Mps: quando Profumo faceva l’ingenuo…
Siamo ormai ai ferri corti fra banca e Fondazione Mps: il duello dialettico fra Profumo e la Mansi (alle prese con l’abbandono del renziano Olivato) lo dimostra in pieno. La Mansi vorrebbe dilatare il più possibile l’aumento di capitale, mentre Viola e Profumo cercano piuttosto di velocizzare il tutto. La politica senesota guarda, cerca di mettere bocca, ma è sempre più costretta all’irrilevanza, rispetto alle grandi strategie da seguire.
Scartabellando tra le quintalate di giornali conservati sulle recenti vicissitudini Mps, ho ritrovato una dichiarazione di Profumo davvero curiosa, se letta alla luce della odierna polemica:
Domanda di Marco Panara (Repubblica, Affari e finanza, 24 settembre 2012):
“Il che vuol dire aprire la porta a nuovi azionisti. Quali?”
Risposta dell’allora neopresidente Mps:
“L’attore fondamentale di questa scelta sarà la Fondazione”.
Lo ripeterebbe, il Presidente, 14 mesi dopo?
Ma ciò che mi solletica di più, è il ripescaggio del Profumo primissima maniera, appena arrivato in Piazza del Campo, e pronto a recitare la parte dell’ingenuone, di una sorta di “Arrogance nel paese delle meraviglie”.
All’indomani della maxiperquisizione della Gdf in Piazza Salimbeni (9 maggio 2012), incontrando i giornalisti, parla a briglia sciolta; ci sono un paio di chicche che ogni tanto mi rileggo, per farmi tornare il buonumore.
I giornalisti (non certo i locali) lo incalzavano per sapere come si sarebbe comportato il nuovo management nei confronti del vecchio. Prima di iniziare a fare il duro (con Mussàri in disgrazia), Profumo era per lasciare perdere:
“Mi chiedo quale sarebbe l’utilità di un’inchiesta interna sull’acquisizione di Antonveneta. Su questo voglio essere radicale (non in senso pannelliano, Ndr): NON ABBIAMO ALCUNA INTENZIONE DI GUARDARE AL PASSATO”.
Coerente con quello che è successo dopo? Forse perché Mussàri Giuseppe era tra il primo ed il secondo mandato all’Abi (Profumo volente)?
Ecco poi la chicca finale, che merita un elogio per la straordinaria continuità Mussàri-Profumo.
Gli chiedono dell’esistenza della massoneria a Siena: come chiedere se in Canada esistano le foreste di aceri…
“Non faccio parte della massoneria, non me l’hanno mai chiesto (e se glielo chiedessero?, Ndr). Non ne ho la più pallida idea. Potrò sembrare un po’ Alice nel paese delle meraviglie ma sinceramente non so risponderle” (a Giorgio Meletti, Il Fatto, 11 maggio 2012, pagina 15).
Ora che conosce un pochino meglio la città e le sue dinamiche, Arrogance si sarà fatto un’idea più articolata.
Caro Presidente Profumo, esiste questa MASSONERIA, a Siena?
Ps Un anonimo mi ha mandato un messaggio molto stimolante su un’attrezzatura dell’ospedale; mi faccia avere più notizie, se vuole. La mail è raffaeleascheri@hotmail.it: lo aspetto!
Ps2 Lo Stato NON si costituisce Parte civile al Processo per la strage ferroviaria di Viareggio. Vergogna, vergogna, vergogna. Vorremmo essere orgogliosi di essere italiani, ma il Governo Letta fa di tutto per farci passare la voglia.
Ps3 Il comune di Sovicille e quello di Siena non si costituiscono parti civili nei processi a carico dell’innominabile. Complimentoni al Masi ed al valentini.
Se fosse sempre vivo Beppe quello dei mille, vero 33 grado li manderebbe a ripetizione alla casa madre. A Londra.
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Vi siete mai chuiesti perché a Report furono massacrati il Bisi e Mussàri ma non vennero quasi citati Viola, Profumo ed il Pd nazionale?
A Profumo delle esigenze della Mansi/Fondazione/collettività Senese(con relativi appetiti) non ne potrebbe fregare di meno, e non è che appena è arrivato le cose fossero differenti!
Un mio ex compagno alla facoltà di economia che ha lavorato e fatto carriera per diversi anni come trader in UBI BAnca (gruppo Unicredit) ai tempi del MAnager Profumato, circa un anno e mezzo fa (quindi agli inizi della Profumo- gestione) parlando della futura situazione dei dipendenti Mps mi disse testualmete: ” …forse i Senesi non hanno ben capito con chi hanno a che fare, quello (Profumo) gli scrupoli non sa neanche dove stiano di casa…”
Io credo che al managerone interessi il conto economico della Banca spa, tutto il resto può andare al macero(fondazione compresa: a lui servono 2,5 mld quindi che la Mansi trovi i soldi per sottoscrivere l’aumento ,poi dove trovarli sono cavoli suoi)e se mai tale conto economico dovesse tornare a far figurare un briciolo di utile lui potrebbe appuntarsi al petto delle belle medaglie al valore……visto mai che tornino comode per il futuro…(con Barcalys è tutto a posto vero?)
…beh, ci vogliono fatti, prove per citare un partito e/o un suo leader come responsabile di un disastro simile….qui a Siena tutti lo dicono, ma nessuno ha il vero coraggio di nominarlo..anche l’eretico…il vero fatto è questo: dove sono le prove?
