Palio e violenza (e San Galgano che aspetta…)
Palio all’Oca, dunque (quanto a San Galgano, diremo nel Post scriptum): i commenti sono tanto scontati, quanto dunque inutili.
Il problema più dibattuto, però, è quello legato all’immediato dopocorsa, all’aggressione subìta dal fantino della Lupa Andrea Mari, appena caduto a terra (cosa che ha verosimilmente causato la frattura del bacino).
Un’aggressione del tutto estranea a qualunque codice non scritto che nel Palio, proprio in quanto tale, dovrebbe immaterialmente esistere. Non si sta parlando del fronteggiamento fra Istrice e Lupa, pochi secondi dopo: si sta parlando dei colpi inferti ad un uomo a terra, senza sensi. Cosa che anche il codice della prassi militare condanna (pur con tutte le sue clamorose eccezioni, su cui qui si tace).
Per non parlare del Codice penale, sul quale è bene essere chiari, vista la confusione che alcuni divulgatori fanno: l’articolo 582 del Codice penale, secondo comma, parla di necessità di querela di parte (che il Mari pare intenzionato a non fare) per un danno (“malattia”) “non superiore ai 20 giorni (non 25, come scritto sul Corrsiena di oggi, Ndr), nel caso non ci siano aggravanti. Che in questo caso, invece, paiono proprio esserci (ma ovviamente sarà la Magistratura inquirente a decidere). L’articolo 585 del Codice penale, infatti, prevede come circostanza aggravante (insieme ad altre che in questo caso assolutamente non sussistono neanche alla lontana), un fatto violento compiuto “da più persone riunite”.
Azione dunque espressamente vietata dalla Legge, nonché esecrabile dal punto di vista della tradizione paliesca. Nonché infine inqualificabile dal punto di vista prettamente umano: chi tocca (non per aiutarlo) un uomo a terra, è fuori dalla cultura del rispetto bellico, figuriamoci da quello paliesco. E lo diciamo essendo fermamente convinti che una dose di violenza – controllata e implicitamente normata – ci possa (debba?) essere, in ambito paliesco. Proprio chi ha più a cuore questo principio, deve sentirsi offeso per l’aggressione al Mari.
Altro capitolo, strettamente interconnesso a quello appena trattato: la violenza paliesca si deve mostrare, sui mezzi di informazione? Giusto continuare con la censura stile Nord Corea, oppure non venire meno ai doveri dell’informazione? Corretto censurare una cazzottata a fine Palio, in un Paese in cui abbiamo visto – in nome del diritto di cronaca – corpi maciullati, dopo le troppe stragi che hanno insanguinato l’Italia? E soprattutto: che senso ha la censura su questi fatti che avvengono davanti agli occhi di migliaia di persone in tempo reale, nell’era di Youtube (che infatti ha subito caricato un video, peraltro malgirato, in cui la dinamica dei fatti fra Istrice e Lupa è però piuttosto chiara)?
Ps Capitolo San Galgano, anche per alleggerire il pezzo sulla violenza nel Palio.
Ieri mattina, in un summit estemporaneo in un noto barre senese, l’eretico ha incontrato Colonnino: non c’è stato neanche bisogno della telefonata. Il quale ha dovuto ammainare bandiera bianca: a causa dei problemi di salute, non ce la fa proprio a buttarsi, pedibus calcantibus, verso San Galgano. Per espiare la sua colpa, ha annunciato che non farà mai più previsioni sul Palio, sui cavalli e sulle Contrade, vita natural durante.
Ed il “mistero” sulla scelta dell’Oca, dunque, resta intatto. Lo sveleremo, forse, a suo tempo (era una scelta pro-Oca, aveva invece un valore apotropaico anti-Fontebranda, od altro ancora? Chi lo sa, chi lo sa…).
L’ottimo Colonnino, dunque, annuncia il clamoroso forfait, ma l’eretico rilancia: lunedì 8 luglio, alle 8,15 in punto, partenza, alla volta di San Galgano, da Porta San Marco (ritorno con mezzi a locomotore, mi sia consentito). Mancando lo spadino di Colonnino, non ci sarà neanche lo scudo.
Che non si dica che uno è un parolaio…