di uscita per i migranti e i tirolesi. Tirolesi? Mi scappa una brutta battuta, tirolese leso nell’organo che non tira più.
Se pensate che c’è in provincia di Siena un hotel in cui alla reception ti accolgono in inglese…..che tu sia italiano,americano,venezuelano,panamense o di Kiribati.
e te gli rispondi in italiano,americano,venezuelano (lo so parlano spgnolo..chavezzelato),panamense (idem) o del kiribati…specie quendo devi pagare il conto.
… un hotel è una azienda privata e nella hall possono parlare come gli pare … il punto è che un Museo fatto con soldi Italiani su territorio Italiano se anche puo permettersi di titolare le opere in lingua Ladina, privilegio concesso alle minoranze tirolesi (e del resto anche le scuole le fanno in lingua ladina con insegnamento di Italiano e Tedesco come lingue secondarie) non può permettersi di accostare il tedesco, l’inglese e trascurare la lingua madre … questo museo appunto fallo sul versante austriaco delle dolomiti, magari a Linz
il problema e che ce ne sono 6 sparsi in tutto l’alto adige ma in quegli altri sarà la stessa solfa?
per rispondere ad anonimo gli dico che le due cose non sono assolutamente paragonabili (il quadretto di Duccio e il museo dedicato all’alpinismo tradizionale) e si, è molto, ma molto meglio il quadretto ma che c’entra con la lingua min cui sono commentate le opere? Piuttosto ve lo immaginate il Louvre o il Centro Pompidou che commenta le infinite opere in inglese con sezione tedesca o magari araba senza considerare minimamente il Francese? e un museo in Inghilterra?
In un esercizio aperto al pubblico (non nel capannone di una fabbrica!) in Italia…si dovrebbe parlare italiano…poi…i problemi non sono certo questi
…o,peggio ancora,il torneo di tennis del roland garros con l’arbitro che parla in inglese…fifteen-forty…game,set and match anzichè trent-quarant..
ma da noi qualche idiota capace di far cose del genere c’è eccome.
Se posso permettermi, la questione del sud Tirolo la si può tentare di comprendere partendo dall’inizio: durante la prima guerra noi volevamo Trento e Trieste, per completare il risorgimento; Bolzano non interessava, non essendo italiana. Ricordate a scuola ? Le terre irredente, Cesare Battisti, i fratelli italiani sotto cerco beppe….Poi, nel novembre 1914, l’offensiva di Vittorio Veneto, non ci siamo fermati che contro il passo del Brennero, inglobando nell’Italia terre e popolazioni austriache. E nel venti anni successivi abbiamo fatto di tutto per farli diventare italiani (perfino arrivando ad italianizzare i nomi sulle tombe….)
e loro hanno fatto di tutto per restare austriaci….