Mercoledì scolastico: al bando il docente-psicologo!
Torniamo finalmente alla rubrica scolastica del mercoledì, dopo un doppio salto (non mortale) dovuto all’incalzare dell’attualità, ribollente come mai.
La scuola è iniziata ormai da una ventina di giorni, i docenti – tra un impantanamento e l’altro – stanno facendo pratica con il registro via web, i problemi di organico sono quelli di sempre (qualcuno aveva fiducia nella Ministro Carrozza? Da una che è amica del compagno Rossi Enrico, mai aspettarsi niente di buono…).
Oggi ci piace parlare di un pezzo scritto da Massimo Recalcati, pubblicato da Repubblica (house organ dei docenti progressisti, come risaputo) il XX settembre, per celebrare l’incipit dell’anno scolastico; intitolato “Il maestro riluttante”, il pezzo ha un sottotitolo davvero icastico ed efficace:
“Cari professori non fate gli psicologi”.
La lettura dell’intervento – lo confesso – mi ha messo di buon umore: Recalcati scrive esattamente le cose che penso, ormai da anni.
Parla di “morte dei libri, informatizzazione degli strumenti didattici, esaltazione delle metodologie dell’apprendimento, accanimento valutativo, burocratizzazione fatale della funzione dell’insegnante che deve sempre più rispondere alle esigenze dell’istituzione che non a quelle degli allievi”.
Ma soprattutto, più di ogni altra cosa, sottolinea la penosa “illusione dell’insegnante-psicologo”, con piena ragione: il docente che voglia fare lo psicologo PRIMA del professore (magari perché non ha semplicemente voglia di lavorare), fa quasi sempre male lo psicologo, e di certo pessimamente il docente.
Fa piacere che anche Repubblica – dopo qualche pericoloso scivolamento nel passato in senso contrario – sia arrivata a questa conclusione editoriale (giacchè il pezzo di Recalcati sembra davvero dare la linea del quotidiano, sull’argomento).
Nelle aule di scuola – stando le cose come stanno oggi – c’è da recuperare molto (non tutto, ovviamente) della scuola pre-68, mentre ci sarebbe da eliminare quel pochissimo che, in forma ridotta, è rimasto dell’ancien règime (l’insegnamento della catechesi cattolica – non siamo farisei: tale cosa è l’oretta di Religione – con beneplacito vescovile sui docenti. Onta, scandalo e vituperio del sistema scolastico italiano).
Recalcati cita un docente di liceo che, ad un convegno (!), “si vantava nel suo lavoro quotidiano di lasciare da parte i contenuti dei programmi ministeriali per dedicarsi a cogliere i segni di disagio esistenziale dei suoi allievi raccogliendo le loro confidenze personali”.
Un fenomeno davvero, questo collega: ma perché non aprire uno studio privato nel pomeriggio, allora? Dove insegnare le discipline scolastiche, ovviamente…
Fortunatamente non ho ho a che vedere con la scuola, però capisco il disagio degli studenti. Il mio pensiero è che la maggior parte di loro non vorrebbero essere lì, seduti su una sedia chiusi in una stanza, ad ascoltare cose che non gli interessano.
Certi docenti vedono bene. I programmi sono solo politicamente corretti , quindi contentano, al pari dell’acqua calda. Ma quanto a verità storica, letteraria, scientifica, sono lacunosi e talvolta anche poco credibili. Non parliamo della matematica, che viene considerata una scienza e non una misura e vi sono molti che pensano che si possa misurare solo con i segni dallo zero al dieci. Per esempio la misura aurea usata dagli antichi provino a misurarla con i segni dallo zero al dieci, mettendoci anche le virgole….ora mi fermo qui.
No al docente-psicologo, sarebbe meglio uno psicologo per docenti… secondo me uno dei problemi della scuola italiana è la scarsa preparazione degli insegnanti, e non intendo la preparazione culturale, quanto proprio una preparazione al mestiere di insegnare.
Che io sappia infatti tutti gli insegnanti sono autodidatti da questo punto di vista: ottenuta l’abilitazione vengono spediti subito in una classe e devono imparare da soli come insegnare e trattare con i ragazzi. Un bel corso di pedagogia prima di essere lasciati soli con gli studenti invece sarebbe un toccasana: imparare tecniche efficaci per insegnare o come utilizzare gli strumenti informatici in modo utile alla didattica
per esempio,o anche imparare alcune nozioni base di psicologia (che, esagerazioni a parte, è comunque importante quando si ha di fronte un branco di adolescenti).
