Zibaldone: l’Immacolata,”I sonnambuli” e Mandela
Dopo la domenica zaloniana (ed in attesa del masochismo voliano), quest’oggi ben tre argomenti: uno storico-religioso, uno storico-militare, uno di attualità, ma un’attualità che è già Storia, senza bisogno di attendere i canonici (crocianamente parlando) 50 anni.
Nessuno – certo non chi scrive – vuole negare il senso religioso della festa dell’Immacolata Concezione, per quanto l’imposizione dogmatica piaccia ben poco a chi scrive (sarà un caso, che la Chiesa abbia smesso di crearne?). Resta però un fatto: questa ricorrenza, è OGGETTIVAMENTE una ricorrenza antiitaliana, nel senso che fu creata, pensata, stabilita e voluta per compattare al massimo le “truppe” cattoliche CONTRO il processo risorgimentale in pieno corso di svolgimento. Formalizzare il sensus fidei della gran parte dei cattolici, per irreggimentarli contro coloro che stavano rendendo l’Italia una Nazione, con tutte le sue inenarrabili pecche.
Quell’8 dicembre del 1854, eravamo da poco usciti dalla Repubblica romana: Pio IX sapeva benissimo di rischiare di essere – come sarà – l’ultimo Papa-Re, sapeva benissimo di rischiare un’altra Gaeta aut similia. Era dal basso Medio evo che si discuteva, fra i pro ed i contro, di questa questione: guarda un po’ il caso, in quel contesto risorgimentale si decise di accelerare il tutto. Preparando la strada per l’altro dogma, ancora più marcatamente filotemporalistico di questo: quello sull’infallibilità pontificia, creato a poche settimane dalla Breccia di Porta Pia (anche qui, guarda un po’ il caso…).
Festeggino dunque i cattolici la ricorrenza, e si allietino: sapendo però che quella decisione su Maria (“sia stata preservata immune da ogni macchia della colpa originale, è rivelata da Dio e perciò da credersi fermamente e costantemente da tutti i fedeli”) fu creata, e brandita, CONTRO la nascente Italia. La Bolla di Pio IX era chiamata “Ineffabilis Deus”: Dio non parla, dunque; il Papa-Re sì, invece…
Da qualche giorno in libreria uno dei libri migliori usciti di recente sulla Prima Guerra Mondiale ( insieme a quelli di Hastings e di Gilbert), ed ancora una volta da uno storico anglosassone: “I sonnambuli” (C. Clark, traduzione di David Scaffei, Bari Laterza, pagg. 716, 35 euro).
Il professor Clark, che insegna a Cambridge, si sofferma soprattutto sugli anni precedenti l’estate del 1914, e poi ci offre un rendiconto molto dettagliato su quell’estate maledetta, iniziata a Sarajevo il 28 giugno. Un’estate maledettamente complessa a livello geopolitico, per il gran numero di attori presenti sulla scena; ancora oggi, gli storici non concordano affatto su chi sia stato il responsabile (rectius: il più responsabile) della devastante deflagrazione. Ogni attore, post eventum, ha cercato di incolpare l’altro: meglio se sconfitto, ovviamente.
“La Serbia è uno dei punti deboli della storiografia della Crisi di luglio”, troviamo scritto nell’Introduzione, a pagina 17: come non essere d’accordo? Clark ha quindi il precipuo merito di analizzare con grande acume la Crisi balcanica, il post 28 giugno: l’attentato di Sarajevo – documenti alla mano – NON fu solo la goccia che fece traboccare il vaso. Aveva fortemente contribuito anche prima a colmarlo, quel vaso fatto di odi e di recriminazioni. E di volontà – da parte delle classi dirigenti – di normalizzare una società agitata da troppe, inedite e pericolose, passioni politiche…
Se n’è andato Madiba, dunque. Il premio Nobel Nadine Gordimer – che con lui aveva collaborato nel momento decisivo della pacificazione – sulla Stampa di ieri sottolinea come il gigante Mandela lasci la sua eredità a dei nani, tra l’altro avvezzi ad una corruzione che mette in imbarazzo perfino noi, alle peggiori ruberie ben abituati; sul Corriere della sera di oggi, da par suo, uno dei massimi scrittori sudafricani di colore, ‘Mda, richiama la nostra attenzione su due elementi: la corruzione del suo partito, Mandela la vedeva (pur non essendone assolutamente responsabile), ma antepose il senso della realpolitik dell’African National Congress alla pulizia interna; in secondo luogo, Madiba è stato straordinario nell’accorciare le distanze fra i neri ed i bianchi, nel Sudafrica post-apartheid. Meno efficace è risultato nell’accorciare le distanze fra neri e neri, vista la spaventosa diseguaglianza nella redistribuzione del reddito in loco.
