Renzi, ed i quarantenni “mezzingoli”…
Una delle poche cose positive dell’avvento al potere di Fonzie-Renzi è senza alcun dubbio l’elemento anagrafico (39 anni, il più giovane Premier della storia repubblicana): di fronte ad un Paese afflitto da gerontocrazia acuta, non si può che plaudere, in linea di principio. Poi, certo, l’età anagrafica non è tutto: l’uscente Enrico Letta (il nipote) ha 46 anni, ma è un vecchio dentro, avendo come modello lo zio Gianni e Giulio Andreotti. Renzi ha la spavalderia dell’età, ma certo che l’impantanarsi con gli alfanidi di ogni risma gli farà perdere smalto ed appeal, ed i rapporti con Verdini sono a dir poco inquietanti, giusto per dirne una (vedasi intervista di Giovanni Galli sul Fatto di domenica: Galli a Firenze, nel 2009, come Nannini a Siena, nel 2011: il Pdl lascia soli, allo sbaraglio, i suoi stessi candidati….).
La Storia ci offre due esempi stimolanti: Giuseppe Garibaldi, quando guidò vittoriosamente i Mille (loro sì giovanissimi, più di Renzi, in media), aveva 53 anni (53 anni di allora); Gabriele D’Annunzio, quando prese Fiume, ne aveva addirittura 56.
Ciò detto su Fonzie-Renzi, che dire in generale dei quarantenni di oggi?
Generazione di mezzo per eccellenza (“nel mezzo del cammin di nostra vita”, per Dante, erano i 35, oggi l’asticella va dritta ai 40-45), la potremmo definire “mezzingola” per tanti motivi: dal punto di vista professionale, sta meglio di quella seguente, ma molto peggio di quella precedente; come background di vita, il quarantenne non ha guerre o epopee da raccontare ai figli, ma, certo, non ha trascorso un’adolescenza spesso ottusa ed obnubilante come quella degli adolescenti di oggi, ad inebetirsi con i social network (semmai, c’è arrivata da grande, a questa perniciosa fase!); sentimentalmente, è spesso disastrato, ma di chi è giovane oggi, possiamo legittimamente sperare che, da quarantenne, sarà meglio? Politicamente parlando, peggio che andare di notte: trovare una fazione per cui appassionarsi, è arduo assai. E c’è anche poco da rimpiangere: siamo cresciuti con Mani pulite, e poi le mani sono restate sporche, anzi laide; dal Caf (Craxi-Andreotti – Forlani), siamo arrivati al Cav e ai briefing Renzi-Verdini.
Ormai – nell’anno I dell’Era renziana – è certo: noi mezzingoli, moriremo democristiani. E non invecchieremo neanche tanto bene…
Ps Domani, alle 17,45 nella sede della Contrada, Emilio Giannelli ed Alberto Cornice presenteranno la “Storia di Siena” dell’augusto padre. Pomeriggio frizzante, dunque.
Caro Eretico
Non ci sto, non puoi paragonare Garibaldi, per la precisione gran massone, o il Vate, con uno che ha forse guidato i boy scout……. Non dico altro altrimenti divento una furia. Speriamo che il grande Beppe di genova non ci parli nemmeno…….
Caro anonimo delle 20,48: ho fatto gli esempi di Garibaldi e D’Annunzio proprio per dimostrare che, per fare grandi cose, l’età anagrafica conta relativamente!
Ovviamente l’incontro di stasera per la “Storia di Siena” è nell’Onda (ore 17,45).
L’eretico
Grazie eretico per la risposta
Ora vorrei avanzare un dubbio sulla storia del duomo, perdonami il fuori tema.
Il duomo cosi’ come lo vediamo oggi fu finito intorno al 1310, chiaramente fatto da muratori di scalpello fine e di grande sapere. Poi vi è quello iniziato e mai finito, dicono a causa della peste, o crolli vari. Ma di peste e crolli la storia è piena.
Nell’anno 1314 furono messi al rogo i Templari, quelli veri non le copie, e dato che sono esistiti una volta sola, non ci sara’ qualche collegamento?
Quale contrada ? L’onda?
In Italia tutte le leggi che hanno istituito il Presidente del Consiglio, da prima dell’unità d’Italia, ne hanno anche delineato i poteri: nessuno, se non quello di voto, al pari di tutti gli altri Ministri. Neanche Mussolini, a enorme differenza di quello che si racconta nelle scuole, nelle università, sui giornali, nelle televisioni e nei bar, ne aveva di questi poteri. Così i vari Andreotti, Moro, e tutti gli altri fino a Berlusconi (che infatti se ne lamentava), Monti, Letta e quindi Renzi. Il nostro Presidente del Consiglio che abbia un’età o un’altra è la stessa cosa, così come se è stato eletto oppure no, se è favorevole o meno ai diritti dei gay, se è religioso oppure ateo. Questa è la verità. Eppure ogni volta che c’è un cambio di persona in quel ruolo, comincia un gran parlare di questo che prende il posto di quello che se ne va, come se ciò significasse che mutando i nomi ci si potesse avvalere di altre competenze rispetto a quelle precedenti: tranquilli, non è per capacità che si va in quell’incarico perché (anche ad averne) non c’è il modo di farle valere. Questo vuole la legge della Repubblica, ma così voleva anche quella del Regno d’Italia. Se ciò fosse insegnato, se tutto il popolo sapesse…evidentemente è meglio di no.