Illusorio mi pare invece un ritorno alla scuola pre-68: la società è cambiata molto in 45 anni, molto di più che nei 2 o 3 secoli precedenti, e tornare a metodi di insegnamento obsoleti mi pare controproducente.
Un tempo, molto tempo fa purtroppo, a tutti quelli che si apprestavano ad intraprendere la carriera dell’insegnamento veniva fatta studiare anche un po’ di pedagogia, si voleva cioè far sì che oltre a conoscere bene la loro materia, acquisissero anche qualche rudimento su come trasmettere agli altri i contenuti della materia stessa : in un parola, che sapessero un po’ anche insegnare.
Giova quindi ricordare che la “pedagogia” è casualmente una branca della “psicologia” !!
concordo e aggiungo che i professori vedono gli studenti più dei loro genitori, dunque senza lasciare da parte il programma sarebbe doveroso da parte loro, crescere e formare i giovani… fino a diciotto anni la scuola è dell’obbligo e deve sia educare, che formare.. non solo alla teoria, quanto alla vita.
ps. Sai cosa ho scoperto Eretico? che in Uzbekistan dalla prima classe al quarto anno di università esiste una materia obbligatoria chiamata Cultura. In pratica insegna il costume, la forma e il galateo da tenere in società. A scuola il capoclasse ha il ruolo di riprendere i compagni per i comportamenti non ritenuti consoni, incluso l’abbigliamento. Pensa cosa verrebbe fuori nelle nostre scuole, se fosse inserita nel piano di studio… sto ancora ridendo
Camilla, concordo anch’io. Tuttavia aggiungo che questa materia della scuola uzbeka chiamata “cultura” che sembra in effetti una faccenda un po’ naive, ha in realtà un suo fascino. sarebbe bello che anche da noi i ragazzini imparassero l’educazione (che quasi mai ricevono dai genitori)e che del resto fa invero parte della nostra culturache dobbiamo salvaguardare come se fosse una specie in via d’estinzione. Sarebbe bello che imparassero come ci si comporta a tavola, che non si fa uso dei gomiti mentre si mangia, che si mastica a bocca chiusa, non si urla e non ci si alza da tavola prima che lo abbiano fatto i genitori (di alzarsi da tavola ..non di urlare). Che se c’è una persona anziana nel bus ci si alza e si cede il posto, che non si supera una persona che cammina col bastone a meno che non siamo poliziotti e stiamo inseguendo a corsa un malvivente che si sta lanciando in una rocambolesca fuga, che non si sputa per terra, che se s’incontra qualcuno per le scale di un portone si dice “buongiorno”, che non ci si siede finché la signora più anziana del ns desco non si è seduta, che dalla porta si fan passare prima le signore, che non si danno le spalle a uno degli interlocutaori se siamo in tre coinvolti in una conversazione, che se ti danno la mano la devi dare con vigore ma non troppo stringere guardando in faccia l’altra persona, che non ci si scaccola in pubblico e nemmeno si usa il pettine, che non ci si infilano le dita nelle orecchie per liberarsi del cerume in eccedenza mentre si è con altre persone, che se si regalano le rose a una signora queste devono essere in numero dispari, se meno di dodici, oppure dozzine e loro multipli (e credo che questo lo direbbe anche il grande Tullio), che quando entra l’insegnante in classe ci si alza, e non si spippola col telefonino in classe, che il piercing sotto i 18 anni è da buzzurri e fa cagare, così come i tatuaggi, che non si appiccicano i chewing gum sotto il banco. Invece, il più delle volte, preferiamo rallevare dei burini. che tristezza!
margh.
“Onta, scandalo e vituperio del sistema scolastico italiano”
Complimenti per la scelta di parole, azzeccatissima.
