Zibaldone: San Prospero, il quartiere della modernità
“Zibaldone” monografico, dopo l’interruzione, per recensire un gran bel libro del quale da mesi (anni?) l’eretico voleva scrivere: finalmente, dunque, ci siamo!
Un libro di Storia, ma non solo: arte, urbanistica, politica et alia. Questo è, in buona sostanza, “La lenta corsa del tempo” di Gabriele Maccianti (figura atipica, e poco conosciuta, di storico senese non professionista di grande valore); testo di grande importanza per la capacità di darci un affresco davvero multidisciplinare sull’argomento (la nascita del quartiere di San Prospero alto, ma anche “Siena di fronte alla modernità tra XIX e XX secolo”, come recita il sottotitolo). Il tutto impreziosito (ma il testo sarebbe prezioso anche senza) da una Introduzione del professor Alberto Olivetti, nonché dal recupero di due testi di Giovanni Papini e, soprattutto, di Giorgio Bocca (di cui si scriverà a parte, in futuro). Il libro è del 2006, edizioni Il Leccio: ma benissimo sappiamo che un buon libro segue la medesima sorte di un vino di pregio…
Le circa 250 pagine del Maccianti ci portano dentro la Siena che si affacciava alla modernità del Secolo breve, scegliendo di focalizzare sulla questione prettamente urbanistica (in particolare, appunto, San Prospero), ma non tralasciando affatto il dibattito politico, filosofico (eh sì, allora tra notabili cittadini si filosofeggiava ancora!), culturale in senso lato.
Focalizzando per mere ragioni di spazio, partiamo da pagina 189, da quella domenica 16 maggio 1920 (una “radiosa giornata di maggio”, il Vate l’avrebbe certo definita…), allorquando vengono inaugurati i nuovi lavori per fare nascere San Prospero e viene praticata una apertura – piccola, ma di straordinario valore simbolico – nelle antiche mura prossime alla Fortezza medicea. L’Amministrazione comunale vuole dare grande risalto all’evento: il Sindaco Emanuello Pannocchieschi d’Elci – esponente del milieu liberale a trazione aristocratica – si lascia andare ad un ossimorico augurio:
“…sorgerà insomma la Sena Vetus nova e tutte le maestranze operaie ed artigiane troveranno nello sviluppo edilizio larga fonte di lavoro e di guadagno…”.
A Roma, 50 anni prima, c’era stata la Breccia di Porta Pia; a Siena, ci fu invece la Breccia pro-San Prospero…
Il libro copre un orizzonte temporale che arriva fino al fascismo, quindi quando si intende San Prospero, ci si riferisce a San Prospero alto, quella del trionfo del Liberty, primo stile dell’Italia unita, che anche in qualche altra parte della Provincia muove i suoi passi (Buonconvento in primo luogo). Quello – per intenderci – con le Vie dedicate agli eroi eponimi del Risorgimento ed alle date ed alle battaglie della Grande guerra.
Fabio Bargagli Petrucci, in una missiva del 20 luglio del 1923, definisce San Prospero – in quel momento in progress – un “villaggio giardino”, secondo la tradizione anglosassone dell’Arts and crafts. Il Comune arriva a prescrivere, in modo peraltro riduttivo rispetto a casi simili di altre latitudini, la presenza del giardino su tutti lati della proprietà, immaginando la folta schiera di nuovi cittadini (soprattutto impiegati, commercianti e media borghesia) dedita al gardening: cosa del tutto rivoluzionaria, per l’epoca (anche per gli strati più alti: i quali avevano le maestranze, per la manutenzione del verde intorno alle loro ville di campagna aperta).
Maccianti segue ovviamente nel dettaglio le stesure del Piano regolatore, il dibattito sullo stile Art nouveau e sul Futurismo (il secondo, bocciato), con tutte le ricadute politiche del caso: un formidabile impulso per velocizzare i lavori e snellire la burocrazia, nel caso in oggetto, arriva dal fatto che ad ottobre del 1920 si vota per le Amministrative, e nel 1919, alle Politiche, i socialisti si sono fatti più minacciosi che mai. Il Blocco conservatore senese (cattolici, monarchici, liberali di ogni foggia, nazionalisti e fascisti) vogliono dare dimostrazione di efficienza: chissà quanto avrà contato quella Breccia verso San Prospero del 16 maggio, in vista della vittoria della Lista dei combattenti (quella appunto dei conservatori), con il 53,7% dei voti, contro un pur altissimo 46,3%.
Dopo il successo elettorale, il già pianificato quartiere iniziò concretamente ad essere costruito, con i primi lavori di sterratura e l’abbattimento degli altri tratti di mura.
Amareggia ammetterlo, ma la città, dopo gli anni in cui San Prospero alto viene edificato, ha saputo costruire moltissimo in quantità (anche per l’enorme inurbamento post 1945), pessimamente in qualità.
Ps Perla – fra le tante – dal libro del Maccianti (pagina 88): il Vate Gabriele D’Annunzio, nell’autunno del 1909, percorrendo la Cassia in automobile, attraversò il centro di Monteroni d’Arbia a gran velocità.
