Eretico di SienaLa domenica del villaggio: Waterloo, Leonardo Gori ed il Family day - Eretico di Siena

La domenica del villaggio: Waterloo, Leonardo Gori ed il Family day

- 22/06/15

 

Nel ricco (e spero gustoso) carnet di oggi, per l’appuntamento culturale di questa domenica, tre argomenti: il bicentenario della battaglia di Waterloo; la recensione dell’ultimo libro di Leonardo Gori, valente giallista fiorentino, con il colonnello Arcieri ancora protagonista; infine, una riflessione ereticale sul Family day svoltosi giusto ieri. Buona lettura!

 

WATERLOO

In questo 2015 così ricco di anniversari pesanti, come non citare la ricorrenza (18 giugno) di Waterloo? Una sconfitta che segna la fine (definitiva) della grandeur napoleonica, e che invece stava per diventare una vittoria clamorosa, per il corso.  Wellington sapeva bene che solo la notte o i prussiani lo avrebbero salvato dalla capitolazione umiliante: arrivarono i prussiani di Von Blucher, e per Napoleone fu notte (anche se gli inglesi continuano a svilire l’importanza dell’arrivo dei germanici, considerando solo, esclusivamente loro il successo…).

Solo un aspetto, fra i tantissimi, ci piace sottolineare, a margine di questa battaglia: come altre battaglie campali coeve (e non solo), nella piana di Waterloo si confrontarono grandi eserciti a grandi condottieri. Ma è bene parlarsi chiaro: gran parte di ciò che accadde, fu frutto del Caso.

Non certo per svilire la vittoria della coalizione antinapoleonica, né per omettere che l’allora 46enne Bonaparte, quel giorno di giugno, sembrò appannato come forse mai.

Però la estrema difficoltà nei collegamenti e nelle comunicazioni fra reparti (tipica del tempo); l’elemento meteorologico (la forte pioggia, che fece iniziare tardi – rispetto ad altre battaglie campali – la pugna); la polvere che, nelle battaglie di due secoli or sono, rendeva per alcuni minuti i soldati di fatto ciechi gli uni rispetto agli altri; infine la cartografia, ancora farraginosa nonostante i progressi…tutto questo rese il Caso supremo arbitro della contesa, insieme alla straordinaria resistenza dei quadrilateri inglesi davanti alle cariche di cavalleria dei francesi.

Ormai lontanissimi dal modus pugnandi medievale, si era però ancora ben lontani anche da quello contemporaneo. E dunque il Caso – sempre presente – giocava, giocò un ruolo fondante.

 

“IL RITORNO DEL COLONNELLO ARCIERI”: UN NOIR STORICO DA LEGGERE

Per molti, il colonnello Bruno Arcieri è un personaggio di culto; nato dalla penna dello scrittore fiorentino Leonardo Gori, in effetti ha molti elementi per esserlo: è uno che ha più cicatrici che anni (ed è un sessantaseienne, classe 1902, svolgendosi la sua ultima avventura nel 1968); gli piacciono le donne, che spesso ricambiano le attenzioni; ama la buona cucina: non solo il mangiare, ma anche il cucinare; è un esperto di jazz, ma sa plasmare il suo gusto ai nuovi ritmi del rock sessantottino; infine, è fondamentalmente leale e cerca di fare in modo che meno persone possibili debbano soffrire per i suoi problemi.

Nel romanzo appena uscito (“Il ritorno del Colonnello Arcieri”, Tea Milano, pagg.356, euro 14), Arcieri è un uomo braccato, che da Parigi vuole comunque tornare nella sua Firenze, pur sapendo benissimo che il coefficiente di rischio (della sua stessa vita) è altissimo. Sente di doverlo fare (anche perché sa che la donna della sua vita lì si trova), dunque tornerà; ce la farà a salvare se stesso, nonché le persone a lui care? Chissà, chissà…

Noir storico, ambientazione appunto sessantottina, con una Firenze che si fa ricordare, dal protagonista, soprattutto in tre fondamentali momenti del suo Novecento, pieno di dolore: il 1938, l’anno della visita di Hitler (da cui il “Nero di maggio” di Gori); il 1944, l’anno della Liberazione, in cui a Firenze si combattè casa per casa, ponte per ponte; infine, la recente (rispetto al tempo dell’ambientazione) alluvione del 1966.

Scheletri nell’armadio per molti, per quasi tutti, in questo romanzo: ma c’è modo e modo di affrontarli.

