ERETICO DI SIENA

Per iniziare, tanti auguri al professor Alberto Asor Rosa, che oggi compie 80 anni.  Non c’è bisogno di essere sempre e comunque d’accordo con lui, per augurare al neoottuagenario lunga vita. Questo basterebbe: in un panorama italiano (rectius,italiota) dominato dal più squallido disimpegno utilitaristico (lo vediamo con i penosi esempi che l’Università di Siena sforna cotidie), lui – quando certo non aveva bisogno di fama o di posti – si è saputo reinventare, plurisettantenne, come ambientalista da battaglia: e che non fosse solo per difendere la villa di Monticchiello, l’ha dimostrato nel prosieguo degli anni.

Con la zavorra operaista d’antan gettata finalmente via, senza però dimenticare le idealità migliori della Sinistra, si è saputo ripresentare nell’agone, senza farsi autorecludere nella torre d’avorio degli intellettuali della gauche nazionale.

Continui così, il palindromo fattosi professore: con gli anni, come il vino di qualità, è andato addirittura a migliorare…

Andiamo all’Impero (non basso, anche se potrebbe sembrare) Romano:

“Accettò un invito a cena da Cestio Gallo – un vecchio libidinoso e prodigo che una volta era stato bollato d’infamia da Augusto… – a condizione che non cambiasse o eliminasse nessuna delle sue abitudini, e che la cena venisse servita DA FANCUILLE NUDE.

Preferì ad altri di grande nobiltà una candidato alla questura del tutto sconosciuto, poichè questi, durante un banchetto, aveva bevuto un’intera anfora di vino che lui gli aveva offerto….Infine creò una nuova carica, quella “DEI PIACERI”, della quale mise a capo il cavaliere romano Tito Cesonio Prisco.

Invero, nel suo ritiro di Capri (dove possedeva dodici ville, Ndr), escogitò pure camere fornite di divani, in cui potessero dispiegarsi le sue libidini segrete: lì, fatti venire da ogni parti branchi di fanciulle e di invertiti, e quegli inventori di accoppiamenti mostruosi, faceva loro formare una triplice catena e li costringeva a prostituirsi vicendevolmente davanti a lui, in modo da rianimare, con quello spettacolo, la propria declinante libidine”.

Così scrisse Svetonio, ne “La vita di Tiberio” (42-44). Altri tempi, altri tempi: però, forse, sarebbe stimolante ricreare la carica dell’addetto ai piaceri, no? Da valutare curricula alla mano, ovviamente. Chi formerebbe la Commissione giudicatrice?

Zibaldone leopardiano; il sommo recanatese pronto ad esaltare il vino come arma di seduzione:

“Dicono e suggeriscono che volendo ottenere dalle donne quei favori che si desiderano, giova prima il ber vino, ad oggetto di rendersi coraggioso, non curante, pensar poco alle conseguenze, e se non altro brillare nella compagnia coi vantaggi della disinvoltura….Il vino, ossia la forza del corpo…dà risalto alle passioni dominanti, o abituali di ciascheduno.

Bensì le rallegrerà, e darà speranza anche allo sventurato o disperato in amore”.

Il Giacomino che non t’aspetti…