Eretico di SienaSiena-San Galgano: viaggio di sola andata (I) - Eretico di Siena

Siena-San Galgano: viaggio di sola andata (I)

- 08/07/13

Orfano di Colonnino, l’eretico stamattina a Porta San Marco ha comunque trovato due degni sostituti di Gabriello Lorenzini: il professor Antonio Batelli (fedele compagno di podistici allenamenti ereticali e di viaggi vari), e la new entry Carlo Regina, alias Bastardo senza gloria. Con i due non loschi figuri, siamo partiti, in lieve ritardo, alle 8,25 alla volta di San Galgano. C’è così tanto materiale da esaminare, che si è deciso di spezzare in due il racconto: oggi scriveremo del percorso Porta San Marco-Colonna di Montarrenti (anticipo subito: dalle 8,25 alle 13,10, con un paio di soste).

Arrivati di gran lena alla Colonna (by Giuggiolo), ecco che i nostri eroi (sic) hanno dovuto intraprendere la via verso Costafabbri, rischiando di venire falciati dalle macchine in corsa del traffico mattutino; proveniente presumibilmente da San Gimignano ed in uscita a Siena ovest – incredibile a dirsi, esattamente quando attraversamo noi – si è repente palesato Gabriellone Mancini, ovviamente con autista (lui, mai guidato in vita sua: fra un mese come farà?).
Giusto il tempo di riprendersi dallo shock manciniano, ed ecco che, poco sotto Costafabbri (prima autentica pettata del tour, peraltro) l’occhio di lince dell’eretico nota, in fase discendente, Luisa Stasi in Mussàri, con Smart d’ordinanza.
Arriviamo a Pian delle fornaci, passiamo davanti ai vecchi lavatoi (anno 1928, ancora in buono stato, per quanto non utilizzati), e via per Costalpino, ove Bsg scova un orinatoio impossibile da vedere guidando o andando in moto, in quanto coperto dalla vegetazione: stranamente, però, nessuno dei tre – pur essendo in età da controllo prostatico – ne fruisce.
Primo signum galganiano: poco prima della strada dell’Agazzara, troviamo un Palazzo San Galgano, non meglio precisato ma di certo di recente ristrutturato. Ecco che, a questo punto, Bsg, profondo conoscitore della zona, suggerisce di bypassare la strada provinciale, e di immettersi in una strada – mezza asfaltata e mezza bianca – che dall’Agazzara mena, tra olmi e acacie, alle Volte alte. Ottima scelta, per l’eretico inedita.
A metà strada, c’è una piccola radura evidentemente utilizzata dalle coppiette clandestine; qualche residente-moralista, incavolato di brutto, ha piantato una sorta di macabra croce anticoppiette, con su vergato un cartello che così recita, errore compreso:
“Siete dei sudici vi faccesse nodo”.
A cui si aggiunge un altro moralista-residente (o solo moralista?), con un sempre più icastico:
“Fatelo a casa vostra stronzi”.
Ma se a casa uno ha la moglie, o una il marito?
Dal profano, al sacro: prima di arrivare alle Volte alte, si giunge all’eremo della “Vita eterna”, degli oblati benedettini vallombrosiani. Piuttosto attivo, pare. Con tanto di scultura cristologica, davanti alla facciata, strana assai: un Cristo quasi in posizione fetale!

Si riprende la marcia, con il sole che inizia a battere sempre più implacabile.
Eccoci arrivati ad uno dei punti più duri, per la calura e per la monotonia del percorso: il tratto tra le Volte alte e Pian dei mori; tratto che ha almeno il vantaggio di essere quello che prelude alla prima, agognatissima, sosta, quella del Rospaglio, all’altezza del bivio per Ampugnano.
Pian dei mori, con i suoi capannoni per metà inutilizzati (toh: costruiamone altri sette o otto, mi raccomando…), ce la lasciamo finalmente alle spalle, ed approdiamo – già sudatissimi e puzzolenti – al barrino del Rospaglio. Non un caffè da letterati o da dotti accademici, va detto, ma con una cameriera molto efficiente ed un bagno almeno decente. Due ore nette, per arrivare in loco.

Dopo avere ben bevuto, l’eterogeneo tris riparte alla volta di Rosia; sosta con foto all’altezza di Malignano, davanti alla cappella di Agostino Fantastici (1831), lasciata purtroppo alle erbacce. Non siamo ormai lontani dalla “metropoli” Rosia, unico autentico centro abitato che attraverseremo in giornata.
Il circolo Arci è ancora chiuso, dunque si prosegue senza indugi, incamminandosi verso la strada vecchia del mare, per Follonica.
“Oh, qui c’era una fontanella, so’ sicuro!”, esclama Bsg, giunto alla fine di Rosia.
C’era, forse, se il sole non gli ha dato alla testa (insieme al frizzantino del Rospaglio…): adesso però non c’è più, porca miseria!
Poco dopo il Muzik (sempre attivo?), il tris scende in un anfratto che conduce ad un curatissimo orto (ma senza “omino del”, in quel momento), affacciato sulla Rosia, il fiumiciattolo del luogo. Ove l’eretico compie l’errore madornale del viaggio: preso da fluviale ardore, entra con le sue Nike ben dentro il fiume. Le gallocce (il termine non esiste, sul Devoto-Oli, ma lo usiamo lo stesso) che interesseranno da quel momento gli stressati piedi ereticali dipenderanno, almeno in parte, da questa sesquipedale cazzata.

Arrivati, non stremati ma certo stanchi, al ponte della Pia, fatti involontariamente fuggire due stranieri che si erano appartati sullo stesso, decidiamo di entrare in un meraviglioso sentiero del Cai, che ci permette di abbandonare per un po’ l’asfalto e di penetrare la boscaglia. Ottima scelta. Altri 40 minuti di forestale passeggiata, ed eccoci rispuntare sulla Sp 73, un chilometro circa sotto la Colonna di Montarrenti.
Arrivati davanti alla quale, i tre eroi si fotografano a vicenda, con adolescenzial foga; Bsg pregusta la diffusione delle immagini via Facebook.
Sono le 13,10 in punto; il sole batte, implacabile e leopardianamente indifferente, sulle nostre testoline (almeno lo scrivente ha il cappellino d’ordinanza).
La trasferta ha già fatto faticare molto, sudare copiosamente, e le gallocce incombono: se non fossimo masochisti, ci potremmo fermare a Montarrenti. Qualcuno verrebbe a prenderci. Non perderemmo l’onore.
Optiamo invece per il masochismo allo stato puro: che Montebello sia (alla prossima puntata, dunque)…

Ps  Domani, martedì 9 luglio, a Palazzo Patrizi alle 21, un incontro, a cura dell’Osservatorio civico, sul futuro della banca e della Fondazione Mps (“troncato il cordone ombelicale con il territorio?” Vai tranquillo, vai tranquillo…).
I buoi ormai sono scappati da tempo, ma parlarne non fa mai male, in vista delle prossime scadenze.

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