Due i personaggi di contorno, ad eretical parere, più riusciti: il maresciallo Guerra, carabiniere filocomunista, appassionato giocatore di dama; e soprattutto Nanette, una sorta di Mata Hari, ex spia doppiogiochista durante la Seconda guerra, raffinata e sensuale, pronta, per Arcieri, a tornare in campo nonostante la non più giovanissima età.

E poi, c’è la vita in una comune di giovani del tempo, fra Hendrix, spinelloni e curry: come si fa, a spiegarla ai giovani di oggi?

 

 

IL FAMILY DAY: ED I LAICI?

Anche in questo caso, ci vorrebbero svariati pezzi, per affrontare l’argomento in modo esaustivo; in questa sede, voglio solo sottolineare un aspetto: a Roma, sabato, dove erano i laici? Non dico gli anticlericali: i laici!

 

Nel 2007, lo scrivente al Family day – per vederlo da vicino, e documentarlo – ci andò; ma subito dopo, andò a Piazza Navona, al grande raduno laico, laicista, anticlericale e quel che si vuole: con Mina Welby, Pannella e tanti altri (ci doveva essere anche quella gran furbetta della Littizzetto, che poi vide bene di non presentarsi…). Azione, reazione: così si fa.

Non sono passati nemmeno dieci anni, e non esiste più niente.

La mancanza di una dialettica fra Chiesa (anche bergogliana!) e laicità, non è cosa fruttuosa per nessuno…

 

Ps 1 Alcuni mettono un po’ alla berlina la rievocazione di Waterloo di questi giorni: 6mila figuranti, 100 cannoni, 300 cavalli, 3500 chili di polvere da sparo.

Per quella che è la mia esperienza, chi ci va (per esempio il veterano Antonio Sanò, che ha pubblicato un anno fa un’opera di grande valore storico sui soldati toscani irreggimentati nell’esercito napoleonico) è persona molto documentata, mossa da autentica passione: tutt’altro che ciarpame.

Ps 2 Per chi fosse interessato al libro di Leonardo Gori (ed a quello, appena uscito, di Marco Vichi, “Il console”, che recensirò alla prossima), l’appuntamento è per lunedì, alle 18,30, all’interno della Libreria senese, con introduzione dello scrivente. Come già scritto, gli spunti notevoli davvero non mancano…

17 Commenti su La domenica del villaggio: Waterloo, Leonardo Gori ed il Family day

  1. VEDO NERO scrive:

    https://drive.google.com/file/d/0ByDSmeRBOZsjemxrWkxRcGlkRzA/view
    Questo collegamento riguarda la lettera del fratello di Rossi all’Allegranti circa il sospetto dell’uccisione e non il suo suicidio e la ricerca della verità da parte della famiglia.

    • Edoardo Fantini scrive:

      Consiglio al fratello di Rossi di farsi dare tutte le delucidazioni del caso dal Prof. Mario Gabbrielli, medico legale che effettuò la ricognizione sulla salma. L’indagine è chiusa e quindi il Professore può parlare liberamente. Strano che nessuno dei parenti di David non lo abbia ancora fatto, visto che la Procura si è pronunciata in base alle conclusioni di quest’ultimo.

  2. anonimo scrive:

    Caro Eretico
    Alla fine del 1700 la Francia era molto dotata di tecnologie, e senza pari rispetto alle grandi nazioni europee. Il distacco dal sistema ecclesiale gia’ da prima della rivoluzione aveva permesso agli scienziati di ottenere grandi risultati nelle comunicazioni, nella medicina, nella cartografia e nelle misure.
    L’errore che fece fu quello di attaccare la Russia, invincibile per la vastita del territorio. Penso mal consigliato da alcuni francesi al servizio inglese.
    Se avesse attacato l’inglilterra avrebbe vinto e l’europa avrebbe avuto un’altra storia.
    L’inghilterra è una nazione debole, basta isolarla. Ed invece lo stesso errore lo fece La germania nazista. Ed oggi questa sedicente europa. Ha messo le sanzioni alla Russia uno stato ricco e da cui si può ricavare ricchezza.

