Ucraina, il vergognoso silenzio dell’Italia
L’accelerazione degli eventi ucraini, che ha portato ad una guerra civile asimmetrica, impone una doverosa serie di riflessioni. Che non possono prescindere da un dato di fatto: tra gli insorti, c’è un’ala paramilitare di estrema destra (“Pravi sektor”), connotata da estrema violenza (Yanukovich, da par suo, ha assoldato, per la bisogna, autentici delinquenti comuni – i “tituska” – da affiancare ai famigerati Berkut). Ma la maggioranza degli insorti è mossa da ideali che rappresentano il meglio di ciò che abbiamo ereditato dall’Illuminismo (libertà di opinione, diritti civili, una Giustizia uguale per tutti): ideali per cui noi non combattiamo più, perché l’apatia prevale su tutto, e poi perchè ci illudiamo che questi valori da noi siano profondamente radicati (cosa profondamente falsa e in larga parte smentita dai fatti, sfortunatamente).
Già dieci anni fa, gli ucraini ci avevano provato, con straordinaria partecipazione popolare NON VIOLENTA (la Rivoluzione arancione): ma non c’è spazio per i Gandhi, a Kiev. La Storia ci insegna questo. L’Ucraina oggi ha Vitali Klitchko, straordinario boxeur divenuto politico, con impensabili doti di mediatore e di “pompiere”, rispetto alle ali estreme del movimento.
Il nerbo degli insorti è rappresentato da giovani studenti, spesso reduci da esperienze di studio o lavoro all’estero; lottano contro l’arroganza e la protervia di un regime tanto corrotto, quanto asservito al soldo putiniano (2 miliardi finanziati poche ore fa; il 17 dicembre scorso, maxi-accordo Mosca-Kiev, per chiudere all’Europa la porta in faccia: Putin presta 15 miliardi di euro a Kiev, e riduce di un terzo i prezzi del gas russo).
I più anziani e coloro che sanno di Storia, si trovano di fronte ad un deja-vù: Stalin, circa 80 anni fa, affamò il popolo ucraino, fino a spingerlo al cannibalismo (Holodomor); oggi, Putin cerca di bloccare la pulsione europeista dell’Ucraina, usando la leva del petrolio e del gas.
L’Europa reagisce in ordine sparso, senza sapere usare una lingua unica, unitaria: Putin, invece, non ha problemi di rissosità interna.
Quanto all’Italietta renziana, statene certi: non si sposterà di un millimetro dalla realpolitik energetica dell’andreottiano Letta; il quale, ormai dead man walking, ci ha voluto deliziare con la sua presenza a Sochi (c’erano anche i cinesi, wow!). Fonzie-Renzi, sulla politica estera, è un’incognita assoluta: ammesso che sappia dove si trova l’Ucraina (forse sì, perché le squadre di Kiev giocano in Champions League), aspetterà che De Benedetti gli suggerisca la linea: così Repubblica, finalmente, lo potrà presentare anche come statista di rango europeo.
Chi vincerà, tra lo judoka Putin (ed il suo fantoccio Yanukovich) ed il pugile Klitchko?
Siccome battaglia già è (e pace, ormai, non può più essere), a noi piace sperare che i valori della libertà prevalgano su quelli della neo-autocrazia imbevuta di gas e petrolio.
Tanto di cappello, dunque, a chi combatte in Piazza Maidan, difendendo la sua dignità di popolo contro la corruzione e la protervia dello strapotere russo.
Oggi, dovremmo sentirci tutti un po’ ucraini.
Ps1 Cose nostre: all’Università di Siena – mi comunica Giovanni Grasso, il Tiresia dell’Ateneo – le iscrizioni sono calate del 14%. Il dato mi pare un pochino stridente con altri, strombazzati dai pifferai del Sistema Siena. I quali ora potrebbero scrivere: meno studenti? Vuol dire si starà più larghi, e ci sarà meno coda a mensa…
Ps2 Stasera rinnovo l’appuntamento per “I panni sporchi della sinistra” (Mondadori, ore 18). Il coautore Stefano Santachiara scalpita per raccontarci cosine stimolantissime, e noi lo pungoleremo in tal senso.