Quello che si racconta nelle scuole e nelle università a proposito dei poteri di Mussolini non sono proprio fantasie…
Ricordiamoci che il vero colpo di Stato Mussolini non lo fece con la marcia su Roma, ma negli anni successivi, mescolando violenza crescente contro gli oppositori e “innovazione” legislativa.
Alla fine del ’23 convinse/costrinse il Parlamento a votare una nuova legge elettorale (legge Acerbo), che assegnava i 2/3 dei seggi alla lista che prendeva almeno il 25% dei voti [questo, cambiati i numeri e il clima, richiama qualcosa di attuale… e pensare che alcuni storici l’hanno definito un caso di “suicidio di un’assemblea rappresentativa”]. Si opposero solo socialisti, comunisti e una frazione dei popolari.
Con le elezioni del ’24 Mussolini si assicurò il controllo quasi totale della Camera. Matteotti fu assassinato subito dopo, per aver denunciato in aula violenze e brogli di quelle elezioni.
Il nuovo Parlamento, quindi, approvò le cosiddette “leggi fascistissime”, la prima delle quali, nel dicembre 1925, cambiava il ruolo del presidente del consiglio in “capo del governo”. E non era una variazione nominalistica, ma di sostanza. Il capo del governo era l’unico a rispondere al Re e al Parlamento degli atti del governo, e l’attività parlamentare era da lui determinata: “Nessun oggetto può essere messo all’ordine del giorno di una delle due camere, senza l’adesione del capo del governo.” (legge 2263/1925, art. 6). Poi venne tutto il resto.
Insomma, se non vogliamo vedere la storia come la notte in cui tutte le vacche sono nere, meglio usare un po’ di discernimento prima di “insegnare perché il popolo sappia”…
La legge Acerbo era come la scrivi, solo che fu pensata giusta da una commissione di diciotto parlamentari e fu approvata da Camera e Senato quando il Partito Nazionale Fascista non aveva che il 10% dei voti. Alla tornata elettorale successiva questo partito ottenne il 66,4% dei voti, quindi ben più di quel 25% che gli avrebbero permesso di avere due terzi dei seggi. Tutti i partiti che parteciparono a quelle elezioni avrebbero potuto avere quei voti, ma ce li ebbe il P.N.F. ( ma con i poteri del Presidente del consiglio tutto questo non c’entra). Matteotti non ha mai denunciato i brogli: le elezioni ci furono il 6 aprile 1924 e lui fu rapito il 10 giugno successivo, dopo più di due mesi durante i quali non ha mai presentato un esposto alla Magistratura del Regno. Come deputato al Parlamento sarebbe stato obbligato (e come antifascista molto interessato) a chiedere alla legge di sanzionare brogli, se fosse stato veramente a conoscenza della loro realtà. Le leggi “fascistissime” non erano altro che quella che permise al governo di emanare dei decreti per una più rapida attuazione della “Carta del lavoro” (legge 18 dicembre 1928, n.2832). La legge che stabilì i doveri del Capo del Governo venne promulgata tre anni prima, il 24 dicembre 1925. Sanciva che il Capo del Governo rispondeva solo al Re perché questo era quanto recitavano gli articoli 5 e 65 della Costituzione del tempo, lo Statuto Albertino del 1948 (Mussolini nacque nel 1883). Questi articoli stabilivano che era il Re che nominava e revocava il Capo del governo e tutti i ministri. Durante il Regno ci furono trenta Capi di governo( Mussolini fu il ventisettesimo), tutti nominati seguendo quelle leggi, nessuno con poteri dittatoriali. L’attività parlamentare non era decisa dal Capo del Governo ma dai Parlamentari o dai Ministri che presentavano le mozioni sulle quali legiferare. L’adesione del capo del Governo fu intimata perché essendo il Re colui che doveva firmare un legge affinché questa fosse promulgata, era raccomandabile che lui, sovrano, desse il suo assenso prima ancora della discussione in aula. Per questo motivo tutti i lunedì e i giovedì Mussolini conferiva con Vittorio Emanuele III per sondare i suoi umori nei confronti dei provvedimenti di legge. Questa, caro Leonida è la verità e il popolo, ripeto, non la sa.
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Giovanni Galli ha detto di andare a controllare gli appalti a Firenze dopo il 2009, bisognerebbe fare lo stesso a Siena dopo il 2011 (anche prima!)
Mi permetto di aggiungere, avendolo omesso nel pezzo: Mussolini aveva la stessa identica età di Matteo Renzi oggi, quando fece la Marcia su Roma…
L’eretico
Si ma somigliava molto più a te che a Renzi: come te faceva il giornalista, l’insegnante scolastico e, per tutto il 1908, ad ogni articolo si firmò “il Vero Eretico”.
Mezzingolo o mezzuomo … non so. Circondanti da incertezza economica, sociale,politica… 40 anni chiamati ancora ragazzi … chi vuole sfondare subito e chi non esce da nido di casa … chiediamo i soldi a papà invece di darne …. non abbiamopatito fame o guerre … ma viviamo gli spazi chiusi da 80enni che non vogliono passare il testimone … abbiamo paura di osare ma tanta voglia di lamentarci … ci offrono 1000 euro al mese e si stupiscono che non siamo contenti … 40 anni è il momento di rispondere alla domanda: siamo uomini o mezzingoli?