Il tandem sta smantellando la banca, vedi esternalizzati ed esuberi e nessuno dice niente, sui giornali l’unica notizia e’ l’aumento delle tariffe dei parcheggi. La fondazione dovrebbe fare il suo dovere e chiedere a questi due signori che cosa hanno fatto visto che la Banca continua ad avere i bilanci in perdita, dopo due anni i risultati non si vedono e nemmeno un socio.
Il cherubino fa confusione, ubi banca non c’entra nulla con unicredit
Può darsi benissimo, comunque l’amico in questione alla fine dei conti lavorava come trader nel gruppo Unicredit….
Date una sbirciatina a quanto ha chiuso ieri il titolo Mps. Forse qualcosa si sta davvero muovendo e non è nulla di buono
Personalmente non mi aspetto niente di particolare dal Presidente attuale di MPS. Al momento a quanto mi risulta si fa fatica a trovare ricette dove sono stati colpiti solamente dalla crisi economica per cui capisco le difficoltà di chi debba anche solo provare a pensare una riorganizzazione anche interna. Non sono d’accordo con chi pensa che certe fuoriuscite da CDA o deputazioni come quella recente che ha colpito la Fondazione, contribuiscano a recidere il cordone con la città anche perché la Fondazione il cordone lo ha rotto quando succube delle scelte della precedente gestione MPS, ha fatto in modo di non garantirsi un futuro solido non rispettando i dettami cardine del proprio statuto. Quello che veramente deve far preoccupare non solo a Siena ma in giro per l’Italia, è che manca una classe dirigente degna di questo nome perché, fino a prova contraria e sarei contento di essere smentito, Profumo ma anche tanti altri, prima di essere manager sono persone con una tessera in tasca ed è in base a quella tessera e non alle capacità che vengono chiamati a ricoprire determinati incarichi.
La novità rispetto a quello che sta accadendo sarebbe che MPS nel tentativo di risollevarsi dalle pregresse vicissitudini facesse due cose ben precise:
– rottura netta con il passato con costituzione dell’attuale gestione della banca in tutti processi a carico dei precedenti amministratori/politici ecc.
– scommettere tra le tante cose sulla rinascita del territorio senese non disconoscendo l’indubbio rapporto secolare con la città. Rapporto che però deve nascere sfrondato all’origine di tutte le anomalie che in passato hanno contribuito alla decadenza. Scommettere quindi sul rialzarsi di questa città con le proprie forze arrivando a generare nel tempo rinascita occupazionale.
Il terzo passo lo deve fare la città che avendo beneficiato per tanto tempo del sostegno della banca dovrebbe trovare oggi, attraverso massimi esponenti cittadini possibilmente “agnostici” politicamente parlando, arrivi a sottoscrivere 1 o 1,5 dei 2,5 miliardi richiesti per l’aumento di capitale, accordandosi poi con una Fondazione che – una volta divenuta vera espressione dei cittadini e non della politica egemone quanto pasticciona quindi qualcosa di diverso da adesso – tornerebbe ad avere un ruolo importante sia con la Banca che con il Territorio. Stupisce come un partito che si è sempre detto – vedi amministrazione comunale – sempre vicino ai cittadini e alla città non stia pensando ad un futuro autonomo del territorio ma continui a distribuire le solite poltrone ai soliti noti. Magari sta soffiando il vento del cambiamento ma il vento è solo una leggera brezza estiva…
Sono d’accordo con Lei. Sarebbe l’ora che la Città di Siena ( e dicendo ciò parlo dei suoi abitanti) nonchè quelli del contado,Grosseto etc. che per anni hanno beneficiato degli utili a pioggia distribuiti da Babbo Monte e che non hanno saputo ( o voluto ) mettere ai vertici della Fondazione personaggi in grado di ben gestire la barca quando era invece doveroso senza andare a rimorchio delle megalomane e scellerate imprese di Mussari o dei vertici del PD, mettessero mano al portafoglio ed acquistassero gran parte delle azioni del prossimo aumento di capitale sociale. La Banca rischia infatti molto grosso; con la nazionalizzazione Siena si potrà scordare tutti i benefits del passato e saranno lacrime e sangue per l’economia senese,già ora esangue.
Concluse le due deposizioni in programma. Prossima udienza il 2 dicembre ore 9,30.
Durante la prossima udienza saranno ascoltati quattro testimoni: verosimilmente Viola, Fanti e due ispettori di Bankitalia.
Questa mattina Societe Generale ha confermato la raccomandazione sell su B.Mps con prezzo obiettivo a 0,14 euro.
Nel pomeriggio Mps accelera al ribasso e fa segnare un -5,67% a 0,1995 euro. “L’accelerazione e’ dovuta alle indiscrezioni di stampa sul fatto che il Cda domani dara’ il via libera a un aumento fino a 3 mld euro”, afferma un gestore.
Scusate ma Profumo e Viola chi ce li ha messi ??? il PD senese-romano tramite l’ex sindaco PD Ceccuzzi. E gli ex vertici Mussari-Vigni-Mancini che hanno distrutto la banca più liquida del mondo e il futuro di un’intera comunità? il PD diem con patate.
E allora di cosa ci lamentiamo se sono stati rivotati nella figura del Valentini, che adesso cerca di fare la voce grossa, adesso che ormai tutto è stato disturro in modo chirurgico…Silenzio e obbedire caro gregge senesota…
POVERA SIENA,POVERI NOI!
A margine della presentazione del rapporto Censis il numero uno di IntesaSanpaolo Carlo Messina ha escluso “in modo assoluto” un intervento del suo istituto nel Monte dei Paschi di Siena.
Il manager ha anche escluso che IntesaSanpaolo partecipi al consorzio di garanzia dell’aumento di capitale.