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Zibaldone: “La vita agra” e Napoleone…

 

La scorsa settimana, è stata densa di ricorrenze: due secoli dall’approdo elbano di Napoleone, e 60 anni dalla sconvolgente tragedia della miniera di Ribolla. Sebbene in leggero ritardo, giova segnalare i due eventi, a modo nostro: parlando del Bonaparte attraverso un libro di grandissimo interesse documentario, e di Ribolla attraverso la visione di un film che ne parla indirettamente (“La vita agra”, dal capolavoro di Luciano Bianciardi).

Partiamo – noblesse oblige – da Napoleone: presentato all’Archivio di Stato di Siena lo scorso 16 aprile, è da poco uscito – per Aracne – “Storia del 113° Reggimento di Fanteria di Linea Francese (1808-1814)”, scritto da Antonio Sanò. Figura, quella del Sanò (classe 1946), di appassionatissimo cultore di Storia militare, con particolare predilezione per l’età napoleonica: non uno storico di professione, dunque, ma uno che starebbe (ed in effetti sta!) per intere giornate a trascrivere dati dagli archivi (in questo caso, soprattutto quello senese ed il prestigioso Service Historique de la Défense, Départment de l’Armée de Terre parigino).

Il libro – diciamolo subito – non è per tutti, né ha la pretesa di esserlo: è per “iniziati” all’epopea napoleonica, ed in generale alla Storia militare. La prima parte, comunque, è alla portata di chiunque abbia la passione per la Storia: e serve per comunicarci un qualcosa di tristemente poco noto, cioè che tanti toscani, tanti senesi combatterono all’interno della Grand Armée napoleonica (in Catalogna ed in Russia, soprattutto, ma anche a Danzica: loro sì, che ci morirono, a differenza di qualcun altro nel 1939…). Grazie ad Antonio Sanò, sappiamo chi fossero, da dove venissero, che mestiere facessero. Documentazione di straordinaria importanza, che sarebbe opportuno che qualche giovane riprendesse in mano, ampliandola a sua volta.

Una riflessione, fornita dallo storico militare dell’Università di Siena, professor Massimo Borgogni: a livello tecnico, non ci fu grande differenza tra il prima del 1789 ed il dopo; l’autentica differenza, che fece la fortuna dell’epopea napoleonica, fu soprattutto la disponibilità di uomini, data dalla coscrizione obbligatoria, istituita nel 1798 per legge ( ma Valmy, nel 1792, fu la svolta, in questo senso: i sanculotti diventarono protagonisti militari).  E pensare che la Rivoluzione francese, di cui Napoleone era in qualche modo erede, era nata come antimilitarista! L’esercito francese diventò dunque più manovriero, a differenza di ciò che si pensa di solito: questo perché – sempre secondo Borgogni – non c’era pericolo di diserzione di massa, come negli eserciti altrui, in prevalenza mercenari.

 

Per ricordare la tragedia dei 54 minatori di Ribolla, nei giorni scorsi l’eretico ha rivisto – in Dvd – un capolavoro di Carlo Lizzani, tratto dal romanzo di Bianciardi: “La vita agra”. Parabola perfetta di tanti intellettuali di oggi, ed anche di ieri, evidentemente: partito, nel film, da Guastalla (non da Ribolla, perché Ugo Tognazzi a parlare toscano proprio non ce la faceva…), l’intellettuale alter ego di Bianciardi arriva a Milano tutto preso da “astratti furori” vendicativi. Vuole distruggere il grattacielo della Montecatini: di cui era stato dipendente, ed il cui management ha evidente responsabilità nella strage (in sede giudiziaria, fu però assolto…).

Inizia una relazione con una giornalista di sinistra, pur avendo moglie e figlio al paese (ancora non esisteva il divorzio, di cui oggi, a livello referendario, ricorre il quarantesimo anniversario).

Passa il tempo, il protagonista viene assunto da una ditta, e poi tornerà a collaborare con la Montecatini: gli “astratti furori” vendicativi sono pian piano evaporati, dissolti, annichiliti. L’imborghesimento milanesizzante è pressoché completo: per completarlo, non resta che tornare dalla moglie. Cosa che, nel finale, puntualmente accade. Meravigliosa, ed italianissima, parabola esistenziale di un intellettuale di provincia, alle prese con la ribalta della vita della metropoli.

 

Ps In un locale, Tognazzi si imbatte in un menestrello allampanato, con la chitarra in mano, che canta in milanese stretto: il giovanissimo Enzo Jannacci!