Per il resto condivido la necessità di contrastare questi non-insegnanti, perché a scuola si va per imparare e chi non impara boccia. Oltretutto migliaia di generazioni passate hanno attraversato adolescenza e pubertà senza il supporto di uno psicologo, e mi pare che il genere umano sia sopravvissuto. Ciononostante non è nemmeno giusto ignorare integralmente i disagi legittimi degli studenti, ritengo utile cercare il sistema di non permettere che situazioni estranee alle capacità ed alla volontà dei ragazzi possano pregiudicarne l’apprendimento.
Caro prof ma il mercoledì scolastico non dovrebbe parlare della scuola?
Io penso che gli insegnanti oltre che insegnare devono essere anche un po’ pedagoghi per trasmettere al meglio la propria materia ai loro studenti. Hai nominato l’ora di religione, io ti posso dire che nel mio piccolo sono stato fortunato perchè ho avuto per insegnanti il ‘mitico’ Don Bonci che mi ha trasmesso oltre ai valori religiosi anche l’amore per lo sport (la pallacanestro in particolare), tra Gesù, il Palio e il Costone ho passato delle simpatiche ore con questo ‘vero’ sacerdote (fossero così certi attuali religiosi). E poi ho avuto anche Don Guerrieri; un giorno si presentò a scuola con un giradischi e ci feve sentuire una canzone censurata dalla Rai, ma non dal Vaticano, cioè ‘Dio è morto’ di Guccini e poi ci chiese il nostro parere, fu una bella esperienza. Era un prete, un po’ fuori dai soliti canoni religiosi, e ci parlava spesso di Don Milani, a quei tempi ancora poco conosciuto. Fare il confronto di questi due veri servitori di Dio con tipi come Don Acampa o Boncristiani e loro fedeli amici mi viene una grande tristezza.
Caro “senese controcorrente”,
ti darei anche ragione sul grande, straordinario Donvi e su Don Guerrieri, ma credimi: docenti di Religione così, oggi non ne trovi più, stai tranquillo. Il conformismo e la paura di perdere il posto (a causa del Vescovo!) la fanno da padroni.
Quanto all’anonimo che mi dice che il mercoledì scolastico dovrebbe parlare di scuola: perché, parlare del ruolo dei docenti, non è forse parlare di scuola? Boh…
L’eretico
Eretico, immagino che tu a scuola come insegnante sarai cattivissimo e senza pietà per gli studenti più problematici. Sono d’accordo con la tua severità, tuttavia l’insegnante qualche rudimento di pedagogia deve averlo. I ragazzi non sono bestioline…sono personcine. Ricordiamocelo, please! Io ho trovato grande conforto nelle insegnanti di sostegno della scuola dove studia il ragazzino extracomunitario di cui sono “tutor” (la storia la sai, te l’avevo raccontata in privato). Ho trovato grande umanità in queste persone, ed è proprio questo che ha salvato il ragazzino. Certo, l’insegnante di mestiere non fa e non deve fare lo psicologo! Ma sono due figure complementari che devono lavorare in sinergia. Penso che ci vorrebbero delle figure professionali adibite a questo scopo nelle scuole. Mi pare che nelle scuole americane esista una figura di questo tipo se non mi sbaglio.( …Ooooops, quante volte l’ho detto “figura” e “figure” ).Il cervello umano non è solo un contenitore dove inserire nozioni e informazioni, pur troppo..è anche un congegno delicato con una psiche , con emozioni, con ansie, paure, ecc..e di questo bisogna tener conto. Pensa che il mio allievo – che fin’ora era stato abbastanza bravo e si era comportato benino ( a proposito l’esame di fisica a settembre l’ha superato!) – ora che inizia ad avere i suoi 15 anni sta già iniziando a prendere derive che non amo. Ha scritto su facebook – e sono fermamente convinta che i minori non dovrebbero avere l’accesso a facebook – che l’unica materia che gli piace a scuola è l’ora di religione..perché è l’unica materia che non frequenta. Ne deduco che non gli piaccia studiare e che tutte le materie gli fanno schifo. Qui non basta essere insegnanti , qui ci vuole lo psicologo per riportare il ragazzo sulla retta via, per capire come mai ha perso interesse nello studio! Io sto cercando di trovare le parole (che i suoi genitori non trovano.. e invero nemmeno io) per dirgli che questa sua affermazione è pericolosissima e lo condurrà nella direzione sbagliata. te che faresti? Ora, capisco che te a scuola hai dei ragazzi più piccoli e forse meno problematici, ma gli adolescenti un po’ più grandini sono incasinatissimi, come si fa a gestirli? Loro passano molto più tempo a scuola che con la famiglia; i tempi sono cambiati, la famiglia non esiste più e non ha più il ruolo salvifico che aveva un tempo. Come si fa se anche i docenti se ne lavano le mani? Chi ci deve pensare a questi ragazzetti ? I coglioni come me che fanno volontariato gratis (e senza competenze) perdendoci tempo e energie? Io ce l’ho fatta fin’ora a farlo studiare, ma ora sento che la situazione mi sfugge di mano. Che faccio? Mettete uno psicologo nelle scuole per favore, ma uno bravo!
