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La domenica del villaggio: il mestiere delle armi e Bruce

- 16/11/14

Eccoci dunque all’appuntamento culturale della domenica: oggi parliamo di un’eccellente mostra apertasi in quel di Perugia (con annessi e connessi), di un album di Bruce Springsteen da riscoprire in tutti i modi; in più, il Premio Mariotti e la massima di La Rochefoucauld.

 

MACHIAVELLI E IL MESTIERE DELLE ARMI

Chi ama Machiavelli e gli uomini d’arme a lui coevi, non si perda “Machiavelli e il mestiere delle armi- Guerra, arti e potere nell’Umbria del Rinascimento” (Perugia, Palazzo Baldeschi, fino al 24 gennaio 2015). Il riferimento del titolo è chiaramente quello del capolavoro cinematografico di Ermanno Olmi.

Mi tolgo subito il dente (bacato, ovviamente): un difetto c’è, vale a dire il fatto che in questa mostra in quasi ogni sala c’è un video (ben fatto, peraltro). Con effetto disturbante, giacchè inevitabilmente il visitatore è distratto dal video stesso (proprio in quanto interessante), mentre guarda o legge altro.

Ciò premesso, la mostra è davvero stimolantissima: l’Umbria non solo come terra di santi e di mistici (categorie non sempre coincidenti, peraltro), secondo l’immagine tradizionale, ma anche terra di uomini d’arme, come il Gattamelata o Braccio Fortebracci, fra gli altri.

Con i destini delle famiglie più in vista, tipo i Baglioni perugini (perché non diventarono come gli Estensi a Ferrara o i Gonzaga a Mantova? Per la forza degli antagonisti – i Degli Oddi – e la conseguente mancanza di riconoscimento papale).

Verso la fine della mostra, una chicca assoluta: una sala (senza video, finalmente!), con i primissimi testi di Machiavelli, ma anche con i testi degli anti-Machiavelli (tra cui quello di Giovanni Lucchesini “Saggio sulla sciocchezza di Machiavelli”, datato 1.697)

Curiosità: nell’ultima sala, sono visibili ritratti posteriori di condottieri cinquecenteschi (c’è anche una serie realizzata da Salvator Fiume).

Troviamo, ad un certo punto, un ritratto di Braccio Fortebracci che sembra Garibaldi (per la barba, per lo sguardo, nonché per una sorta di poncho rosso): è opera di Domenico Bruschi, ed è datato – guarda caso – 1858. Il nizzardo davvero sapeva colonizzare l’immaginario collettivo.

Potenza assoluta dell’Eroe dei due mondi: già due anni prima della Spedizione dei Mille, era capace di influenzare l’arte coeva, anche quando si parlava di condottieri cinquecenteschi. Non è certo cosa da tutti…

 

“THE GHOST OF TOM JOAD” (B. SPRINGSTEEN)

Nel novembre 1995, Springsteen fece uscire questo album, oggettivamente differente, all’interno della sua copiosissima discografia (a parte, forse, certe atmosfere di “Nebraska”).

Seguendo i numi tutelari del folk USA (Pete Seeger – scomparso 95enne da poco – e W. Guthrie), Bruce Springsteen ci offre uno spaccato ispiratissimo, cantato davvero con l’anima. Non è rock, tantomeno rock and roll, è folk allo stato puro: ed entra dentro. Provare per credere.

In un’intervista (ripresa da Repubblica di recente) sulle sue letture preferite, Springsteen ammette di amare moltissimo l’opera di Steinbeck (Tom Joad è il protagonista di “Furore”). Ma, al contempo, dichiara candidamente di non avere letto il capolavoro PRIMA di comporre la struggente canzone che dà il nome all’album: in qualche occasione, i grandi artisti sanno cogliere certe suggestioni senza nemmeno partire dal punto di riferimento letterario.

 

PREMIO WALTER MARIOTTI

Più che premiare qualcuno per il peggior articolo della settimana, oggi facciamo una brevissima – ma ficcante – riflessione: di fronte al salvataggio di certi giornali (clandestini nei fatti), bisogna gioire?

In settimana, il tesoriere piddino, il renzianissimo Bonifazi, ha annunciato trionfalmente la resurrezione di Europa (per ora, solo on line);quotidiano di area Margherita (Rutelli), della cui esistenza in edicola pochissimi si erano accorti (ma soldi pubblici ne aveva succhiati come un idrovora, negli anni…).

Bisogna essere contenti, felici, lieti di questo salvataggio? Risposta chiara e netta, fuori da logiche corporative che – se Dio vuole – non ci appartengono: NO.

 

LA MASSIMA DI LA ROCHEFOUCAULD

“Se esistono uomini di cui non si è mai visto il ridicolo, è perché non lo si è cercato bene”.

 

 

 

 

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