A forza di parlare di euro e forniture di gas, ci si è scordati di che cosa abbia significato sentirsi europei- dell’Europa dell’ovest, del centro, dell’est. E’ davvero una vergogna….
Sono una ucraina,che venuta 14 anni fa a lavorare in Italia per dare possibilita ai mie figlie avere un futuro.Durante quest”anni abbiamo superato una “revoluzzione” che non”e servita nulla, stiamo facendo una guerra e non servera a niente, perche non sta comoda a molti per suoi motivi logici. Moiono tanta gente, si dimentica e si distrugge idea con quale sono morti i nostri ragazzi. Adesso ci chiamano “nacisti, nacionalisti, benderovzi”, e se dire piu semplice – assassini del suo popolo. Per la paura del gran Re della Russia e dei suoi poteri permettono distruggere il mio popolo e la terra. Io mi rivolgo la parola ai tutti poveri e deboli: “Non credete ai ricchi e potenti, loro non ci pensano, neanche un poco per tradirre a noi poveri, ma noi abbiamo la nostra forza – che e unita. E come ha scritto K.Marcs , noi non abbiamo niente da perdere, tra ne nostra poverta. SLAVA UCRAINI – GHEROIAM SLAVA.
L’Europa intesa come Comunità non esiste. E’ un’accozzaglia dove tra i Paesi che la costituiscono vige l’1=1. Viene tenuta in piedi solo x fare business finanziario (non economico)da chi ha le protezioni politiche e giudiziarie fornite dal SISTEMA tenuto in piedi dai partiti e da un novantenne non eletto da nessuno.
Se l’Ucraina è alla fame e asservita a Putin grazie a gas e petrolio a poco prezzo,l’Italia a chi è asservita? Non di certo al popolo.Se l’ebetino di Firenze non andrà oltre le nomine delle poltrone di Stato che avverrano fra un paio di mesi,quando agli italiani si prosciugheranno gli ultimi risparmi ci si renderà a breve che il grillismo in confronto a quanto potrà accadere è un movimento di frati comboniani.
Ho il presentimento che gli italiani,distratti da ebetini,nani,ballerine e festival,non stiano sfruttando l’ultima occasione per tentar di venirne fuori dal pelago del debito pubblico,mentre invece è forzata ad entrare nel buco nero del mef-mes che la porterà al baratro.A quel punto,si salvi chi può.
Mi pare tu ti sia scordato del presidente eletto democraticamente (la bionda coi capelli raccolti tipo crostata, Julia Timoshenko, se non erro) sbattuta in galera per far posto all’uomo forte del cremlino ….
Certo che lì c’è Putin coi rubli ed il gas, qui da noi c’è la Merkel con l’Euro-Marco e lo spread.
Anche per noi sarebbe difficile, se volessimo, lasciare l’Europa, anche noi abbiamo avuto un nano vulcanizzato, reiteratamente eletto a torto o ragione dal popolo recidivo, sbattuto (quasi) in galera e due “premier” (ma di che cosa poi premier?!?) fantoccio ….
Loro hanno un pugile a guidare la rivolta noi un comico.
Questioni di civiltà. Questioni storiche: gli ucraini ricordano bene quello che hanno patito sotto il giogo russo e sono pronti a battersi per la libertà.
Meglio, invece, riderci sopra, finchè è possibile, che passare alle mani.
Infatti, noi l’abbiamo già imparato sulla nostra pelle che la libertà non esiste e che la democrazia, come già teorizzava Aristotele, sconfina sempre prima o poi nella demagogia ingovernabile.
Comunque, hai ragione, confermo: oggi mi sento parecchio …. ucraino.
PS: Criticare, però, quel fiorentino rampante, visto che ancora non ha neppure giurato, mi pare eccessivo … dagli tempo, si farà, anche lui si farà. La scuola è buona.
Caro Eretico
Presto termineranno le olimpiadi. Conoscendo, Putin che non è un tipo che dice una cosa e ne fa un’altra, da una giratina alle manopole del gas e tutto torna al posto. E per rigirare le manopole in apertura vorra’ anche le scuse.