    • VEDO NERO scrive:

      Va bene che la Russia sia invincibile per la sua vastità territoriale ed il ‘Generale Inverno’ però anche l’Inghilterra dell'(00 era molto tosta, aveva colonizzato mezzo mondo, la marina invincibile e tecnologia avanzata. Forse era meglio se Napoleone si fosse accontentato e fosse rimasto fermo. Hitler era un pazzo, meglio se ha perso, avrebbe dichiarato la guerra anche alla Luna, quindi prima o poi avrebbe attaccato anche la Russia. Nell’attualità l’Europa è serva degli USA, la Russia ha ragione per la Crimea, dove la netta maggioranza è russa. C’è stato un referendum vinto nettamente dai filo-russi. Dove va l’autodeterminazione dei popoli? Per il Kosovo, nei confronti della Serbia,è stata valida, due pesi, due misure. Ma noi siamo dipendenti, come detto, dagli USA con un Obama ostaggio di un Senato a maggioranza repubblicana e quindi a lui contrario. L’unione Europea dovrebbe mostrare gli attributi, invece….. Intanto la Grecia tra ricatti all’UE e occhiolini a Putin cerca di salvarsi dalla bancarotta alla faccia dell’UE. L’Inghilterra fa la furba mezza dentro e mezza fuori dall’UE, finche le conviene. L’UE dovrebbe andare d’accordo con chi le sta più vicino, perché sta perdendo miliardi di euro per le esportazioni perse con la Russia. E poi gli Stati Uniti da molto tempo quando gli è convenuto hanno sempre fatto i propri affari alla faccia nostra. Sarà un parere semplicistico, ma la situazione è questa.

    • Elvetico scrive:

      Una visione strategica della Storia che lascia sbalorditi. In tre righe passato ,presente e futuro. Pronto a puntino per la docenza nella “buona scuola” in arrivo, ma forse ce lo ruberà Harvard. Un altro cervello in fuga da questa povera Italia.

      • anonimo scrive:

        In Italia la buona scuola non verra mai.
        Poi cosa c’entra Harvad.
        Dovresti studiare meglio la geopolitica. Fu detto chi prenedera l ‘Eurasia, comandera il mondo. E ti delucido cos’è l’Eurasia. È quella parte compresa fra Russia, Cina, Pakistan ed Iran. Con i mezzi moderni le merci possono arrivare da Pechino a Mosca in cinque giorni. La nostra Venezia sapeva bene la via della seta. Eccoti servito.
        Ed in particolare il popolo deve margiare e diritti umani non si mangiano. Ben farebbe la Greca a lasciare l’europa.

        • Elvetico 2 scrive:

          Dopo la Storia la geografia economica transcontinentale. Un vasto
          programma didattico, non c’è che dire. Dopo essere stato “delucidato” su quanto “fu detto ” (da chi ?)credo che una lezione di italiano non ci starebbe male. Poi quella sui diritti umani che non si mangiano ce la facciamo spiegare un’altra volta. Per ora basta così per i nostri poveri neuroni.

    • A.B. scrive:

      L’Inghilterra una nazione debole? Basta isolarla (non male nel caso di un’isola)?
      Si dice che la storia venga scritta dai vincitori, in questo caso della gara di chi la spara più grossa.

  3. luigi De Mossi scrive:

    Su waterloo:
    la ricostruzione è sintetica ma precisa nell'”oscura pianura” a Napoleone mancò anche il suo capo di stato Berthier che era un grande organizzatore e “capiva” Napoleone e che metteva in chiaro i suoi ordini spesso confusi ed oscuri.
    E’ vero che Napoleone non aveva la consueta lucidità un libro interessante (e non agiografico) verso il sommo generale è “le mensonges de waterloo” di B. Coppens che analizza i messaggi scambiati tra le varie truppe e stati maggiori e che riabilita in parte Grouchy che fu richiamato molto tardi nella mattina quando, ormai, non era più possibile intercettare gli austriaci.
    Luigi De Mossi

    • Antonio Sanò scrive:

      In ritardo abissale da bravo reduce. Ottimo commento avvocato e “mensonges” è una rivelazione.
      Raffaele grazie per aver difeso la buona fede anche culturaale dei rievocacori!
      Salut et fraternité

  4. Semplici8 scrive:

    Sul fatto quotidiano on line c’era un articolo in questi giorni in cui si ipotizzava che il misterioso appannamento di Napoleone nel giorno di quella fatidica battaglia fosse dovuto ad un problema semplice ma molto debilitante: le emorroidi. Leggendolo non mi è sembrata una boutade, ma pensare che il destino dell’Europa sia cambiato per una cosa così piccola fa un po’ sorridere; per quanto riguarda il colonnello Arcieri, non lo conoscevo ma lo leggerò certamente; i buoni consigli fanno sempre comodo, e l’ambientazione mi intriga assai. Infine sempre su FQ ma su Facebook, commento sintetico ma fulminante di un lettore: il titolo recitava Family day- gli organizzatori: “Siamo più di un milione”. Commento del lettore: “avevo letto: siamo più di un minchione”.