marghe.
Cara Marghe, tu non sei cogliona: sei una persona per bene, perchè dedichi il tuo tempo agli altri. Dici bene, “ora che la famiglia non esiste più…”; se non esiste io mi chiedo: perchè si devono mettere al mondo dei bambini? I bambini non sono il coronamento dell’età adulta, ma il frutto di un desiderio d’amore disinteressato da donare ad un altro essere umano. Se non si è pronti a donare il proprio tempo, la propria energia, per trasmettere a una terza persona morale, educazione, la strada da seguire… perchè si deve mettere al mondo? Non so, ma mi pare che oggi si pensi ai bambini con un troppa facilità. Sorrido quando le mie conoscenze mi domandano perchè a trentadue anni non ne abbia. Rispondo che non ho la maturità per crescerli. Ma alla fine so che non è così. Sarò superba, ma ci vuole tanta più maturità a decidere di non averli, che a farli senza la volontà di crescerli.
ps. W l’ora di cultura 😉
La tua ultima frase mi è piaciuta molto: ” Sarò superba, ma ci vuole tanta più maturità a decidere di non averli, che a farli senza la volontà di crescerli.” Parole sante, e sagge! Ma vedi, gli extracomunitari (vedi i genitori del mio allievo)che vengono qui, sfornano figli come i coniglioli. Poi non sono in grado di crescerli e di seguirli nel loro percorso formativo perché questo non fa parte della loro cultura, i figli li fanno e basta (e poi meno male che c’è Marghe a farli vaccinare, a iscriverli a scuola, a parlare con gli insegnanti, a farli fare un’ attività sportiva ecc.ecc..). Nella loro cultura più figli fai e meglio è, perché questa è la volontà di Allah. Noi invece stiamo rischiando di fare il percorso inverso: smettiamo di fare figli. Mi pare una deriva pericolosa, su cui dovremmo riflettere un po’ tutti. Intanto dovremmo restituire alle madri la possibilità di prendersi cura dei figli, invece di rimandarle a lavorare dopo solo 3 mesi dalla nascita del figlio (un’atrocità disumana). E poi considerare anche il fatto che spesso e volentieri queste madri non riescono a educare i loro figli , non per mancanza di maturità o di volontà o di buon senso o di capacità, ma più semplicemente per mancanza di tempo. Se tu sei tutto il giorno al lavoro, come cazzo fai a occuparti dei tuoi figli? Si crea un drammatico paradosso: lavori per poter mantenere la famiglia, ma allo stesso tempo non puoi avere una famiglia perché lavori. Io non so quale sia la cosa giusta, non lo so davvero. Però la tua risposta è stata ganza 😉 !
margh.
Concordo pienamente e complimenti a Camilla (che non conosco) per la bellissima frase: Santa Verita’.
C.
Caro Eretico, oggi sono un po’ impertinente: a quando un pezzo sull’argomento-tabù “ripetizioni al nero”?
Se ne sentono tanti di aneddoti in giro: da prof. che in tempo di crisi fanno ripetizioni a prezzi scontati per le famiglie in difficoltà a certe leggende metropolitane che parlano di professori che col dopo-scuola si sono fatti la casa al mare ai tempi d’oro…
Ma è vero che certa gente chiede 30-40 euro l’ora?
Grazie in anticipo se – da docente – illuminerai i tuoi devoti lettori.
Caro Michael,
ne parleremo, tranquillo: la cosa era già fra le futuribili di cui discutere…
L’eretico
I suoi libri sono molto entusiasmanti .
Ma non ha mai pensato di abbandonare la scuola , e quindi di mettersi a scrivere?