Errori, forse solo limiti che ci rendono il Mito umano, che lo fanno scendere da un piedistallo acritico: con la piena consapevolezza che Madiba è stato un Uomo, non un Mito. Ma un Uomo della tempra davvero di pochissimi altri, a qualsivoglia latitudine.
Sono stata a vedere il film di Woody Allen che spero vorrai recensire. A due posti da me c’era don Acampa, chissà se gli è pioaciuto…
Ma che preti sono questi?
Secondo me tutto quanto detto deriva dalla controriforma, che cristallizzo la chiesa.
Un tempo ci furono grandi frati, poi dimenticati . Dico io invece di San Francesco che avrà pure grandi meriti, non si potrebbe tirar fuori, un pochino dico solo un pochino e Non tanto, perché molti non lo capirebbero nemmeno, fra Luca Paciòli. Per me un grande prosecutore di San Tommaso, gli uomini del’armonia.
E’ innegabile che Madiba sia stato un grande personaggio, che rimarrà per sempre nei libri di scuola, ma la mitizzazione e santificazione che se ne sta facendo ora mi sembra un po’ ingiustificata !!
Correttamente osservi che “Meno efficace è risultato nell’accorciare le distanze fra neri e neri, vista la spaventosa diseguaglianza nella redistribuzione del reddito in loco.”
Secondo alcuni storici i “bianchi” ad un certo punto della storia, quando si accorsero che la rabbia dei neri rischiava di divenire incontenibile e che sarebbero stati spazzati via e trucidati, ritennero più opportuno e conveniente restituire a Mandiba una “agibilità” politica e consentirgli di mettere in piedi un’oligarchia di “neri”, utile a mediare gli interessi dei “bianchi” non più con una massa enorme ed inferocita, ma con una ristretta elite di “neri” a cui concedere privilegi e una fetta di potere.
“La spaventosa diseguaglianza nella redistribuzione del reddito in loco” nasce probabilmente da lì !!
Il film di Allen sarà sicuramente piaciuto ad Acampa, ci sono così tanti spunti e vengono fuori così tante storie da confessionale…
X Max Vinella: la spaventosa differenza sulla redistribuzione della ricchezza in sud africa non nasce tanto dall’aver affidato e spartito all’ultimo momento ad una elite politica di neri una piccola parte della gestione dello stato in modo che non ci fosse ujn bagno di sangue bensì dall’ottusità della politica bianca sostenuta profondamente da quella internazionale(USA,Canada,Inghilterra,Francia,Australia) di ritardare al massimo le riforme, solo quando la situazione era al limite di essere sostenuta.)Tutto questo nasce dalla natura efferata dello sfruttamento,che a dire il vero non è stato secondo al colonialismo belga e portoghese in Africa. Il punto di svolta lo si è dovuto non tanto ad una situazione interna al sud africa stesso ma al raggiungimento di un punto ndi non ritorno ai suoi confini territoriale a causa della decolonizzazione,processo durato sì anni, ma marcatamente di carattere progressista.Non ci dimentichiamo chi forniva al Sud Africa la forza per intervenire in Mozambico con la Renamo,in Rodhesia in aiuto a Ian Smith e contro gli uomini di Mughabe,in Angola contro l’MPLA. Non si può resistere a lungo con le stesse politiche e quando non puoi battere il tuo nemico ti ci devi alleare, così recita la politica,ma se avessero potuto fare il contrario lo avrebbero fatto, senza pensiero alcuno, come avevano fatto precedentemente.
e dalla pratica invalsa
Le politiche neocolonialiste si basano tutte e sistematicamente sul riuscire a formare e poi sostenere una classe dirigente di autoctoni da tenere a libro paga e prona agli interessi imperialistici e questo in un buona misura è successo anche in Sud Africa !!
è successo anche a siena: la classe dirigente di autoctoni a libro paga ha permesso il furto di 17 miliardoni di euro…