  5. John Doe scrive:

    Caro Raffaele, per me non esiste il caso, al più la sorte, ma ognuno è l’artefice della propria fortuna, sempre ….
    Napoleone a Waterloo fece una grande scommessa e la perse.
    Tentò la sorte con Inglesi e Prussiani, ben sapendo che con l’arrivo dei Russi non avrebbe avuto alcuna possibilità.
    Scelse di non aspettare i nemici in Francia e puntò dritto ai paesi bassi, andando incontro a Wellington e Blucher.
    La sperimentata tattica della “posizione centrale” era l’unica possibile: combattere due battaglie contemporaneamente contro ciascun nemico ed avendone sconfitto uno, grazie alla posizione strategica assunta in mezzo ai due avversari, far confluire tutte le forze contro l’altro e battere in sequenza anche il secondo.
    Già altre volte era successo.
    Questa volta però non funzionò.
    Il primo tempo a Ligny e Quatre-Bras ebbe esito positivo, ma non decisivo. Gli avversari pur battuti si disimpegnarono.
    Il secondo tempo a waterloo e Wavre invece fu esiziale.
    A Wavre vinsero i Prussiani, che si presentarono a Waterloo al posto del maresciallo Ney e decisero la giornata.
    Forse Napoleone non aveva speranza, forse era ormai prevedibile e forse già un po’ bollito … ma la scelta errata degli uomini fu senz’altro errata e decisiva.
    Diede grandi compiti ai mediocri fidati (Es. Ney) e lasciò a casa i migliori (Es. Davout).
    Tipico di mediocri dittatorucoli e/o politici locali.
    Non di Napoleone nei suoi cenci.

  6. Luigi De Mossi scrive:

    Sempre su Waterloo:
    a semmplici8 è vero che Napoleone non si sentiva bene e questo lo costrinse, fra l’altro, a non fare le consuete ispezioni sul campo per vedere il terreno e capire tutte le asperità e risorse.
    a John Doe: concordo sul fatto che oltre ai problemi fisici Napoleone fosse poco lucido.
    Per quello che mi riguarda gli errori fatali furono quattro: l’intestardirsi sul castello di hougoumont che non era strategico e distolse truppe; il non aver richiamato prima Grouchy perso dietro gli austriaci che stavano tornando indietro; non aver fermato la cavalleria pesante di Ney che si intestardì nell’inutile tentativo di sfondare i quadrati degli inglesi-scozzesi; aver iniziato a combattere tardi perchè era piovuto e le palle di cannone non rimbalzavano sul terreno. Visto che l’artiglieria era ippotrainata avrebbe potuto farla avanzare per colpire comunque i quadrati….
    In ogni caso – e parlo per me – è facile vincere le guerre col senno di poi e da dietro una tastiera.
    Luigi De Mossi

    • VEDO NERO scrive:

      Hai ragione. Mio figlio ha un gioco sul PC che si ispira alle guerre napoleoniche con tutte le tattiche e gli armamenti di allora, ci sono anche le ricostruzioni e delle vere battaglie combattute e quindi anche quella di Waterloo. In precedenza aveva seguito un programma su Rai Storia sulla battaglia di Waterloo con i commenti di vari storici e la disamina dei suoi errori che l’hanno portato alla sconfitta. Ebbene, facendo la parte dell’esercito francese, tenendo presente le osservazioni e correzioni nominate nella trasmissione, ha vinto contro gli Inglesi ed i Prussiani, di misura. Quindi, dicendo che di Napoleone ce n’è stato solo uno, concordo che è facile vincere col senno di poi e da dietro una tastiera.

  7. Maurizio Montigiani scrive:

    Grande Avvocato, che ne sa anche di Storia …oltre che collaborare a scriverne un bel pò!

  8. triste scrive:

    un qualcosa lega Napoleone al valentini ovvero: nel bene o nel male purche’ se ne parli. Ed il valentini ci tiene parecchio a questo dogma.

  9. triste scrive:

    mi so sbagliato Napoleone disse: l’imbecille cominicia dove finisce l’eroe. Vero don brunettO?

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