Premetto: NON SONO IN GRADO DI GIUDICARE CHI HA TORTO O RAGIONE.
Ma mi viene da fare alcune considerazioni.
Attenzione a giudicare tramite il filtro del informazione, si può incorrere in madornali errori.
L’ esperienza della guerra dei Balcani dovrebbe, nel piccolo insegnare; chi erano i buoni e i cattivi?
Si può pensare che la Russia, possa accettare passivamente questa opera di accerchiamento del proprio ex impero?
Che gli USA possano, come è successo, installare basi nei territori di stati che un tempo facevano parte del URSS, senza che qualche timore possa suscitare ?
Quello che è successo pochi anni fà in Giorgia non bastava a far capire che la Russia di Putin non avrebbe più accettato ?
E che in Ucraina esiste anche una numerosa percentuale di popolazione di etnia russa, non vien considerato?
Che l’ attuale governo è stato eletto democraticamente, cosa ne pensano gli esportatori della democrazia in servizio permanente?
Non è forse un caso che l’ Europa, interessi economici a parte, abbia difficoltà a prendere posizione?
Che succederebbe se domani i Sudtirolesi si svegliassero e a Bolzano alzassero barricate chiedendo la secessione? Non sarebbero legittime le loro istanze?
Non è una schizofrenia del pensiero buonista imperante sposare cause di cui non si conoscono i profili, salvo poi scoprire che si è preso delle madornali cantonate ?
Chiudo con un ultima considerazione: I MORTI, DI ENTRAMBI I FRONTI, NON POSSONO NON SUSCITARE ORRORE.
Se i media italiani riportano i fatti in maniera così bovina e approssimativa, come fa notare Il Manifesto nell’articolo sotto, e come sinceramente fa lei nel suo articolo del blog, allora sì: meglio un vasto e incontaminato SILENZIO. S.
PS: Professore, mi scusi la franchezza, ma lei, così autorevole e preciso nelle analisi politiche provinciali e “autocto-piddine”, perché sente spesso e volentieri il bisogno di commentare in pubblico fatti internazionali su cui palesemente mostra un’ ignoranza così documentata? Cui prodest?
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Sab Feb 22, 2014
«Muoio»
Crisi ucraina.
Diventata il simbolo delle proteste, è una militante del gruppo neonazista Settore Destro
Ieri i media di tutto il mondo — specie gli italiani — hanno servito un «simbolo» degli scontri di Kiev: l’infermiera Olesya Zhukovska che, ferita nella battaglia, twittando «Muoio» è diventata «martire di Maidan». In realtà è ancora viva e il suo viso angelico ha finito per rappresentare l’Ucraina che «vuole l’Europa, contro il regime filo russo». Ieri però su Vkontakte, il facebook russo, lei ha raccontato la sua storia e la sua militanza. Proviene dalle regioni occidentali, le più anti russe, serbatoio delle forze in piazza a Kiev. E non solo. Perché Olesya ha sottolineato di fare parte di Praviy Sektor (Settore Destro), gruppo non solo di destra, ma propriamente neonazista e tra i più antisemiti e violenti nella piazza di Kiev. Sì, è il simbolo della «rivolta» ucraina.
Il Manifesto
Caro anonimo,
lei ha le sue opinioni, io le mie: che mi dia del poco informato, però, non lo accetto. Se mi fornirà il suo nome e cognome, molto volentieri accetterò un confronto sulla conoscenza specifica della Storia della Russia e dell’Ucraina.
Nel caso di specie, ho iniziato il pezzo proprio scrivendo delle presenze neonaziste in Ucraina: basterebbe leggere, prima di criticare.
L’eretico
Guardi, non è questione di accettare o meno le critiche.
Lei mostra volontà esplicita, materializzata con l’esistenza stessa del suo blog, di mostrare le sue opinioni ad un pubblico. E lascia commenti liberi. Quindi accetta, per le regole del web, che chiunque possa commentare (entro i limiti dell’offesa e della legge, ca va sans dire).
Io commento in primis perché lei me lo consente. E commento in maniera educata e corretta. Ma non vedo perché dovrei fare sconti.