8 Commenti su Zibaldone: “La vita agra” e Napoleone…

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  2. Luigi De Mossi scrive:

    Su Luciano Bianciardi esiste una bellissima biografia di Pino Corrias “Vita agra di un anarchico- Luciano Bianciardi a Milano” per i tipi di Baldini & Castoldi.
    La storia de la vita agra è in parte autobiografica. Bianciardi andò effettivamente a lavorare a Milano per Feltrinelli detto il Giaguaro. Poi divenne traduttore esterno. Convisse more uxorio con la giornalista Maria Jatosti da cui ebbe un figlio ed andò a morire a Rapallo. Per la vita agra fu anche querelato per diffamazione da un operaio della Montecatini che si riconobbe nel bombarolo. Dopo lunghi tormenti giudiziari fu assolto. Ogni riferimento a cose e persone nostrali è puramente casuale.

  3. anonimo scrive:

    Caro Eretico
    Gli eserciti viaggiano sempre su quello che gli scenziati hanno preparato. Se si va a controllare le conoscenze che vi erano ha Parigi prima della rivoluzione erano enormi, scenziati di primo ordine avevano preparato dei mezzi ed una cartografia, fino ad allora impensabili. Per la verità nemmeno l’inghilterra l’aveva, figuriamoci quegli stato come la Spagna ed in particolar modo l’Italia che avevano subita la controriforma, sprofondandoli in una arretratezza sociale enorme, rispetto al rinascimento. Tornando a Napoleone attraversò il Gottardo in pieno inverno, con
    l’esercito. Questo la dice lunga riguardo all’attrzzamento militare. Insomma si
    avvalse di una logistica che gli altri non avevano. Se avesse puntato direttamente
    su Londra avrebbe vinto, peccato che puntò su mosca, forse mal
    consigliato……..

  4. anonimo scrive:

    Scusa Eretico ma devo aggiungere.
    Molti andarono volontari, propio per sfuggire ad un territorio opprimente. Dove si vedevano demoni ad ogno crocicchio, dove la supestizione e le paure venivano inculcate per tener sottomessa la plebe. Insomma chi era più intelligente preferiva il mondo di Diderot e Dalambert, a delle storie non dimostratee non dimostrabili, preferiva la conoscenza alla fede.

  5. Edoardo Fantini scrive:

    Il titolo giusto del lavoro di Bianciardi è “Vita agra di un anarchico”, romanzo molto triste che mi regalò molti anni fa il Superavvocato Luigi de Mossi. Hai visto, Eretico, che oggi la Guardia di Finanza ha messo sotto sequestro degli immobili di pregio a Buonconvento e a Montalcino? Ho fatto un copia incolla, eccolo qua: “Nel comunicato della Guardia di Finanza sull’operazione Codice da Vinci si sottolinea inoltre che,nell’ambito delle operazioni di compravendita immobiliare, «degna di rilievo è la presenza, tra le società utilizzate per schermare l’acquisto degli immobili, di una società rappresentata dalla figlia di Lorenzo Borgogni, ex direttore centrale delle relazioni esterne di Finmeccanica, colpito da provvedimento restrittivo lo scorso marzo 2014 nell’ambito di un’inchiesta della Procura della Repubblica di Napoli».

  6. bianciardiana scrive:

    Consiglio vivamente il libro La vita agra, MOLTO meglio del film…Attualissimo, sarcastico e amaro. Jannacci, tra parentesi, era amico di Bianciardi e non è un caso che faccia un cameo nel film di Lizzani.

  7. Fede scrive:

    O Eretico, a parte che per la suddetta presentazione pare tu abbia preso l’ascensore con mia mamma… (non eravate soli, mi ha detto chi c’era con voi ma non me lo ricordo). Niente, parlate di Bianciardi, il cui romanzo a pensarci mi emoziona ancora, a distanza di anni, parlate di Jannacci che ho adorato e adoro più di me stesso… insomma, parlate di cose belle, quindi grazie

  8. Antonio Sanò scrive:

    Fin troppo lusinghiero, ma sono contento che la “Storia del 113°” abbia suscitato questo interesse. E come dici ( e come si è detto all’Archivio di Stato)tanto è ancora il lavoro da fare. Gli archivi non aspettano altro che di essere esplorati. E’ il loro mestiere.
    PS. ai miei tempi (detto con un po’ di compiacenza,è vero) “La vita agra” era d’obbligo. Lettura di lotta (senza governo). Almeno la ricordo così.
    Verrebbe voglia di andare a ricercare il libro!!

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