Fermato dai carabinieri, si rifiutò – cosa che non meraviglia – di pagare la multa (il pretore lo condannò poi ad una ammenda di 50 lire). Come sempre, la Storia – quando si ripete – lo fa in farsa…
A proposito di D’Annunzio, Rachele Guidi in Mussolini racconta a pag. 80 del libro “Rachele e Benito” : Mussolini era abituato alle stravaganze che il suo amico adorava da vivo. Ma non poteva immaginare che D’Annunzio sarebbe riuscito a sorprenderlo anche da morto. Quando si spense, il primo di marzo del 1938, il duce si recò al Vittoriale a rendergli l’estremo omaggio e là, fu informato che fra le ultime volontà dell’estinto ce n’era una che lo riguardava personalmente. D’Annunzio nel testamento si era ricordato di lui: gli aveva lasciato in dono un orecchio, cioè, aveva spiegato, “la parte più pura e perfetta di un corpo”, aggiungendo che il duce avrebbe dovuto distaccarlo lui stesso, con una spada affilata, all’indomani della sua morte. Tornato a Roma, Mussolini confessò a Rachele che si era trovato in grande imbarazzo. Avrebbe voluto esaudire il defunto ma gli ripugnava la macabra operazione. Alla fine aveva deciso di rinunciare all’eredità…”
Finalmente cominciano a conoscerti e a farti conoscere… Sei sul blog di Beppe Grillo!
Grazie Professore per questa bella recensione che mi ha indotto all’acquisto del libro del Maccianti: credo che si tratti di un utile oltre che interessante contributo a capire la storia moderna di Siena e a comprendere quando e come si sia sviluppato quello spartiacque tra la Siena di un tempo (colta, liberale e capace di perpetuare il miglior gusto artistico e architettonico della gens senese) e la Siena di oggi…(intorno alla quale risparmio commenti costernati e irati).
Mi permetto di chiederle (anche se comprendo non sia lo scopo primo di un blog) se non potesse redigere – con cadenza periodica o quando ve ne fosse la circostanza – una sorta di memorandum sulle novità editoriali o sulla riscoperta di testi meritevoli di menzione che parlino della nostra città e ne rifacciano rivivere il passato …potrebbe trattarsi di una sezione del Suo blog stesso, magari aperta a contributi anche dei Suoi lettori.
Grazie per l’attenzione
Nello Zibaldone, cerco di fare anche questo (insieme ad altro), specie se l’opera merita, come questa di Maccianti.
Quanto ad Anna G., grazie: stavo per avvertire, ma lei mi ha preceduto…
L’eretico
Ho dimenticato i complimenti, tant’erano sottintesi… Riguardo al “lei” ti ho sempre dato del tu, per favore fai altrettanto.
In pieno ventennio, pur con tutti i limiti condannabili della mancanza di democrazia, i dibattiti culturali si svilupparono con grande messe di risultati. Pensiamo allo sviluppo dell’Art Noveau o al Futurismo. A Siena furono prese decisioni incredibili, costruzione di San Prospero e risanamento di Salicotto, che solo oggi viene riconosciuto come un grande esempio di architettura che ben si integra con il tessuto storico esistente, mentre per decenni dalla critica di sinistra e per il semplice motivo che era stato realizzato nel ventennio, fu bollato in modo dissacrante. La faziosità non ha limite. Wiston Churchill diceva: se a venti anni non si è di sinistra non si ha cuore ma se a 50 lo si è ancora non si ha testa. Che uomo grande.
Caro Giorgio, in Italia dal 1926 in poi i sindacati sostituirono i partiti politici (compreso il PNF) nella gestione della cosa pubblica e le decisioni vennero, in ogni organo, prese a maggioranza: nei sindacati comunali e in quelli provinciali, nelle Federazioni sindacali nazionali, nelle Confederazioni sindacali nazionali, nei Consigli provinciali, nel Consiglio nazionale delle corporazioni, nel Comitato corporativo centrale, in ognuna delle ventidue Corporazioni, nel Consiglio provinciale delle corporazioni, alla Camera dei deputati, al Senato del Regno, nel Consiglio dei Ministri (dove il voto di Mussolini contava quanto quello di qualsiasi altro ministro). I lavori del tipo Salicotto, in tutte le province d’Italia, furono possibili proprio perché i partiti non c’erano più e non perché le maggioranze fossero state annullate.
http://www.beppegrillo.it/2014/06/il_pd_e_i_ladri_di_siena.html
Ciao a tutti.
Una domanda per l’Eretico.
Conosco la storia di san Prospero abbastanza bene per avervi abitato a lungo. E’ un quartiere che chiese in via informale di diventare Contrada, uno di quelli dove 40 anni fa veniva fatta una festa dei tabernacoli molto bella e che negli anni ha dato i natali a senesi famosi, perlomeno fino alla Lizza e alla vecchia.
A parte queste battute, csotruire quel nuovo quartiere fu sintomo di grande libertà e voglia d’innovare.
Che ne pensa l’eretico (la domanda, finally) sul progetto di riqualificazione dell’area del rastrello?
Potrebbe essere qualcosa di paragonabile?
Caro Paolo,
in tutta onestà, sono cose troppo diverse da potere comparare: un nuovo quartiere, con uno stadio più attività commerciali e parcheggi.
Se comunque vuoi sapere come la penso sul progetto e su chi c’è dietro, ne ho scritto a marzo…
L’eretico