Come si dice a Siena: lei da me un ci avanza niente.
Come dicevo, lei commenta dunque.
Lo fa, a mio parere, molto bene sui fatti cittadini e provinciali. Perché evidentemente non è informato da Corriere di Siena o dalla Nazione, ma da fonti proprie, approfondite e documentate.
Lo fa, sempre a mio parere, molto male (oppure in mala fede, ma non lo credo) quando tratta questioni internazionali. Perché, credo, invece si informa dall’equivalente di Nazione e Corriere di Siena a livello internazionale. Vuole 3 esempi su tutti: New York Times, Le Figaro, Corriere della Sera.
Il confronto non lo faccia con me. Lo faccia pure, ad esempio, con Giulietto Chiesa (uno dei massimi esperti italiani di storia contemporanea Russa). Le allego, per sua comodità, quello che scrive oggi, con grandissima cognizione di causa, sulla questione.
Se poi lei si informa invece solo sui libri di testo approvati dal minculpop della NATO oppure dalla Repubblica … be’ buona fortuna.
Ne avrà bisogno in un futuro che si fa sempre più minaccioso e imprevedibile…dentro e soprattutto fuori dalle mura senesi.
S.
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IN UCRAINA L’OCCIDENTE APRE IL VASO DI PANDORA
DI GIULIETTO CHIESA
«L’assistente del segretario di Stato Victoria Nuland ha detto al National Press Club di Washington, lo scorso dicembre, che gli Stati Uniti hanno investito 5 miliardi di dollari (…) al fine di dare all’Ucraina il futuro che merita», così scrive Paul Craig Roberts sul suo blog. Lui è ex assistente al Tesoro degli Usa e dice cose documentate. E ho letto che la Nuland ha già scelto i membri del futuro governo ucraino per quando Yanukovic sarà stato spodestato (o fatto fuori). L’Ucraina potrà avere così «il futuro che merita».
Ma quale futuro merita l’Ucraina, gli ucraini? Per come stanno andando le cose nessuno: non ci sarà l’Ucraina. Nell’indescrivibile clangore delle menzogne che gronda dai media mainstream la cosa principale che manca in assoluto è la banale constatazione che Yanukovic, l’ennesimo «dittatore sanguinario» della serie, è stato eletto a larga maggioranza dagli ucraini.
Nessuno ne contestò l’elezione quando sconfisse Viktor Yushenko, anche se fu un boccone amaro per chi di Yushenko aveva finanziato l’ascesa. E gli aveva perfino procurato la moglie. Pochi sanno che la seconda moglie di Yushenko si chiama Katerina Chumacenko, che veniva direttamente dal Dipartimento di Stato Usa (incaricata dei «diritti umani»). Ancora meno sanno che Katerina, prima di fare carriera a Washington, era stata uno dei membri più attivi e influenti dell’organizzazione neo-nazista OUN-B della sua città natale, Chicago. OUN-B sta per Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini di Stepan Bandera. L’OUN-B, tutt’altro che defunta, ha dato vita al Partito Svoboda, il cui slogan di battaglie è «l’Ucraina agli ucraini», lo stesso che Bandera innalzava collaborando con Hitler durante la seconda guerra mondiale. Del resto Katerina era stata leader del Comitato del Congresso ucraino, il cui ispiratore era Jaroslav Stetsko, braccio destro di Stepan Bandera. Che è come dire che il governo americano si era sposato con i nazisti ucraini emigrati negli Usa, prima di mettere Katerina nel letto di Yushenko.
Anche di questo il mainstream non parla. Ma ho fatto questa digressione per dire che, certo, gli ucraini hanno tutto il diritto di essere scontenti, molto scontenti di Yanukovic. E di avere cambiato idea. Anche noi abbiamo tutto il diritto di essere scontenti di Napolitano o del governo, ma questo non significa che pensiamo sia giusto assaltare il Quirinale a colpi di bombe molotov prima e poi di fucili mitragliatori.
Essenziale sarebbe stato tenere conto di questi dati di fatto. Ma il piano, di lunga data, degli Stati Uniti era quello di assorbire l’Ucraina nell’Occidente. Se possibile tutta intera. Sentite cosa scriveva nel 1997 Zbignew Brzezinski, polacco: «Se Mosca ricupera il controllo sull’Ucraina, con i suoi 52 milioni di persone e le grandi risorse, riprendendo il controllo sul Mar Nero, la Russia tornerà automaticamente in possesso dei mezzi necessari per ridiventare uno stato imperiale». Ecco dunque il perché dei 5 miliardi di cui parla la Nuland. Caduto Yushenko, in questi anni decine di Ong, fondazioni, istituti di ricerca, università europee e americane, e canadesi, hanno invaso la vita politica dell’Ucraina. Qualche nome? Freedom House, National Democratic Institute, International Foundation for Electoral Systems, International Research and Exanges Board. E, mentre si «faceva cultura», e si compravano tutte le più importanti catene televisive e radio del paese, una parte dei fondi servivano per finanziare le squadre paramilitari che vediamo in azione in piazza Maidan. Che, grazie a questi aiuti, si sono moltiplicate. Adesso emerge il Pravij Sector («Settore di destra» e «Spilna Prava»), ma il giornale polacco Gazeta Wiborcza ha parlato di squadre paramilitari polacche che agiscono a Maidan. E la piazza pullula di agenti dei servizi segreti occidentali: lo fanno in Siria, perché mai non dovrebbero farlo a Kiev? È perfino più facile: Yanukovic, dittatore sanguinario, appare più molle di Milosevic, altro strano dittatore sanguinario che si fece sconfiggere elettoralmente da Otpor (fondato e ampiamente finanziato dagli Usa). Tutto già visto. C’è solo un problema: Putin non è un pellegrino sprovveduto.
È questo il popolo ucraino? Certo sono migliaia, anzi decine di migliaia, a mostrare il livello della rabbia popolare contro un regime inetto (non più inetto di quelli dei precedenti amici dell’Occidente, Kravchuk, Kuchma, Yushenko, Timoshenko), ma chi guida è chiaro perfino dalle immagini televisive. E questa è la ex Galizia, ex polacca, e la Transcarpazia.
Se crolla Yanukovic e prendono il potere costoro, sarà una diaspora sanguinosa. I primi ad andarsene saranno i russofoni dell’est e del nord, del Donbass dei minatori, che già stanno alzando le difese. E subito sarà la Crimea, che ha già detto quasi unanime che intende restare dalla parte della Russia, anche per tentare di salvarsi dalla furia antirussa di coloro che prenderanno il potere. È l’inizio delle secessioni, oggi perfino difficili da prevedere, dai contorni indefiniti, che produrranno non fronti militari ma selvagge rappresaglie all’interno di comunità che non saranno più solidali.
L’Europa, fedele esecutrice dei piani di Washington ha aperto il vaso di Pandora. Che adesso le esploderà tra le mani. I nuovi inquilini saranno di certo concordati (sempre che Putin abbia la garanzia che non sarà valicato il Rubicone dell’ingresso nella Nato), ma coloro che sono scesi in piazza armati hanno in testa un’idea di Europa molti diversa da quella che si figura Bruxelles. E quelli in buona fede che sono andati dietro i neonazisti – e sono sicuramente tanti – si aspettano di entrare in Europa domani. E saranno tremendamente delusi quando dovranno cominciare a pagare, e non potranno comunque entrare, perché nei documenti di Vilnius questo non è previsto.
L’unico tra i commentatori italiani che ha scritto alcune cose sensate è stato Romano Prodi, ma le ha scritte sull’International New York Times. Rivolto agli europei li ha invitati a non mettere nel mirino solo Yanukovic, bensì condannare anche i rivoltosi. E ha aggiunto: «Coinvolgere Putin», visto che tutte le parti hanno «molto da perdere e nulla da guadagnare da ulteriori violenze». Giusto ma ottimista. Chi ha preparato la cena adesso vuole mangiare e non si fermerà. E l’isteria antirussa è il miglior condimento per altre avventure.
Giulietto Chiesa
Fonte: http://www.ilmanifesto.it
22.02.2014